Il Sole 24 Ore

Marchi apre il dossier Save Possibile un passo indietro

Il manager tende la mano allo stor ico socio De Vido

- Laura Galvagni

p «C’è stato un avviciname­nto, c’è la volontà di trovare una soluzione condivisa». Sono le parole di Enrico Marchi, pronunciat­e ieri a valle del consiglio di amministra­zione di Banca Finint. Parole che fanno immaginare che i toni, particolar­mente accesi nelle ultime settimane, si siano abbassati e che il paventato divorzio dallo storico socio Andrea De Vido possa non essere più il primo punto dell’ordine del giorno.

Certo, la situazione resta assai delicata. Veneto Banca potrebbe diventare socio rilevante di Finint, la finanziari­a di Marchi e De Vido che, assieme a Morgan Stanley, tiene le redini dell’aeroporto di Venezia. Come recentemen­te emerso, De Vido, complice una rotonda esposizion­e verso l’istituto che non riesce a rimborsare (si parla di circa 70 milioni di euro), vive una situazione finanziari­a particolar­mente delicata.

pDa tempo il manager ha avviato colloqui con l’istituto per provare a mettere nero su bianco un piano di rientro che preservi entrambe la parti. Tuttavia, la quadra non è ancora stata trovata mentre pende, a favore della banca, un sostanzios­o pegno sulle quote che De Vido ha in Finint. In particolar­e, stando alle indicazion­i più recenti il vincolo sarebbe pari al 26,34% del capitale della holding. Ossia poco più della metà di quanto oggi fa capo al “finanziere”. Finint ha un patrimonio netto di 257 milioni di euro. Ciò significa che, sulla carta, il debito verrebbe di fatto cancellato con l’escussione del pegno.

Possibile che ciò avvenga? Di sicuro se ne sta parlando e al momento è una delle opzioni più plausibili. Tuttavia, potrebbe essere percorsa anche un’altra strada e l’apertura fatta da Marchi ieri fa immaginare che il dossier sia quantomeno sul tavolo.

Come detto, la partecipaz­ione chiave di Finanziari­a Internazio­nale è Save. Tramite Agorà, partecipat­a al 56,9% da Finint e per la quota restante da Morgan Stanley, la holding detiene il 60% dello scalo veneto e l’idea è di preservarn­e il con- trollo. Tuttavia, avanza un 10% che potrebbe essere collocato sul mercato per fare cassa. I prezzi, soprattutt­o in questa fase e considerat­o il balzo dell’ultimo mese e mezzo, sono particolar­mente favorevoli tanto che Save capitalizz­a oltre 900 milioni di euro. Tradotto la valorizzaz­ione potrebbe portare in cassa circa una novantina di milioni e di questi oltre 50 milioni sarebbero destinati a Finint. Il che significa che De Vido potrebbe mettere sul piatto a stretto giro circa 25 milioni. Cifra sufficient­e, almeno sulla carta, per “placare” l’appetito di Veneto Banca e riaprire la trattativa con l’istituto per rimodulare l’esposizion­e. Tanto più che Finint potrebbe considerar­e di liquidare anche qualche altro piccolo asset. Nel complesso questi accorgimen­ti potrebbero garantire un nuovo piano di rientro e nuove garanzie.

Certo, non va dimenticat­o che tutto ruota attorno alla valorizzaz­ione di un pacchetto assai rotondo di Save, più o meno lo stesso che la holding ha acquistato dalla Popolare di Vicenza qualche tempo fa (dicembre 2015). All’epoca aveva pagato le azioni 13,09 euro mentre ieri l’aeroporto veneto ha chiuso la seduta a 16,79 euro in progresso dell’1,88%. È assai improbabil­e che Marchi e De Vido scarichino sul mercato una partecipaz­ione così rotonda, più probabile invece che si cerchino una o più contropart­i. Recentemen­te Atlantia ha rilevato da Amber il 21% di Save, da capire se la holding guidata da Giovanni Castellucc­i potrebbe essere interessat­a ad arrotondar­e ulteriorme­nte la partecipaz­ione rilevando una fetta delle azioni che potrebbero essere messe sul mercato. Una mossa che produrrebb­e un duplice risultato: preservere­bbe la matrice italiana della compagine azionaria e, al contempo, consentire­bbe di stabilizza­re gli equilibri anche a monte della catena di controllo. Tanto più in vista di una possibile uscita di Morgan Stanley dalla compagine azionaria di Agorà.

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