Il testimone di Obama a Renzi sul rilancio dell’Europa
Spenti ormai i riflettori nel grande padiglione allestito nel South Lawn della Casa Bianca per l’Italy State Dinner, l’ultima dell’era Obama, Matteo Renzi si prepara al lungo e difficile negoziato di Bruxelles sulla legge di Bilancio italiana. I due eventi, apparentemente così slegati, hanno in comune più di qualche elemento.
Dietro all’endorsement del presidente americano uscente a Renzi si legge la grande preoccupazione di Washington nel vedere lentamente evaporare il disegno della costruzione europea. Prima la Brexit e, il prossimo anno, le elezioni in Francia e Germania rischiano di ritardare ogni sforzo nel rilanciare il sogno europeo. Obama teme di lasciare al suo successore un rapporto Transatlantico sfilacciato con una sponda dell’Atlantico, quella europea, sempre più in crisi. Con il realismo che gli è proprio, Obama punta quindi su Renzi in quanto espressione di una nuova classe politica europea che, rompendo con il passato, può riuscire a ridare slancio all’Unione europea e, di riflesso, rimettere in moto quel dialogo Transatlantico che resta l’unico vero pilastro della sicurezza e della prosperità economica degli Stati Uniti. «Un tempo io ero giovane ma ora tocca a te» ha detto Obama nel brindisi dell’altra sera alla Casa Bianca guardando negli occhi Matteo Renzi. Un passaggio di testimone significativo che fa ricadere sulle spalle del primo ministro italiano grandi responsabilità. Non più solo quelle che ci si attende da un “rottamatore” ma quelle che si spera di vedere in una leadership giovane e illuminata che sa “cambiare verso” all’Europa lottando contro le incrostazioni burocratiche ma salvando le fondamenta dell’architettura europea. Nella visione di Obama Renzi «rappresenta l’energia, l’ottimismo, la visione e il valore che possono portare avanti l’Italia e l’Europa”. Il presidente americano ha ringraziato il suo «grande amico Matteo» per la sua «eccellente partnership mentre lavoriamo per far crescere la sicurezza e la prosperità dei nostri cittadini e la dignità delle popolazioni nel mondo».
Un legame che dunque guarda avanti, alle nuove generazioni, alla lotta al terrorismo fondamentalista e alla stabilità nel Mediterraneo. Una sorta di testamento politico di “legacy” alle nuove generazioni per dire di no alla paura e alle spinte populiste che «bloccano le aspettative della nuove generazioni». Valori fondanti nelle radici del passato ma sguardo proteso al futuro. Nelle tappe dell’ultima giornata di Renzi a Washington è racchiuso tutto il senso della visita. Prima l’incontro con gli studenti della Johns Hopkins University e poi l’omaggio con corona di fiori sulla tomba del milite ignoto al cimitero militare di Arlington dove è sepolto J.F.Kennedy. L’Europa, dice Renzi agli studenti, «è un luogo nato da una generazione di sognatori, L’Ue è stata sotto choc dopo Brexit ma lo choc è finito molto presto: io ho proposto di costruire un’idea diversa di Europa, di pensare alle nuove generazioni. “Sì, sì” mi hanno detto e dopo tre mesi siamo tornati a parlare e la discussione era sui tempi di uscita di Brexit; ma questo è importante per il Regno
I TIMORI DI WASHINGTON La Casa Bianca, dopo Brexit e in vista del voto in Francia e Germania, è preoccupata per la tenuta della Ue
Unito non per l’Ue, per l’Ue è importante capire il suo futuro. Ma dove è il futuro della Ue?». L’Europa che arriva su Marte con la sonda italiana Schiaparelli, secondo Renzi, «non riesce ad affrontare la crisi migranti». Ci sono, è vero, molte congratulazioni per la strategia italiana ma «tutti aprono le labbra ma non le porte». E invece «l’Ue è forte solo se si fanno scelte concentrate sul futuro».
Forte dei risultati del viaggio americano oggi a Bruxelles prima in una colazione con gli europarlamentari socialisti e poi al Consiglio europeo Matteo Renzi, comincerà a negoziare sufficienti margini di flessibilità (0,4% in più per terremoto e migranti) nella legge di Bilancio italiana sulla quale gli uffici della Commissione hanno già espresso alcune perplessità. Il giudizio finale arriverà solo a fine novembre. Fino ad allora Renzi insisterà con Juncker e la Merkel per spiegare le posizioni del Governo italiano. Ma soprattutto per ricordare che il problema dell’Europa non è solo quello di uno zero virgola in più o in meno. È capire come ridare forza al sogno europeo.