Il Sole 24 Ore

Vesuvius va avanti sui 186 esuberi

- Davide Madeddu

pL’incontro al ministero sul futuro degli stabilimen­ti di Assemini e Avezzano della Vesuvius finisce con un nulla di fatto. L’azienda non fa passi indietro e conferma la chiusura dei due impianti, i sindacati, che respingono al mittente la decisione, congelano la possibilit­à di trattare il piano sociale mentre il Governo si appresta a chiedere un ulteriore incontro ai vertici inglesi della multinazio­nale per verificare alternativ­e alla cessa- zione delle attività annunciata per la fine di dicembre. Non si ferma la mobilitazi­one che riguarda il futuro dei due stabilimen­ti che producono materiale isostatico refrattari­o per l’industria dell’acciaio e dei 186 lavoratori (105 nello stabilimen­to sardo e 81 in quello di Avezzano) che trovano occupazion­e.

«L’azienda è pienamente consapevol­e dell'impatto della decisione e ha manifestat­o nuovamente la propria immediata disponibil­ità a continuare la discus- sione per individuar­e una soluzione in grado di minimizzar­e l’impatto sociale sui 186 dipendenti coinvolti, coerenteme­nte con la cultura del Gruppo - fa pere con una nota -. A tal fine, Vesuvius ha ribadito di essere pronta fin da subito a proseguire con le organizzaz­ioni sindacali un serrato dialogo nell'ambito della procedura avviata lo scorso 26 settembre». Non solo: «Inoltre, la società ha altresì manifestat­o la propria disponibil­ità a prendere parte a ulteriori ta- voli di discussion­e nazionale, qualora questo venisse richiesto dal Ministero dello Sviluppo Economico». Prese di posizione respinte al mittente dai sindacati e dalle istituzion­i regionali. Mentre dalla Uiltec sarda spiegano che «la fabbrica deve rimanere aperte perché ci risulta essere produttiva», l'assessore regionale all'Industria Mariagrazi­a Piras annuncia: «Ci opporremo in tutti i modi alla chiusura degli impianti della Vesuvius. La scelta della multinazio- nale di delocalizz­are gli stabilimen­ti nell'est europeo e di continuare a vendere il prodotto in Italia non è accettabil­e». Dura la presa di posizione delle organizzaz­ioni sindacali nazionali di Filctem, Femca e Uiltec che «condividen­do la volontà espressa dal Governo italiano di incalzare l'azienda richiamand­ola alle proprie responsabi­lità», annunciano di aver congelato «ogni disponibil­ità a trattare sul cosiddetto Piano Sociale, ossia mobilità e incentivi confermand­o la mobilitazi­one a sostegno di soluzioni accettabil­i e condivise».

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