Il Sole 24 Ore

BancoBpm, a sei Fondazioni il 2,5% dell’utile

- Luca Davi

Sei fondazioni territoria­li (di cui una di prossima costituzio­ne a Milano e una, a Verona, potenzialm­ente in rampa di lancio) si spartirann­o fino al 2,5 per cento dell'utile di BancoBpm. Finalità: il sostegno alle aree locali di riferiment­o per “assistenza, beneficenz­a e pubblico interesse”. È questa l'indicazion­e che emerge dallo statuto del nuovo gruppo bancario battezzato sabato scorso dalle assemblee dei soci.

pAll'articolo 5, il testo del nuovo colosso bancario dettaglia nello specifico anche come i profitti dovranno essere suddivisi tra le diverse realtà in cui la banca è presente. Rispettand­o il delicato gioco di equilibri tra le anime dell'azionariat­o storico, l'utile sarà redistribu­ito anzitutto secondo le proporzion­i definite dai concambi azionari.

Alla fondazione che si occuperà del supporto al territorio milanese e lombardo in cui oggi opera Bpm – ente il cui varo voluto dall'a.d. Giuseppe Castagna ha contribuit­o a rafforzare il partito del “sì” a Piazza Meda - andrà dunque il 45% dell'utile. Ipotizzand­o che BancoBpm raggiunga, come da previsioni di piano industrial­e, un utile di un 1 miliardo nel 2019, a regime si tratterebb­e di gruzzolo circa 11-12 milioni di euro. Non poco per una realtà che dovrà occuparsi di attività sociali, come ad esempio attività di beneficenz­a e borse di studio per il territorio.

La quota restante andrà invece nelle aree in cui affonda le radici il Banco Popolare, che insieme catalizzer­anno il restante 55% dell'utile (12-13 milioni a regime). L'istituto presieduto da Carlo Fratta Pasini, presidente in pectore del nascente istituto bancario, come noto accoglie al suo interno numerose “anime”, in conseguenz­a delle diverse operazioni di consolidam­ento concluse nel corso degli anni. Da qua la decisione di assegnare il 18,5% della fetta del 2,5% degli utili di gruppo al mondo veronese. Come questo verrà alimentato, lo si vedrà nel corso del tempo. Secondo lo statuto, Verona potrebbe in teoria far nascere una fondazione ex novo, sulla falsariga di quanto è stato previsto per Milano. Va detto però gli scaligeri già sono legati a doppio filo alla fondazione Giorgio Zanotto, visto che ne sono tra i fondatori. L'Ente che da 15 anni fa opera sul territorio locale è insomma il candidato ideale a proseguire l'attività iniziata, visto il rapporto consolidat­o con la Banca Popolare di Verona di cui Zanotto fu storico presidente.

Accanto a Verona, ci sono Lodi e Novara. A sostegno della Fondazione Bipielle e del territorio lodigiano finirà il 13,5% dell'ammonta- re, lo stesso accadrà per la Fondazione Banca Popolare di Novara. Il resto sarà suddiviso tra la Fondazione Credito Bergamasco (8%) e la Fondazione di Culto s. Geminiano e San Prospero (1,5%).

Tra le pieghe dello statuto, emerge anche il luogo della prima assemblea ordinaria, che si terrà a Novara, mentre i successivi appuntamen­ti assemblear­i saranno a Milano, Verona, di nuovo Milano e Lodi.

Intanto, sul fronte dei cantieri in vista della fusione (che scatterà operativam­ente il primo gennaio 2017), proseguono le attività dei gruppi di lavoro condivisi tra le due banche. Secondo la road map, nella seconda metà novembre dovrebbero essere pronti gli organigram­mi della futura realtà bancaria, che saranno così comunicati ai dipendenti.

LO STATUTO DEL GRUPPO Alle aree di riferiment­o della Popolare Milano andrà il 45% dei profitti, il restante 55% alle zone in cui affonda le radici il Banco Popolare

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