Mediaset stringe su Vivendi Cda a fine mese su Premium
Piattaforma sul mercato anche senza accordo - Occhi puntati su Sky
pSi stringe il cerchio sull’affaire Mediaset-Vivendi con una scadenza, a fine settembre, la cui importanza dipenderà dalle carte che i due gruppi metteranno sul tavolo nelle prossime ore e nei prossimi giorni. Entro fine mese si riunirà il Cda di Mediaset. Con segnali concreti in arrivo da Vivendi – una nuova proposta sul futuro di Premium senza l’acquisto totalitario da parte dei francesi è allo studio e sarebbe già stata oggetto di varie rivisitazioni – da Cologno non avrebbero problemi a ragionare su tempi supplementari. In caso contrario, Mediaset considera di avere carte tali da immaginare un congruo risarcimento utile a rimettere sul mercato Premium con valutazioni più basse, rendendola più appetibile.
pDel resto la piattaforma resterà in vendita, anche in assenza di un’intesa con Vivendi a riprendere in mano il dossier. Se quindi nei prossimi giorni non dovessero arrivare segnali concreti da Parigi, l’ipotesi che circola con maggiore insistenza ai piani alti del gruppo Mediaset è di andare avanti per la propria strada contando su un risarcimento dato per assodato.
La carta della procedura d’urgenza resta sul tavolo e Mediaset rimane insomma convinta di avere tutte le carte in regola per poterla spuntare. Una convinzione che spingerebbe a considerare anche una valorizzazione di Premium inferiore a quella che in passato avrebbe fatto saltare un possibile takeover da parte di Sky. Contatti tra la famiglia Murdoch e la famiglia Berlusconi c’erano stati nel recente passato, ma non si era trovato l’accordo sul prezzo. Mediaset valutava Premium 1,1 miliardi e Sky non avrebbe voluto pagare più di 600 milioni. I soldi in arrivo dal divorzio pre-nozze con Vivendi – questa è la tesi – potrebbero risultare preziosi.
Per questo nell’ambiente finanziario si guarda con molta attenzione a un possibile futuro interesse di Sky, considerando che Mediaset è aperta a partnership anche con cessione totalitaria come visto nel contratto con Vivendi. L’interessamento di Sky, riportato in auge in un recente report Ubs, resta sotto osservazione da parte del mercato nonostante l’ad di Sky Andrea Zappia non più di una settimana fa abbia smentito l’interesse per Premium. Al momento, comunque, fonti contattate dal Sole 24 Ore confermano che non ci sono contatti pur a fronte di rumors che considerano Sky seguire con interesse da posizione esterna la diatriba fra Mediaset e Vivendi. Il perché starebbe nella possibilità di aggiungere nuovi clienti (2 milioni gli abbonati a Premium contro i 4,7 milioni di Sky) in un mercato asfittico. Dall’altra parte ci sarebbe da fare i conti con problematiche di vario tipo, anche Antitrust.
Al di là degli scenari possibili, è chiaro però che per Mediaset l’ipotesi Vivendi rimane al momento la preferita, anche se fra le parti è ancora tempo di schermaglie. «Le dichiarazioni del Ceo di Vivendi che da due mesi dice pubblicamente di essere interessato a un accordo con Mediaset cono poco verosimili», ha dichiarato sul Sole 24 Ore di ieri il cfo di Mediaset, Marco Giordani, invitando Vivendi a non puntare sulla lentezza della giustizia italiana perché «Mediaset sta percorrendo ogni strada per tutelare con interesse gli interessi della società e dei suoi azionisti». Dall’altra parte, il giorno prima il ceo di Vivendi Arnaud de Puyfontaine aveva parlato di «piccolo disaccordo con Mediaset, ma mai dire mai», premettendo però che Vivendi «non è dipendente da Mediaset per costruire un operatore latino perchè il gruppo ha altre opzioni, un piano che metterà in atto».
Insomma, le due parti non se le stanno mandando a dire all’interno di una vicenda che ha tre possibili conclusioni: andare per tribunali (la prima udienza è stata fissata il 21 marzo, ma resta l’ipotesi del ricorso alla procedura d’urgenza), una transazione tombale o un accordo che cambi lo schema di gioco, con Premium non più acquistata per intero dai francesi ma solo per una quota che potrebbe essere intorno al 40%, con un altro 40% in capo a Mediaset e un 20% in mano a un fondo di investimento o a una telco.
Più di un osservatore guarda al coinvolgimento di Telecom. anche se dal gruppo, controllato al 24,9% da Vivendi, hanno più volte smentito. Prima dei divorzio di fine luglio fra Mediaset e Vivendi, gli advisor al lavoro sull’affare Premium avevano considerato uno schema secondo il quale fra Telecom e Premium ci sarebbe dovuto essere un rapporto esclusivo di distribuzione. Era un’ipotesi di lavoro, tramontata però con il divorzio fra Mediaset e Vivendi. Per alcuni potrebbe anche tornare d’attualità se effettivamente una nuova proposta arrivasse in tempi brevi da Parigi.
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