Cgil: no alla Naspi per gli esuberi
Al Forum della Fisac, le banche r ivendicano il dir itto di utilizzare le r isorse del sistema solidar istico Lodesani: «Uso intelligente: no a licenziamenti, si a volontarietà»
pLa Cgil dice no all’uso delle risorse che le banche versano per la Naspi per gestire la ristrutturazione del settore. Si rischia l’effetto domino e il venir meno del sistema solidaristico. Al Forum della Fisac, ieri il dibattito si è animato proprio sullo spinoso tema di eventuali uscite nelle aziende in difficoltà e di come farle. Agitare la bandiera della Naspi, secondo l’interpretazione del sindacato potrebbe essere controproducente.
Il settore ha già ricevuto una netta chiusura del Governo sulla Naspi, registrando aperture su altre soluzioni e quindi adesso, come spiega il segretario generale della Fisac Cgil, Agostino Megale, la strada da seguire è quella di «chiedere al Governo di inserire in legge di Stabilità una norma che dia al settore del credito e a quelli che hanno analogie una quota di risorse vicina alla Naspi per un periodo di almeno 2 o 3 anni, intervenendo sia sulla parte straordinaria del Fondo di solidarietà, accollandosi i contributi previdenziali, sia sulla parte ordinaria prevedendo di spostare lo 0,30 dalla Naspi alla solidarietà. Il sindacato e Abi convergono sul riconoscimento di una situazione eccezionale - continua Megale - che richiede un tavolo da cui emergano proposte comuni tra sindacati, Abi e Governo che portino pragmaticamente a una soluzione. Fermo restando che l’eccezionalità riguarda le banche in difficoltà».
Le banche, in una prospettiva dove l’unica certezza è che non mancherà il tema degli esuberi, rivendicano «il diritto di poter utilizzare il sistema solidaristico», come spiega Eliano Omar Lodesani, che guida il Casl (Comitato affari sindacali e del lavoro) dell’Abi. Del resto, facendo i conti, le banche italiane «dal 1960 hanno versato per l’indennità di disoccupazione circa 10 miliardi, sono tanti soldi», osserva Lodesani. Sull’uso delle risorse Lodesani chiarisce l’intenzione di utilizzarle «in maniera intelligente, cioè su base volontaria e senza licenziamenti». Il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso però frena. L’uscita di un comparto dalla contribuzione agli ammortizzatori sociali generali aprirebbe all’uscita anche di altri settori. E, dice Camusso, «se si rompono i legami di solidarietà col resto del mondo» non si risolve il problema dei potenziali esuberi del settore. Camusso ricorda che «si costrui- sce solidarietà per i processi di esubero chiedendo solidarietà ed esercitando la solidarietà». Su questo però Lodesani precisa: «Non sto dicendo che non vogliamo essere solidali ma che vogliamo poterla utilizzare in qualche modo». Camusso però ricorda che il settore ha certamente «più risorse ad esempio del frantumato sistema degli appalti al massimo ribasso» e che i lavoratori «hanno già dimostrato la loro capacità di essere solidali».
Sullo sfondo però c’è anche un altro tema. La Naspi è una prestazione economica che si utilizza per i lavoratori che hanno perso involontariamente il lavoro ossia in caso di licenziamento, una parola che non piace ai sindacati del credito e nemmeno alle banche, tant’è che il settore si è dotato di un Fondo di solidarietà, totalmente autofinanziato, che in questi anni è servito per far uscire le persone senza licenziarle. Se le banche adesso chiedono di po- ter usare le risorse della Naspi visto che in prospettiva ci saranno delle ristrutturazioni e Governo e sindacati dico nodino, a questo punto delle due l’ una. Osi apre la strada ai licenziamenti, ma su questo le sigle di settore sono categoricamente contrarie, o si dà al credito la possibilità di utilizzare in qualche modo una quantità di risorse vicina a quella della Naspi e quindi di proseguire sulla via delle uscite volontarie.
A mettere tutti d’accordo è stata invece la proposta di Megale di un maxicontratto unico per le banche Abi, Bcc e per le assicurazioni. «Basta avere tanti contratti, costruiamo regole generali e troviamo l’occasione per una semplificazione», osserva Camusso. «Un contratto unico? Siamo pronti a sederci adesso, - afferma Lodesani - sarebbe un grande passo avanti, con l’ampliamento del perimetro e lo snellimento delle regole».
LA PROPOSTA Camusso: «Basta avere tanti contratti, costruiamo regole per una semplificazione» Megale: «Contratto unico per banche Abi, Bcc e assicurazioni»