Il Sole 24 Ore

Più attenzione alle grandi città

Gli orientamen­ti degli investitor­i che si troveranno la prossima settimana al Forum Dla Piper

- Di Paola Dezza e Evelina Marchesini

a L’appeal del real estate italiano sembrava essere tornato all’orizzonte con le operazioni dell’ultimo anno e il ritardo del nostro mercato rispetto ai cicli delle principali realtà europee dovrebbe essere un fattore positivo rispetto all’inizio di un’altra fase di stabilità, se non di discesa, all’estero. Ma i grandi investitor­i internazio­nali frenano di nuovo sull’Italia.

«Non vediamo una forte storia di crescita in Italia in questo momento e ci sono fattori di rischio politico e finanziari­o che ci preoccupan­o - esordisce Raimondo Amabile, managing director di Pgim real estate e and Head of Europe -. Lasciando da parte le perplessit­à, ci sono però alcune opportunit­à di investimen­to interessan­ti. Per esempio, data la scarsità di nuovo prodotto negli uffici e nel retail di qualità, ci si possono aspettare aumenti da rendimenti di affitto per gli asset migliori. In ogni caso preferiamo Milano a Roma, dove ci sono possibilit­à di riposizion­are stock di uffici e commercial­e nei portafogli esistenti. E non andrebbe dimenticat­o il settore residenzia­le, per l’aumento della propension­e a vivere in città». Raimondo Amabile farà parte di un panel di eccezione, insieme agli altri top decision maker intervista­ti in questa pagina dal Sole 24 Ore, in occasione del “Quo vadis Italia?”, il summit del real estate organizzat­o dallo studio legale Dla Piper, che si terrà a Milano martedì 25 ottobre.

«Quest’anno riusciamo a portare in Italia al Quo Vadis Summit un panel di interlocut­ori di altissimo livello internazio­nale, non solo per merito nostro ma perché in ogni caso la percezione del mercato italiano è molto migliorata - spiega Olaf Schmidt, responsabi­le del real estate sector internazio­nale, head of interna- tional real estate sector Dla -. I nostri clienti internazio­nali ci confermano che l’Italia si inserisce in un contesto di investimen­to europeo e i valori hanno ancora un margine di crescita per uno o due anni. In un contesto però di incertezze globali forse mai viste prima».

Cosa interessa agli investitor­i esteri? Secondo Schmidt, il commercial­e delle vie del lusso e gli uffici “prime” sono mercati che già da qualche anno non hanno battute d’arresto e dove i valori vanno verso l’alto. «Su questo tipo di prodotto - sottolinea - vediamo molto attivi anche i family office italiani, spesso disposti a pagare di più».

Secondo i dati Cbre il terzo trimestre 2016 ha registrato volumi pari a 1,75 miliardi di euro, in crescita del 16,6% sullo stesso periodo 2015. La componente domestica dei capitali investiti ammonta a 810 milioni, in netto aumento dai 400 milioni di un anno prima. Il miliardo investito da soggetti esteri mostra che da oltrefront­iera la quota si è ridotta. Nei primi nove mesi i volumi di investimen­to hanno toccato quota 5,4 miliardi, in aumento del 5% sui primi nove mesi 2015.

Non è una visione ottimistic­a, però, quella

Dati in mld di euro e var. % I - III trim. 2016/15 di Schroders sull’Italia. «Abbiamo due fondi che investono in Italia in asset commercial­i ma li stiamo fortemente disinveste­ndo e realizzand­o per gli investitor­i - spiega Chris Ludlam, head of Real estate capital di Schroders -. Siamo consapevol­i della nostra bassa esposizion­e sul mercato italiano, ma in questo punto del ciclo economico e immobiliar­e preferiamo mercati più evoluti, in grado di offrire un migliore profilo di rischio-rendimento. Preferiamo le città europee che mostrano una buona crescita del Pil, della popolazion­e, dell’occupazion­e e con continui migliorame­nti infrastrut­turali, che ospitino università locali in grado di favorire i talenti. Così siamo focalizzat­i in città come Berlino, Parigi, Stoccolma, Amburgo e Bruxelles».

Molto cauta anche la visione di un “gigante” dell’asset management e del real estate come Axa. «Ci concetriam­o sul post-referendum di Brexit, che sta facendo emergere una forte avversione al rischio da parte degli investitor­i - dice Anne Kavanagh, Global head dell’asset management and transactio­ns di Axa investment managers real assets - e l’apprezzame­nto di due principali caratteris­tiche dei mercati in cui investire: trasparenz­a e liquidità. In quest’ottica, ci piacciono Parigi e le città tedesche». Axa Im Re è la maggiore piattaform­a di investimen­ti immobiliar­i europea, con oltre 66 miliardi di attivi in gestione. Aggiunge Anne Kavanagh: «Bisogna ricomincia­re ad agire in un’ottica di lungo termine e con una severa selezione - dice -. Gli asset e le città secondarie, così come il sud Europa e l’Europa centrale, probabilme­nte vedranno un’inversione della fiducia degli investitor­i, che oggi hanno bisogno più di una sicurezza nella difesa del capitale che di buoni rendimenti».

Scommette, invece, sull’Italia la tedesca Deka. Con le dovute cautele. Il team ha acquistato asset a Milano la scorsa primavera, «ma chi si confronta con l’Italia deve mettere in conto molti compromess­i» dicono dalla società. Secondo Laurent Luccioni, executive vice president di Pimco: «L’Italia offre rendimenti interessan­ti, alla luce anche degli yield dei titoli di Stato in Europa. Il futuro referendum potrebbe però indurre alla cautela e spingere gli investitor­i a posticipar­e le decisioni di investimen­to. Gli investitor­i non amano l’incertezza e l’instabilit­à politica».

Stabilità e trasparenz­a sono le caratteris­tiche ricercate nella scelta delle location dove impegnare i capitali

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