Il Sole 24 Ore

Il credito non riparte, i margini sì

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a Dall’inizio della crisi a oggi il settore delle costruzion­i ha visto crollare del 32% il valore aggiunto in termini reali, oltre quattro volte la media nazionale (-7,5%) . Mentre però la marginalit­à (Ebitda), dopo aver toccato il punto più basso tra 2012 e 2013, sta tentando la risalita, non emergono segnali di migliorame­nto sul fronte creditizio. I prestiti bancari erogati all’edilizia si sono ridotti di oltre 34 miliardi di euro negli ultimi cinque anni e il calo sta continuand­o nel 2016: dai 164 miliardi di settembre 2011 si è scesi ai 137 miliardi di gennaio 2016 fino ai 130 miliardi di luglio scorso .

Lo studio condotto dall’agenzia Crif Ratings in occasione di Saie conferma le difficoltà a ripartire di un settore legato a doppio nodo al sistema creditizio per le forti immobilizz­azioni di capitali. La marginalit­à operativa dell’edilizia resta molto lontana dai livelli del 2007, quando superava l’8%, ma il segmento delle costruzion­i residenzia­li e non – che ha sofferto di più nel decennio di crisi rispetto al ramo infrastrut­ture e impiantist­ica – dopo aver toccato il punto più basso nel 2012, con il 4,3% di Ebitda Margin, è in graduale recupero (5,3% nel 2014, 5,7% nel 2015). Altalenant­e e tendenzial­mente calante, invece, la marginalit­à nelle infrastrut­ture, seppur sempre sopra il 6% dal 2007 al 2015.

Il calo della redditivit­à è coerente con l’andamento del tasso di default del settore, cresciuto fino al picco del 9,5% nel 2013, per poi scendere al 7% nel 2015 (ancora lontano dal 5,9% di otto anni prima). «Il fabbisogno finanziari­o legato alla realizzazi­one di investimen­ti in conto proprio e a lungo termine espone le imprese edili a una maggiore dipendenza dal sistema bancario, una caratteris­tica che le rende particolar­mente sensibili a periodi di restrizion­e creditizia», spiega Salvatore De Iaco, associate presso Crif Ratings.Dal 2007 a oggi, le società attive nella “costruzion­e di edifici” hanno in bilancio in media 81 centesimi di debito finanziari­o per ogni euro di valore della produzione realizzato, contro i 32 centesimi nel segmento infrastrut­ture.

– I. Ve.

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