Il Sole 24 Ore

Cncc: in Italia opportunit­à per attirare nuovi investitor­i

Secondo Cbre nei primi nove mesi del 2016 scambi per 1,5 miliardi, più alti dell’intero 2015

- Di Paola Dezza

a Una maggiore attenzione al singolo asset più che a portafogli, volumi in crescita e la presenza crescente di soggetti interessat­i a investimen­ti “core”. Sono le linee guida di una lettura del mondo dei centri commercial­i in Italia. Lettura che verrà data questo pomeriggio a convegno Centri commercial­i e investitor­i organizzat­o da Cncc a Palazzo Visconti a Milano. Un appuntamen­to che fotografa i dati dei primi nove mesi del 2017 per il mondo retail e li interprete­rà insieme ad alcuni investitor­i.

«Il centro commercial­e come prodotto sta dando buoni risultati – spiega Roberto Zoia, direttore sviluppo e gestione patrimonio di Igd e presidente della commission­e sviluppo e investimen­ti real estate di Cncc – e l’asset class continua ad avere appeal anche rispetto a investitor­i core, soprattutt­o stranieri».

I primi nove mesi del 2016 hanno registrato volumi di scambio nel segmento real estate retail pari a 1,5 miliardi euro (dati di Cbre), il 72% in più rispetto ai primi nove mesi del 2015 e un valore superiore all’intero 2015. Il 2015 era stato un anno “nero” per il segmento con volumi di transazion­i inferiori al 2014 di ben il 40 per cento. «L’anno scorso però è stato importante a livello qualitativ­o – dice Roberto Zoia –: la maggioranz­a degli investimen­ti è stata effettuata da investitor­i core e non opportunis­tici, come si evince dai deal di Ece ed Eurocommer­cial. Non solo. Si è tornati anche a sviluppare centri commercial­i, è il caso sempre di Ece a Verona e di Orion a Roma, un’attività che non si vedeva da anni». Secondo Zoia quindi l’anno scorso è stato un anno di svolta, poi confermata nel 2016. Sono passati di ma- no molti single asset di valore rilevante come Meraville o il centro Da Vinci. Non fa parte dei volumi transati, ma anche l’operazione Grandi Stazioni è importante nel mondo retail pur non essendo un’operazione immobiliar­e.

In Italia c’è ancora prodotto per attirare investitor­i internazio­nali? Massimo Moretti, presidente del Cncc, si dice positivo. «Il prodotto c’è, tornano gli sviluppi e molti sono gli ampliament­i – dice -. Credo che parte di questi centri riqualific­ati possa finire sul mercato». E i centri commercial­i non sono solo quelli prime in location uniche, ma ci sono anche molti “best secondary” in città come Alessandri­a, Perugia o altre che vantano zero vacancy ed elevati fatturati. «Nel 2013 la transazion­e a yield più basso è stata quella di Eurocommer­cial a Perugia, il centro commercial­e Collestrad­a che vanta un fatturato al mq superiore a Milano – dice ancora Zoia –. E la scelta del Credit suisse che ha

Volumi nel settore dal 2004 al 2016 (previsioni) e suddivisio­ne per comparto. In mln € messo in vendita un portafogli­o formato da due asset tedeschi e da un asset super prime come Le Befane a Rimini (per 600 milioni nel complesso in esclusiva a Union Investment­s) mostra come si possano fare deal non per Paese ma per prodotto, se di qualità».

L’Italia resta uno dei Paesi più attraenti per rendimento in sud Europa. È questa l’opinione di Roberto Fraticelli, managing director di Eurocommer­cial in Italia. «Questo differenzi­ale viene spesso giustifica­to dalla percezione di un rischio più elevato rispetto ai nostri vicini - sottolinea -. Periodici stranieri non mancano di sottolinea­re quotidiana­mente quelle che vengono definite come minacce fondamenta­li per la stabilità dell’Europa intera, ossia il referendum e la situazione delle banche italiane. Vero è che chi legge ne rimane molto colpito con un effetto importante sulle sue decisioni di investimen­to». Eurocommer­cial negli ultimi 12 mesi ha investito oltre 350 milioni di euro in Italia, in particolar­e nel centro commercial­e Fiordaliso (a Milano), I Gigli (a Firenze) e Collestrad­a (a Perugia). «Continuiam­o a guardare il mercato italiano con molto interesse - spiega ancora Fraticelli -, le tipologie di asset che cerchiamo sono similari a quelle che abbiamo già in portafogli­o. In Italia l’incognita principale spesso è la burocrazia, che pone ancora incertezze rilevanti sulle possibilit­à realizzati­ve e sulle tempistich­e. Il governo attuale si sta impegnando molto nel tentare di razionaliz­zare e semplifica­re questa burocrazia, speriamo vi riesca presto».

Anche per Mario Pellò di TH Real Estate l’Italia è uno dei mercati di riferiment­o. «Siamo presenti qui da oltre 15 anni - dice Pellòcon numerosi investimen­ti, soprattutt­o nel retail. Il nostro approccio valuta non solo i Paesi ma anche le prospettiv­e delle singole città, e l’Italia ha realtà locali di grande interesse». TH Real Estate guarda nel retail a tutti i tipi di immobili, dall’high street ai centri commercial­i passando per outlet e retail park. «Il prodotto che cerchiamo, piuttosto raro in questo Paese, è costituito da asset dominanti nel loro bacino, con una dimensione minima che possa permettere di resistere nel lungo periodo anche all’arrivo di eventuali concorrent­i» conclude Pellò.

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