Alla Cassa Commercialisti l’1% di Bankitalia
Operazione da 75 milioni, cresce il «peso» dei professionisti
Cassa dottori commercialisti investe 75 milioni in Banca d’Italia e acquista l’1% del suo capitale. La delibera di acquisto è stata votata ieri ed è stata possibile grazie ad una integrazione fatta ad aprile a una delibera vecchia di alcuni anni che vietava all’ente la possibilità di sottoscrivere o acquistare quote di partecipazioni dirette in qualsiasi tipo di società. «Quella vecchia delibera - racconta il presidente di Cnpadc Renzo Guffanti - è stata integrata con la possibilità di effettuare investimenti diretti in operazioni istituzionali e di sistema entro il limite dell’1,5% del nostro capitale», e quindi in termini assoluti di 90-100 milioni di euro; tetto massimo che può essere rivisto di anno in anno dall’assemblea; una decisione che comunque spetterà al nuovo Consiglio eletto il 12 ottobre scorso e che entrerà in carica l’8 novembre.
Con questa mossa la Cnpadc entra a far parte del team delle Casse di previdenza che hanno investitoin Bankitalia, e cioè Cassa forense, Enpam-medici e Inarcassa-ingegneri e architetti (che hanno acquistato ognuna il 3% del capitale sociale, e quindi il massimo) e Enpaia - agricoli , Cassa Ragionieri ed Enpacl-consulenti del lavoro ( con un investimento intorno allo 0,5% per ciascuna).
L’operazione rientra nel programma di graduale ripartizione delle quote del capitale di Palazzo Koch al quale, secondo le nuove regole (legge n. 5 del 2014), dall’anno venturo non si potrà più partecipare con un pacchetto superiore al 3%. Tra gli ultimi acquisti di quote vale ricordare quella di Inail, lo scorso agosto, che ha portato l’Istituto a 9.000 quote (il 3%) come l’Inps.
Guardando all’elenco dei partecipanti al capitale, 99 in tutto, aggiornato al 1° ottobre risultano ancora cinque banche sopra la soglia del 3%: Intesa San Paolo con il 24% circa, Unicredit con il 17,%, Cari Bologna con il 6%, Generali (oltre le 15mila; circa il 5%) e Banca Carige, che si trova ancora sopra le 12mila quote (4%). La legge n. 5 del 2014 ha riformato il capitale della Banca anche per ampliare la platea dei partecipanti, stabilendo un limite massimo del 3% alla quota detenibile da ciascuno. Scaduto il periodo di transizione al nuovo assetto, ovvero entro fine anno, per le quote in eccesso non spetta il diritto di voto e i relativi dividendi sono imputati alle riserve statutarie della Banca.