Due scenari per Premium fra Sky e Telecom Italia
Non sembra affatto una schermaglia tattica: impossibile convolare a nozze per disposizione di un giudice. L’alleanza tra Vivendi e Mediaset, centrata su Premium, che avrebbe dovuto dar vita alla “Netflix europea” si può considerare naufragata. A prescindere dall’esito del contenzioso, il rapporto d’affari sull’asse MilanoParigi è compromesso, verrebbe da dire irrimediabilmente, se è vero che il più infuriato è lo stesso Vincent Bolloré che aveva trattato con la famiglia Berlusconi, senza nemmeno cautelarsi con una due diligence preventiva nè chiedere l’intervento di un advisor finanziario.
A questo punto Premium dovrà riconsiderare i suoi progetti, come di fatto l’azienda sta facendo, dato che già alla ricostituzione del capitale di fine settembre aveva anticipato che avrebbe dovuto rivedere il perimetro delle sue attività. Cura dimagrante scontata per cercare di avvicinarsi all’equilibrio finanziario mai raggiunto finora, in attesa di trovare una sistemazione definitiva che difficilmente potrà essere “stand-alone”, dato che il mercato sta dimostrando che ha ragione chi sosteneva che in Italia spazio per due pay-tv non ce n’è. Di fatto, la “soluzione finale” sarà condizionata dai tempi del contenzioso. Difficile, se non proprio impossibile, che Mediaset possa aprire un altro dossier su Premium prima che si accerti giudiziariamente di chi è la responsabilità del mancato accordo.
Sulla carta, gli scenari sono due. Il primo: se Mediaset riuscisse a farsi riconoscere i danni per inadempimento contrattuale di Vivendi, potrebbe tornare alla carica con la controparte industriale che aveva sondato pri- ma di stringere con i francesi. E cioè Sky. Le trattative si sono interrotte poco più di un anno fa per la distanza che si era riscontrata nella valutazione di Premium. Mediaset avrebbe voluto fosse riconosciuta la valutazione implicita di circa 1 miliardo nell’acquisto dell’11% da parte di Telefonica (che faceva parte dell’accordo con il quale la compagnia iberica aveva rilevato la partecipazione del Biscione nella pay-tv spagnola Digital plus). Sky era partita dall’assunto che una società in perdita ha un valore relativo. Certo nel conto rientrava anche l’opportunità di assorbire un concorrente e il suo portafoglio clienti. Ma non si sa se, tutto considerato, la pay-tv del gruppo Murdoch fosse arrivata a giustificare nemmeno la metà della richiesta. Troppo poco per non vagliare alternative, dal momento che la forma di pagamento ipotizzata erano le azioni quotate del gruppo, entro il quale la quota di Mediaset col conferimento di Premium sarebbe risultata estremamente diluita. Da allora, a quanto risulta, Sky si sarebbe guardata bene dal rientrare in pista e tantomeno Mediaset avrebbe potuto tentare un nuovo approccio dopo aver firmato il contratto “vincolante” con i francesi. La valenza industriale della combinazione ci sarebbe però ancora tutta, anche se sarebbero da verificare le condizioni Antitrust.
Il secondo scenario, ma allo stato molto futuribile, guarda a Telecom. Anche recentemente la compagnia telefonica ha escluso un interesse per Premium, nè risulta che Vivendi, che di Telecom è l’attuale azionista di riferimento, abbia fatto pressione per un avvicinamento. Però il nuovo ad Flavio Cattaneo ha nel suo curriculum la gestione del primo gruppo televisivo del Paese, cioè la Rai. E a Mediaset allacciare rapporti più stretti con Telecom, che detiene con la rete il canale distributivo del futuro, non dispiacerebbe. Resta il fatto che Telecom è in causa con Sky per una contestazione del rapporto contrattuale (che, dovendo avere valenza strategica, era stato vagliato anche in cda) e allo stato, tra contenzioso in proprio e contenzioso del suo azionista, sembrerebbe avere comunque le mani legate.
IL FUTURO PROSSIMO Il riassetto della tv a pagamento del Biscione è condizionato dai tempi del contenzioso e intanto è «cura dimagrante»