Il Sole 24 Ore

Cgil: no alla Naspi per gli esuberi

Al Forum della Fisac, le banche r ivendicano il dir itto di utilizzare le r isorse del sistema solidar istico Lodesani: «Uso intelligen­te: no a licenziame­nti, si a volontarie­tà»

- Cristina Casadei

pLa Cgil dice no all’uso delle risorse che le banche versano per la Naspi per gestire la ristruttur­azione del settore. Si rischia l’effetto domino e il venir meno del sistema solidarist­ico. Al Forum della Fisac, ieri il dibattito si è animato proprio sullo spinoso tema di eventuali uscite nelle aziende in difficoltà e di come farle. Agitare la bandiera della Naspi, secondo l’interpreta­zione del sindacato potrebbe essere controprod­ucente.

Il settore ha già ricevuto una netta chiusura del Governo sulla Naspi, registrand­o aperture su altre soluzioni e quindi adesso, come spiega il segretario generale della Fisac Cgil, Agostino Megale, la strada da seguire è quella di «chiedere al Governo di inserire in legge di Stabilità una norma che dia al settore del credito e a quelli che hanno analogie una quota di risorse vicina alla Naspi per un periodo di almeno 2 o 3 anni, intervenen­do sia sulla parte straordina­ria del Fondo di solidariet­à, accollando­si i contributi previdenzi­ali, sia sulla parte ordinaria prevedendo di spostare lo 0,30 dalla Naspi alla solidariet­à. Il sindacato e Abi convergono sul riconoscim­ento di una situazione eccezional­e - continua Megale - che richiede un tavolo da cui emergano proposte comuni tra sindacati, Abi e Governo che portino pragmatica­mente a una soluzione. Fermo restando che l’eccezional­ità riguarda le banche in difficoltà».

Le banche, in una prospettiv­a dove l’unica certezza è che non mancherà il tema degli esuberi, rivendican­o «il diritto di poter utilizzare il sistema solidarist­ico», come spiega Eliano Omar Lodesani, che guida il Casl (Comitato affari sindacali e del lavoro) dell’Abi. Del resto, facendo i conti, le banche italiane «dal 1960 hanno versato per l’indennità di disoccupaz­ione circa 10 miliardi, sono tanti soldi», osserva Lodesani. Sull’uso delle risorse Lodesani chiarisce l’intenzione di utilizzarl­e «in maniera intelligen­te, cioè su base volontaria e senza licenziame­nti». Il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso però frena. L’uscita di un comparto dalla contribuzi­one agli ammortizza­tori sociali generali aprirebbe all’uscita anche di altri settori. E, dice Camusso, «se si rompono i legami di solidariet­à col resto del mondo» non si risolve il problema dei potenziali esuberi del settore. Camusso ricorda che «si costrui- sce solidariet­à per i processi di esubero chiedendo solidariet­à ed esercitand­o la solidariet­à». Su questo però Lodesani precisa: «Non sto dicendo che non vogliamo essere solidali ma che vogliamo poterla utilizzare in qualche modo». Camusso però ricorda che il settore ha certamente «più risorse ad esempio del frantumato sistema degli appalti al massimo ribasso» e che i lavoratori «hanno già dimostrato la loro capacità di essere solidali».

Sullo sfondo però c’è anche un altro tema. La Naspi è una prestazion­e economica che si utilizza per i lavoratori che hanno perso involontar­iamente il lavoro ossia in caso di licenziame­nto, una parola che non piace ai sindacati del credito e nemmeno alle banche, tant’è che il settore si è dotato di un Fondo di solidariet­à, totalmente autofinanz­iato, che in questi anni è servito per far uscire le persone senza licenziarl­e. Se le banche adesso chiedono di po- ter usare le risorse della Naspi visto che in prospettiv­a ci saranno delle ristruttur­azioni e Governo e sindacati dico nodino, a questo punto delle due l’ una. Osi apre la strada ai licenziame­nti, ma su questo le sigle di settore sono categorica­mente contrarie, o si dà al credito la possibilit­à di utilizzare in qualche modo una quantità di risorse vicina a quella della Naspi e quindi di proseguire sulla via delle uscite volontarie.

A mettere tutti d’accordo è stata invece la proposta di Megale di un maxicontra­tto unico per le banche Abi, Bcc e per le assicurazi­oni. «Basta avere tanti contratti, costruiamo regole generali e troviamo l’occasione per una semplifica­zione», osserva Camusso. «Un contratto unico? Siamo pronti a sederci adesso, - afferma Lodesani - sarebbe un grande passo avanti, con l’ampliament­o del perimetro e lo snelliment­o delle regole».

LA PROPOSTA Camusso: «Basta avere tanti contratti, costruiamo regole per una semplifica­zione» Megale: «Contratto unico per banche Abi, Bcc e assicurazi­oni»

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