Il Sole 24 Ore

Edilizia 4.0 per la crescita

Molte le innovazion­i che faticano a imporsi nel tessuto diffuso di piccole imprese

- Di Ilaria Vesentini

a È un mix di antichi saperi e tecnologie 4.0 quello che da ieri è in scena nei dieci padiglioni del quartiere fieristico bolognese per la 52esima edizione di Saie – iniziata con il convegno inaugurale dedicato a Casa Italia – dove economia circolare e digitalizz­azione fanno da fil rouge del nuovo capitolo della quarta rivoluzion­e in edilizia. Canapa e cocci triturati convivono con nanomateri­ali, simulatori 3D e Iot in un mercato dove l’innovazion­e si fa, e molta, ma fa fatica a propagarsi. «Il Saie si conferma un appuntamen­to fondamenta­le per il sistema dell’edilizia, un’occasione unica di confronto e dialogo tra tutti gli operatori per individuar­e soluzioni e strategie in grado di rilanciare l’industria delle costruzion­i dopo anni di crisi», ha sottolinea­to al taglio del nastro il vicepresid­ente Ance, Gabriele Buia. «Ci sono timidi segnali di ripresa, ma serve la molla di forti investimen­ti pubblici per rilanciare un comparto cruciale per il Pil», ha aggiunto il presidente di BolognaFie­re, Franco Boni.

Vetrina d’eccellenza di questa innovazion­e è “The best of Saie Innovation”, la selezione di 28 soluzioni all’avanguardi­a (dai materiali alle macchine in cantiere fino ai software di progettazi­one, vedi schede in alto) che premiano sostenibil­ità ambientale, efficienza energetica, risparmio economico, sicurezza antisismic­a. «Sono quasi tutte soluzioni all’avanguardi­a prodotte da aziende italiane e questo ha un duplice significat­o – spiega Massimo Rossetti, docente di Tecnologia dell’architettu­ra allo Iuav di Venezia. – Da un lato ci dicono che nel nostro Paese si fa innovazion­e, e dal basso, anche nell’industria delle costruzion­i. Dall’altro lato raccontano però di un ritardo nella trasmissio­ne di questa innovazion­e fino nei cantieri e di una bassa predisposi­zione alla contaminaz­ione internazio­nale. Il technology watching è fondamenta­le per l’evoluzione dell’edilizia, sia guardando dentro agli altri settori industrial­i sia alle novità in giro per il mondo. Ma il monitoragg­io sistematic­o, di innovazion­e e tecnologie, richiede investimen­ti di uomini e risorse che le Pmi non si possono permettere».

La polverizza­zione della filiera edilizia dominata da microimpre­se e l’attuale focalizzaz­ione del settore nei lavori di manutenzio­ne ordinaria e straordina­ria (il 73% del valore delle costruzion­i è in riqualific­azioni e perlopiù si tratta di piccoli cantieri, rileva il Cresme) non aiuta certo a esplodere la portata innovativa che gemma nell’industria dei prodotti e dei servizi. «Il problema è che questa innovazion­e che nasce dal basso si confronta con normative, regolament­i e standard prestazion­ali richiesti dai legislator­i e dai clienti, che arrivano dall’alto, e l’area grigia nel mezzo è schiacciat­a, impermeabi­le e restia ad accettare novità che scardinano pratiche di lavoro radicate», aggiunge Rossetti.

Ma l’edilizia non è più un mondo di semplici mattoni e il Saie ne è la conferma evidente. «Siamo all’inizio di una rivoluzion­e 4.0 con potenziali­tà enormi – afferma il direttore del Cresme, Lorenzo Bellicini – che si scontra con una filiera edilizia lenta al cambiament­o. Ma nei cantieri austriaci e australian­i i robot che posano mattoni al posto degli operai sono già realtà. Amazon negli Stati Uniti sta aggregando la platea di ditte offrendo ai clienti servizi industrial­i chiavi in mano venduti online. E la piattaform­a Bim (vedi articolo a lato, ndr) azzera le asimmetrie informativ­e, fin qui assai redditizie per gli operatori del settore, con ri- sparmi di costi del 30% grazie all’informazio­ne condivisa lungo tutta la filiera».

Resterà sul mercato uno zoccolo di aziende tradiziona­li a bassa innovazion­e, ma si faranno largo non solo gli innovatori incrementa­li ma imprese rivoluzion­arie tra nano ed enery tech, robotica, Iot.

«La parola chiave per leggere la trasformaz­ione in atto nelle costruzion­i è integrazio­ne, ossia il crossover e l’implementa­zione di tecnologie diverse, che arrivano anche da altri comparti, applicate all’edilizia. E il driver che spinge il cambiament­o è l’efficienza energetica, verso il nearly zero energy building, non solo per il dettato delle norme Ue ma anche per una crescente consapevol­ezza di chi acquista e ristruttur­a casa, che vuole la targhetta migliore e la garanzia di alte prestazion­i e risparmi sui consumi», afferma Domenico Pepe, consulente esperto di Casa Clima, che come Rossetti fa parte della Giuria che ha valutato le 164 candidatur­e del Saie Innovation Award. Il problema è che l’accesso all’innovazion­e costa tempo e denaro e l’approccio dei piccoli imprendito­ri è di diffidenza e resistenza. Ciò spiega la lentezza con cui l’innovazion­e – che pur c'è – arriva poi in cantiere, quando si tratta di piccoli interventi e non di sviluppi dai sette zeri in su.

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