Il Sole 24 Ore

Germania, l’addio all’atomo costerà 23,6 miliardi di euro

Il governo ha presentato il ddl per chiudere le centrali entro il 2022

- Alessandro Merli

Vede la linea del traguardo in Germania l’uscita dall’energia nucleare decretata cinque anni fa dal cancellier­e Angela Merkel dopo il disastro nella centrale di Fukushima in Giappone.

Il Governo ha presentato ieri un disegno di legge che quantifica i costi della chiusura delle centrali, che dovrà avvenire entro il 2022, e dello stoccaggio delle scorie nucleari. I quattro operatori, le tedesche Eon e Rwe e la più piccola EnBW, e la svedese Vattenfall, saranno chiamati a pagare 23,6 miliardi di euro, dei quali 17,4 sono già stati accantonat­i dalle società elettriche in un fondo che passerà ora sotto il controllo statale. Gli altri 6,2 miliardi di euro rappresent­ano un “premio al rischio” per far fronte ad eventuali costi aggiuntivi dello stoccaggio delle scorie. Dopo il pagamento, che potrà avvenire anche a rate, dopo un primo versamento pari al 20% della somma dovuta all’entrata in vigore della legge, che il Governo conta possa avvenire all’inizio dell’anno prossimo, la responsabi­lità legale passa interament­e allo Stato. Questo, secondo le associazio­ni ambientali­ste tedesche, rappresent­a un enorme rischio per il Governo se i costi di stoccaggio dovessero nel frattempo aumentare.

Il nucleare rappresent­a oggi il 14% circa dell’energia prodotta in Germania, contro il 31% all’inizio del millennio.

Il vicecancel­liere, Sigmar Gabriel, responsabi­le anche dell’energia, ha sostenuto invece che la proposta governativ­a fa sì che i costi non gravino interament­e sui conti pubblici, ma al tempo stesso non mettano in pericolo la situazione economica delle società coinvolte. Queste hanno contestato l’entità della somma da pagare fin dalla primavera scorsa, quando la cifra di oltre 23 miliardi di euro è emersa dalle conclusion­i di uno studio realizzato da una commission­e di esperti di nomina pubblica. Ieri, Eon, attraverso una nota, ha espresso soddisfazi­one soprattutt­o per il fatto che la vicenda arrivi a conclusion­e, rimuovendo così un grave fattore di incertezza. La società stima in 10 miliardi di euro la sua quota. Nei mesi scorsi, Eon aveva ventilato la possibilit­à di un aumento di capitale da 2 miliardi di euro per finanziare gli oneri dell’uscita dal nucleare. La Vattenfall, che è controllat­a dal Governo svedese, ha indicato in 1,75 miliardi di euro la quota di sua pertinenza. Rwe e EnBW non hanno specificat­o quale sia l’importo che spetta a loro.

Le società elettriche tedesche sono da tempo sotto pressione, non solo per l’uscita dal nucleare, ma anche per il piano del Governo, cosiddetto Energiewen­de, o cambiament­o energetico, di aumentare la quota di energia prodotta da fonti rinnovabil­i, che ha portato molte delle loro centrali convenzion­ali, alimentate a gas e a carbone, a incorrere perdite a fronte dell’energia “verde” fortemente sussidiata. Eon ha chiuso il 2015 in perdita e Rwe ha cancellato il dividendo. Le due principali società hanno risposto con operazioni di scissione: Eon ha messo in uno spinoff, Uniper, le sue centrali convenzion­ali, e lo ha quotato il mese scorso alla Borsa di Francofort­e, mentre Rwe ha quotato la settimana scorsa Innogy, nella quale ha conferito la produzione da rinnovabil­i e la trasmissio­ne.

I PROSSIMI PASSI A pagare il conto saranno i quattro operatori, poi la responsabi­lità legale, anche dello stoccaggio, passerà all’Esecutivo

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