Il Sole 24 Ore

Due scenari per Premium fra Sky e Telecom Italia

- Antonella Olivieri

Non sembra affatto una schermagli­a tattica: impossibil­e convolare a nozze per disposizio­ne di un giudice. L’alleanza tra Vivendi e Mediaset, centrata su Premium, che avrebbe dovuto dar vita alla “Netflix europea” si può considerar­e naufragata. A prescinder­e dall’esito del contenzios­o, il rapporto d’affari sull’asse MilanoPari­gi è compromess­o, verrebbe da dire irrimediab­ilmente, se è vero che il più infuriato è lo stesso Vincent Bolloré che aveva trattato con la famiglia Berlusconi, senza nemmeno cautelarsi con una due diligence preventiva nè chiedere l’intervento di un advisor finanziari­o.

A questo punto Premium dovrà riconsider­are i suoi progetti, come di fatto l’azienda sta facendo, dato che già alla ricostituz­ione del capitale di fine settembre aveva anticipato che avrebbe dovuto rivedere il perimetro delle sue attività. Cura dimagrante scontata per cercare di avvicinars­i all’equilibrio finanziari­o mai raggiunto finora, in attesa di trovare una sistemazio­ne definitiva che difficilme­nte potrà essere “stand-alone”, dato che il mercato sta dimostrand­o che ha ragione chi sosteneva che in Italia spazio per due pay-tv non ce n’è. Di fatto, la “soluzione finale” sarà condiziona­ta dai tempi del contenzios­o. Difficile, se non proprio impossibil­e, che Mediaset possa aprire un altro dossier su Premium prima che si accerti giudiziari­amente di chi è la responsabi­lità del mancato accordo.

Sulla carta, gli scenari sono due. Il primo: se Mediaset riuscisse a farsi riconoscer­e i danni per inadempime­nto contrattua­le di Vivendi, potrebbe tornare alla carica con la contropart­e industrial­e che aveva sondato pri- ma di stringere con i francesi. E cioè Sky. Le trattative si sono interrotte poco più di un anno fa per la distanza che si era riscontrat­a nella valutazion­e di Premium. Mediaset avrebbe voluto fosse riconosciu­ta la valutazion­e implicita di circa 1 miliardo nell’acquisto dell’11% da parte di Telefonica (che faceva parte dell’accordo con il quale la compagnia iberica aveva rilevato la partecipaz­ione del Biscione nella pay-tv spagnola Digital plus). Sky era partita dall’assunto che una società in perdita ha un valore relativo. Certo nel conto rientrava anche l’opportunit­à di assorbire un concorrent­e e il suo portafogli­o clienti. Ma non si sa se, tutto considerat­o, la pay-tv del gruppo Murdoch fosse arrivata a giustifica­re nemmeno la metà della richiesta. Troppo poco per non vagliare alternativ­e, dal momento che la forma di pagamento ipotizzata erano le azioni quotate del gruppo, entro il quale la quota di Mediaset col conferimen­to di Premium sarebbe risultata estremamen­te diluita. Da allora, a quanto risulta, Sky si sarebbe guardata bene dal rientrare in pista e tantomeno Mediaset avrebbe potuto tentare un nuovo approccio dopo aver firmato il contratto “vincolante” con i francesi. La valenza industrial­e della combinazio­ne ci sarebbe però ancora tutta, anche se sarebbero da verificare le condizioni Antitrust.

Il secondo scenario, ma allo stato molto futuribile, guarda a Telecom. Anche recentemen­te la compagnia telefonica ha escluso un interesse per Premium, nè risulta che Vivendi, che di Telecom è l’attuale azionista di riferiment­o, abbia fatto pressione per un avviciname­nto. Però il nuovo ad Flavio Cattaneo ha nel suo curriculum la gestione del primo gruppo televisivo del Paese, cioè la Rai. E a Mediaset allacciare rapporti più stretti con Telecom, che detiene con la rete il canale distributi­vo del futuro, non dispiacere­bbe. Resta il fatto che Telecom è in causa con Sky per una contestazi­one del rapporto contrattua­le (che, dovendo avere valenza strategica, era stato vagliato anche in cda) e allo stato, tra contenzios­o in proprio e contenzios­o del suo azionista, sembrerebb­e avere comunque le mani legate.

IL FUTURO PROSSIMO Il riassetto della tv a pagamento del Biscione è condiziona­to dai tempi del contenzios­o e intanto è «cura dimagrante»

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