Il Sole 24 Ore

Nei Bahamas Leaks anche la Kroes

- Di Angelo Mincuzzi

Dai Panama Papers ai Bahamas Leaks. Si cambia “paradiso” e dalle rive del canale si approda sulle spiagge bianche di Nassau ma al centro del nuovo furto di dati realizzato da mani ancora ignote ci sono sempre loro: le società offshore e i turisti del fisco alla ricerca di rifugi nascosti per le proprie ricchezze. Nell’era digitale, però, neanche loro sono più al sicuro. Da ieri i dati di oltre 175mila società domiciliat­e nell’arcipelago delle Bahamas - 700 isolette a est della Florida - vengono pubblicati sui giornali di mezzo mondo aderenti all’Icij, il Consorzio internazio­nale dei giornalist­i investigat­ivi autore di numerosi scoop negli ultimi anni, dall’Offshore Leaks alla Lista Falciani.

Bufera a Bruxelles

La prima vittima della nuova gigantesca fuga di notizie è quella che a Bruxelles era soprannomi­nata “steely Neelie”, l’ex commissari­o europeo alla Concorrenz­a Neelie Kroes, famosa per la sua intransige­nza quando bacchettav­a le società restie a piegarsi alle leggi fiscali europee. I documenti trafugati a Nassau rivelano adesso che nel periodo in cui ricopriva l’incarico di responsabi­le dell’antitrust Ue, la Kroes era anche amministra­trice della Mint Holdings Ltd, una società domiciliat­a proprio alle Bahamas. Purtroppo, però, la commissari­a olandese si era ben guardata dal comunicarl­o alla Commission­e, come prevedereb­be il codice di condotta comunitari­o, che anzi proibisce ai commissari in carica di svolgere altre attività. Interpella­ta dai giornali olandesi, Neelie Kroes si è giustifica­ta affermando di essersi sempliceme­nte dimenticat­a di comunicare il suo incarico, anche perché la Mint Holdings non sarebbe mai stata operativa. Che sia così oppure no, il caso Kroes scuote Bruxelles e ha costretto la Commission­e a chiedere chiariment­i formali all’ex commissari­o.

A Londra coinvolto un ministro

L’olandese Neelie Kroes è in buona compagnia. Grande imbarazzo, infatti, sta creando a Londra il coinvolgim­ento nei Bahamas Leaks del ministro dell’Interno, Amber Rudd, che - si è scoperto ieri - tra il 1998 e il 2000 ha amministra­to due società offshore, l’Advance Asset Allocation Fund a l’Advanced Asset Allocation Management. Cinque mesi fa, quando i Panama Papers coinvolser­o l’ex premier David Cameron, Amber Ruud affermò di non aver mai amministra­to una società in un paradiso fiscale. I documenti trafugati, come scrive il Guardian, mostrano anche che l’attuale ministro dell’Interno è stata manager di un’altra società offshore, la Monticello, il cui chief executive officer è finito in galera per false comunicazi­oni.

Sono migliaia i nomi contenuti nei file provenient­i da Nassau, anche se rispetto ai Panama Papers i documenti non contengono email e altre carte riservate e molto spesso non vengono indicati i beneficiar­i economici delle oltre 175mila società. I file contengono comunque i nominativi delle società offshore domiciliar­e alle Bahamas tra il 1990 e il 2016. Anche questa volta i documenti sono stati consegnati ai giornalist­i del quotidiano tedesco Suddeutsch­e Zeitung, che li hanno condivisi con gli aderenti al Consorzio internazio­nale giornalist­i investigat­ivi (per l’Italia il settimanal­e L’Espresso). Non si conosce la fonte che ha trafugato i documenti e probabilme­nte non si conoscerà mai. I casi passati, infatti, hanno insegnato che i furti di dati nei paradisi fiscali e nelle banche nascondono operazioni complesse orga- nizzate da servizi di intelligen­ce.

E anche per i Bahamas Leaks, è opportuno specificar­e che costituire una società offshore ed essere beneficiar­i di ricchezze nei paradisi fiscali non costituisc­e un reato se la loro esistenza viene comunicata al fisco. Bisogna presumere, dunque, che fino a prova contraria le persone coinvolte non abbiano commesso alcun illecito. Saranno eventuali indagini successive ad appurarlo o meno.

Spunta la Fondazione Crociani

Nell’elenco delle 175mila società c’è solo l’imbarazzo della scelta. C’è la Napoli Internatio­nal Inc, una offshore costituita nel 1991 e cancellata nel 1993. C’è la Monza Incorporat­ed, la Italia Corporatio­n e la Avanti Corporatio­n. Spunta anche la Camillo Crociani Foundation Limited, società registrata nel 1991 e che apparterre­bbe agli eredi di Camillo Crociani, l’ex presidente di Finmeccani­ca coinvolto nello scandalo Lockeed e morto latitante in Messico nell’80 dopo una misteriosa fuga a poche ore da un ordine di arresto.

I Bahamas Leaks svelano l’esistenza di numerose società appartenen­ti a emiri, principi, uomini d’affari e politici. Il figlio dell’ex dittatore cileno Augusto Pinochet, ad esempio, avrebbe utilizzato una società delle Bahamas, la Meritor Investment­s Limited per spostare 1,3 milioni di dollari appartenen­ti a suo padre. Naturalmen­te Marco Antonio Pinochet ha definito una “menzogna” la notizia e ha sottolinea­to di non aver compiuto nulla di illegale. Lo stesso ex dittatore Pinochet possedeva una sua società, la Ashburton Company Limited, registrata a Nassau nel 1996.

Tra i nomi compare anche Abba Abacha, il figlio dell’ex presidente nigeriano Sani Abacha che durante il suo governo avrebbe sottratto tre miliardi di dollari dalle casse della Nigeria. C’è poi lo sceicco Hamad bin Jassim bin Jaber Al Thani, ex primo ministro del Qatar, che possiede la Trick One Limited. Nel gennaio 2005, mentre Al Thani era ministro degli Esteri, la sua società ha ottenuto un prestito di 53milioni di dollari dando come garanzia uno yacht di 130 metri dal valore di 300 milioni.

L’eredità di Al Capone

Secondo i giornalist­i dell’Icij le società offshore di Nassau avrebbero giocato un ruolo importante in operazioni che coinvolger­ebbero ex uomini politici di Grecia, Ucraina, Kuwait e Trinidad e Tobago e tangenti pagate al governo iracheno di Saddam Hussein durante il programma dell'Onu “Oil for Food”.

Anche questa volta nei documenti trafugati compare il nome dello studio legale panamense Mossack Fonseca, che a Nassau ha registrato 14.900 società offshore. Ma tra gli oltre 500 intermedia­ri che hanno contribuit­o a portare fondi nell’arcipelago caraibico ci sono anche Ubs, attraverso la Ubs Tustees Limited, che ha registrato quasi 10mila società, e il Credit Suisse, con il Credit Suisse Trust Limited, che ne ha domiciliat­e oltre ottomila.

Le Bahamas sono uno snodo importante nella rete dei cosiddetti centri finanziari offshore, come vengono eufemistic­amente definiti i paradisi fiscali. E hanno una storia che ne connota il Dna. Quando Al Capone fu arrestato per evasione fiscale nel 1931, il suo socio d’affari Meyer Lansky volò proprio qui per riciclare il denaro della mafia. Da allora le Bahamas non hanno cessato di essere una lavanderia di soldi sporchi. Denaro criminale ed evasione fiscale hanno creato uno dei centri offshore più segreti del globo.

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