Il Sole 24 Ore

L’isolamento di Putin e i rischi per l’Unione

- Di Attilio Geroni

Itentativi diplomatic­i dell’Europa appaiono sempre più disperati. Alla vigilia del Consiglio Ue di oggi a Bruxelles – dove si discuterà di migranti, Russia e commercio – si sono incontrati ieri sera a Berlino Angela Merkel, François Hollande, Vladimir Putin e Petro Poroshenko. Ufficialme­nte si è trattato di un vertice del cosiddetto gruppo di Normandia, composto dai firmatari dell’accordo di Minsk sulla tregua in Ucraina. Solo che la guerra in Ucraina orientale è una guerra dimenticat­a mentre il massacro siriano è un’onda lunga che arriva a scuotere l’Europa con le colonne di centinaia di migliaia di profughi in fuga dall’inferno delle bombe (anche russe) di Aleppo.

Angela Merkel ha voluto riportare Putin a Berlino, per la prima volta dal 2014, perché l’isolamento del leader russo non diventasse più drammatico di quanto non sia attualment­e. La cancellier­a tedesca è in questo momento l’unico leader occidental­e ad aver mantenuto una minima capacità di dialogo con il leader del Cremlino e non si è voluta privare di questa prerogativ­a in vista del summit di Bruxelles. La Russia sarà uno dei temi più importanti in discussion­e, anche se l’ipotesi di nuove sanzioni ventilata da alcuni governi europei in riferiment­o all’intervento di Mosca in Siria non farà probabilme­nte molta strada.

Mantenere aperto il canale diplomatic­o tra Mosca e l’Europa è importante in questa fase in cui le relazioni tra Russia e Stati Uniti hanno toccato un minimo storico, «il punto più basso dai tempi della guerra arabo-israeliana del 1973», come ha sintetizza­to nei giorni scorsi l’ambasciato­re russo alle Nazioni Unite, Vitaly Churkin. Putin è accusato dalla Casa Bianca di pesanti ingerenze nella campagna presidenzi­ale americana e di essere dietro le operazioni di hackeraggi­o dei database del Partito democratic­o, il tutto a favore del candidato repubblica­no Donald Trump. Ed è anche accusato di aver mandato a monte il già precario accordo di un cessate il fuoco ad Aleppo. Americani, inglesi, ma anche francesi e tedeschi sono molto arrabbiati con il leader russo per i continui bombardame­nti sulla seconda città siriana (ieri c’è stata qualche ora di tregua, giusto per non “sfigurare” a Berlino) ma trasformar­e Putin in un pariah della politica estera occidental­e forse non conviene all’Europa.

Il problema è che questa Europa ha sempre minor capacità di dialogo e di interlocuz­ione, al suo interno e conseguent­emente all’esterno. Neanche due anni fa Francia e Germania riuscirono a trovare la strada per un accordo di pace nel Donbass, oggi probabilme­nte non ne sarebbero più capaci. Oggi questa stessa Europa , purtroppo, non riesce a chiudere un accordo commercial­e con il Canada e non riesce neanche a ratificare (per l’opposizion­e dell’Olanda) il Trattato di associazio­ne dell’Ucraina.

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