Vesuvius va avanti sui 186 esuberi
pL’incontro al ministero sul futuro degli stabilimenti di Assemini e Avezzano della Vesuvius finisce con un nulla di fatto. L’azienda non fa passi indietro e conferma la chiusura dei due impianti, i sindacati, che respingono al mittente la decisione, congelano la possibilità di trattare il piano sociale mentre il Governo si appresta a chiedere un ulteriore incontro ai vertici inglesi della multinazionale per verificare alternative alla cessa- zione delle attività annunciata per la fine di dicembre. Non si ferma la mobilitazione che riguarda il futuro dei due stabilimenti che producono materiale isostatico refrattario per l’industria dell’acciaio e dei 186 lavoratori (105 nello stabilimento sardo e 81 in quello di Avezzano) che trovano occupazione.
«L’azienda è pienamente consapevole dell'impatto della decisione e ha manifestato nuovamente la propria immediata disponibilità a continuare la discus- sione per individuare una soluzione in grado di minimizzare l’impatto sociale sui 186 dipendenti coinvolti, coerentemente con la cultura del Gruppo - fa pere con una nota -. A tal fine, Vesuvius ha ribadito di essere pronta fin da subito a proseguire con le organizzazioni sindacali un serrato dialogo nell'ambito della procedura avviata lo scorso 26 settembre». Non solo: «Inoltre, la società ha altresì manifestato la propria disponibilità a prendere parte a ulteriori ta- voli di discussione nazionale, qualora questo venisse richiesto dal Ministero dello Sviluppo Economico». Prese di posizione respinte al mittente dai sindacati e dalle istituzioni regionali. Mentre dalla Uiltec sarda spiegano che «la fabbrica deve rimanere aperte perché ci risulta essere produttiva», l'assessore regionale all'Industria Mariagrazia Piras annuncia: «Ci opporremo in tutti i modi alla chiusura degli impianti della Vesuvius. La scelta della multinazio- nale di delocalizzare gli stabilimenti nell'est europeo e di continuare a vendere il prodotto in Italia non è accettabile». Dura la presa di posizione delle organizzazioni sindacali nazionali di Filctem, Femca e Uiltec che «condividendo la volontà espressa dal Governo italiano di incalzare l'azienda richiamandola alle proprie responsabilità», annunciano di aver congelato «ogni disponibilità a trattare sul cosiddetto Piano Sociale, ossia mobilità e incentivi confermando la mobilitazione a sostegno di soluzioni accettabili e condivise».