BancoBpm, a sei Fondazioni il 2,5% dell’utile
Sei fondazioni territoriali (di cui una di prossima costituzione a Milano e una, a Verona, potenzialmente in rampa di lancio) si spartiranno fino al 2,5 per cento dell'utile di BancoBpm. Finalità: il sostegno alle aree locali di riferimento per “assistenza, beneficenza e pubblico interesse”. È questa l'indicazione che emerge dallo statuto del nuovo gruppo bancario battezzato sabato scorso dalle assemblee dei soci.
pAll'articolo 5, il testo del nuovo colosso bancario dettaglia nello specifico anche come i profitti dovranno essere suddivisi tra le diverse realtà in cui la banca è presente. Rispettando il delicato gioco di equilibri tra le anime dell'azionariato storico, l'utile sarà redistribuito anzitutto secondo le proporzioni definite dai concambi azionari.
Alla fondazione che si occuperà del supporto al territorio milanese e lombardo in cui oggi opera Bpm – ente il cui varo voluto dall'a.d. Giuseppe Castagna ha contribuito a rafforzare il partito del “sì” a Piazza Meda - andrà dunque il 45% dell'utile. Ipotizzando che BancoBpm raggiunga, come da previsioni di piano industriale, un utile di un 1 miliardo nel 2019, a regime si tratterebbe di gruzzolo circa 11-12 milioni di euro. Non poco per una realtà che dovrà occuparsi di attività sociali, come ad esempio attività di beneficenza e borse di studio per il territorio.
La quota restante andrà invece nelle aree in cui affonda le radici il Banco Popolare, che insieme catalizzeranno il restante 55% dell'utile (12-13 milioni a regime). L'istituto presieduto da Carlo Fratta Pasini, presidente in pectore del nascente istituto bancario, come noto accoglie al suo interno numerose “anime”, in conseguenza delle diverse operazioni di consolidamento concluse nel corso degli anni. Da qua la decisione di assegnare il 18,5% della fetta del 2,5% degli utili di gruppo al mondo veronese. Come questo verrà alimentato, lo si vedrà nel corso del tempo. Secondo lo statuto, Verona potrebbe in teoria far nascere una fondazione ex novo, sulla falsariga di quanto è stato previsto per Milano. Va detto però gli scaligeri già sono legati a doppio filo alla fondazione Giorgio Zanotto, visto che ne sono tra i fondatori. L'Ente che da 15 anni fa opera sul territorio locale è insomma il candidato ideale a proseguire l'attività iniziata, visto il rapporto consolidato con la Banca Popolare di Verona di cui Zanotto fu storico presidente.
Accanto a Verona, ci sono Lodi e Novara. A sostegno della Fondazione Bipielle e del territorio lodigiano finirà il 13,5% dell'ammonta- re, lo stesso accadrà per la Fondazione Banca Popolare di Novara. Il resto sarà suddiviso tra la Fondazione Credito Bergamasco (8%) e la Fondazione di Culto s. Geminiano e San Prospero (1,5%).
Tra le pieghe dello statuto, emerge anche il luogo della prima assemblea ordinaria, che si terrà a Novara, mentre i successivi appuntamenti assembleari saranno a Milano, Verona, di nuovo Milano e Lodi.
Intanto, sul fronte dei cantieri in vista della fusione (che scatterà operativamente il primo gennaio 2017), proseguono le attività dei gruppi di lavoro condivisi tra le due banche. Secondo la road map, nella seconda metà novembre dovrebbero essere pronti gli organigrammi della futura realtà bancaria, che saranno così comunicati ai dipendenti.
LO STATUTO DEL GRUPPO Alle aree di riferimento della Popolare Milano andrà il 45% dei profitti, il restante 55% alle zone in cui affonda le radici il Banco Popolare