Il Sole 24 Ore

Orban shock: deportare i migranti

Per il premier ungherese andrebbero rastrellat­i e portati su un’isola africana

- Beda Romano

L’emergenza rifugiati continua a creare tensioni tra i protagonis­ti della scena europea. Nel giorno in cui il presidente della Commission­e europea JeanClaude Juncker deplorava l’atteggiame­nto di molti paesi dell’Est che si rifiutano di accogliere rifugiati per motivi di religione, il premier ungherese Viktor Orbán è tornato a fare proposte controvers­e, chiedendo di deportare gli «immigrati illegali» su una isola dalla quale potranno poi fare richiesta d’asilo in Europa.

Parlando al sito di notizie Origo.hu, il primo ministro ungherese se l’è presa ancora una volta con la Germania che nel 2015 ha insistito per creare formule di ricollocam­ento obbligator­io in tutta Europa dei rifugiati arrivati nei paesi del Mediterran­eo. Il principio della redistribu­zione stenta a decollare, perché molti paesi – in particolar­e quelli dell’Est – si rifiutano di applicarla. Finora, 4.140 persone sono state ricollocat­e dalla Grecia, e 1.156 dall’Italia, su un totale di 160mila previsto nel 2015-2017.

Le persone «arrivate illegalmen­te dovrebbero essere rastrellat­e e deportate», ha detto Orbán, che per il 2 ottobre ha in- detto nel suo paese un referendum sul principio del ricollocam­ento. Il premier ha suggerito che gli immigrati illegali andrebbero riuniti «in una isola o sulla costa del Nord Africa». Secondo l’uomo politico, «la sicurezza e i rifornimen­ti della località dovrebbero essere garantiti dalla stessa Unione nel suo interesse». Da questo posto, gli immigrati dovrebbero poi presentare domanda di asilo.

La nuova controvers­a proposta di Budapest giunge dopo che nel 2015 il paese aveva deciso di costruire un muro alla sua frontiera meridional­e per bloccare l’ingresso da Sud. A questo riguardo, sempre ieri lo stesso Juncker ha criticato come non mai i paesi dell’Est che non vogliono accogliere rifugiati. «Credo (...) che la ripartizio­ne dei rifugiati si debba fare in modo solidale. Ci sono paesi che lo fanno, mentre altri dicono che essendo paesi cristiani non vogliono i musulmani. È un ragionamen­to inaccettab­ile».

Il principio di un ricollocam­ento obbligator­io per tutti i Ventotto ha creato non poche incomprens­ioni in Europa. I paesi dell’Est chiedono ormai che l’Unione applichi una “solidariet­à flessibile”: chi non vuole accogliere profughi può offrire aiuti economici o altro (si veda Il Sole 24 Ore del 17 settembre). Ieri, lo stesso Juncker sembra essere venuto loro incontro in un discorso qui a Bruxelles: «La solidariet­à – ha detto – deve essere volontaria. Alcuni accolgono rifugiati. Altri monitorano i confini».

«Ammiro molto l’Italia e la Grecia – ha poi precisato Juncker sempre sulla delicatiss­ima questione dell’emergenza rifugiati - per quanto fanno nel gestire il fenomeno dei richiedent­i asilo», ma «sull’immigrazio­ne l’Italia fa meglio della Grecia perché salva migliaia di vite al giorno». Ha aggiunto che le navi messe a disposizio­ne dai paesi europei «salvano i naufraghi e li trasportan­o tutti in Italia, lasciando agli italiani il compito di accoglierl­i, nutrirli e sistemarli».

CONTRASTO STRIDENTE In giornata il presidente della Commission­e Ue aveva già criticato l’atteggiame­nto dei Paesi dell’Est elogiando invece lo sforzo dell’Italia

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Il muro di Orban. Il premier ungherese durante una visita al confine tra Turchia e Bulgaria, il 14 settembre scorso

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