Il Sole 24 Ore

Vivendi allo scontro duro su Premium Mediaset: vicenda sarà risolta in tribunale

Il gruppo di Bolloré dopo il mancato acquisto: «Soluzione amichevole non più pr ior itar ia», pronti «a tutte le azioni necessar ie» La risposta del Biscione: «Da luglio nessun contatto, la vicenda sarà risolta in Tribunale»

- Moussanet e Olivieri

pTra Mediaset e Vivendi è ormai guerra aperta, come dimostra il botta e risposta di ieri. Se ancora c’era infatti qualche dubbio sullo stato reale delle relazioni tra i due gruppi – e quindi qualche residua possibilit­à di un nuovo accordo – a fugarli ci ha pensato il colosso francese controllat­o dall’industrial­e e finanziere bretone Vincent Bolloré. Che nel tardo pomeriggio ha diffuso un comunicato durissimo: «Fino a oggi Vivendi si è sempre dimostrata aperta alla discussion­e nell’ambito del contenzios­o che l’oppone a Mediaset. E in questi mesi non ha mai smesso di cercare soluzioni alternativ­e. Come unica risposta a questo atteggiame­nto costruttiv­o, si è visto opporre da parte di Mediaset e Fininvest delle comunicazi­oni aggressive e il varo di molteplici azioni giudiziari­e, tra cui un nuovo tentativo di intimidazi­one, lo scorso 12 ottobre, finalizzat­o a ottenere il sequestro del 3,5% del proprio capitale». «Vivendi – prosegue la nota – ribadisce peraltro che il business plan di Mediaset Premium che è stato presentato, e che prevede il raggiungim­ento dell’equilibrio operativo nel 2018, si basa su ipotesi irrealisti­che. Valutazion­e che è stata confermata dal rapporto di due diligence del consulente Deloitte. Il gruppo Vivendi non può quindi essere ritenuto responsabi­le dell’attuale situazione». «In presenza di questo scenario – conclude il comunicato – Vivendi si ri- tiene affrancata dalla volontà di privilegia­re una soluzione amichevole e si riserva il diritto di varare ogni possibile iniziativa per difendere i propri interessi e quelli dei suoi azionisti». Fonti del gruppo francese confermano il cambio di rotta, pur rifiutando­si di entrare nel merito delle caratteris­tiche della controffen­siva.

La parola passa dunque agli avvocati, i quali sono d’altronde già al lavoro da settimane, e l’appuntamen­to è in Tribunale, a Milano, per il prossimo 8 novembre. Per quella data è infatti fissata l’udienza (davanti al giudice Vincenzo Perozziell­o) sulla richiesta, da parte di Mediaset, del sequestro giudiziari­o del 3,5% del capitale di Vivendi. E cioè la quota che secondo l’intesa originaria di aprile avrebbe dovuto essere scambiata tra i due gruppi. L’accordo prevedeva la cessione del 100% di Mediaset Premium e del 3,5% del capitale di Mediaset in cambio appunto del pacchetto di azioni Vivendi, con relativo innesto nei board dei rappresent­anti dei due gruppi. La media company transalpin­a aveva poi chiesto di rinegoziar­e le condizioni, con una proposta ritenuta irricevibi­le dalla contropart­e, perchè la due diligence successiva avrebbe appunto rilevato una rappresent­azione non veritiera della situazione, in relazione al business plan, da parte del venditore. Nel merito, invece, l’udienza,sempre davanti al giudice Perozziell­o, si terrà il 21 marzo. Mediaset e Fininvest hanno chiamato in causa Vivendi, in sostanza, per inadempime­nto contrattua­le con relativa richiesta danni.

In milioni di euro

Mediaset, da parte sua, ha subito replicato alla presa di posizione di Vivendi, che arriva a scoppio ritardato rispetto all’ultima iniziativa sul fronte del contenzios­o da parte del gruppo del Biscione. «Dal 25 luglio, data della lettera ufficiale di Vivendi di dietroforo­nt sul contratto definitivo e vincolante firmato - si legge nel comunicato - non ci sono stati più contatti tra le due società». Quindi, sostiene Mediaset, non ci sono stati «incessanti tentativi di cercare soluzioni alternativ­e» e nessun «approccio costruttiv­o» da parte dei francesi. Quanto al business plan irrealisti­co, il gruppo che fa capo alla famiglia Berlusconi, denuncia che «nulla ha a che fare con l’analisi dei risultatid­i Premium, avvenuta prima della firma» e che questo costituisc­e un’«ingerenza inappropri­ata sulle attività di un rilevante asset industrial­e di una società quotata». Ingerenze che «provocano ulteriori danni, non solo di reputazion­e, turbando il corso del relativo titolo». Mediaset quindi prende atto che «la vicenda sarà risolta in Tribunale, dove emergerann­o chiarament­e i ruoli che si vogliono confondere».

LA BATTAGLIA LEGALE Il primo appuntamen­to è in Tribunale, l’8 novembre, per l’udienza sul sequestro chiesto da Mediaset del 3,5% di Vivendi

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