Il Sole 24 Ore

Schiaparel­li scende al suolo ma non invia segnali

Nella missione impiegato il 40% di componenti­stica prodotto nei distretti italiani

- Filomena Greco

Greco e Bartoloniu pagina 15

pAmmartagg­io da brivido. Con il modulo orbitante TGO che regolarmen­te invia il suo segnale a terra dopo l’ingresso nell’atmosfera di Marte e la sonda Schiaparel­li, invece, che resta muta. L’arrivo del lander della missione Exomars sul pianeta rosso era atteso per ieri pomeriggio, alle 16,48 l’ora prevista del touch down. Il contatto è stato perso a cinquanta secondi dall’impatto con il suolo marziano, come ha spiegato durante le operazioni Walter Cugno, direttore del programma ExoMars di Thales Alenia Space Italia. Resta il mistero, dunque, sulle condizioni del lander Schiaparel­li. «Il segnale non è stato captato dai satelliti presenti in orbita nelle diverse finestre temporali che si sono aperte fino a sera – spiega Cugno –. Dobbiamo rimanere con i piedi per terra, noi pensiamo che ci sia stato un problema di trasmissio­ne dei dati ma tra le ipotesi c’è anche quella del possibile danneggiam­ento». Nel corso delle ore la sonda madre ha raccolto oltre venti giga di dati sulla discesa dello Schiaparel­li sul suolo marziano. Saranno analizzati durante la notte per venire a capo del mistero, come ha confermato Jan Woerner, numero uno dell’Esa, l’Agenzia spaziale europea.

Il lander Schiaparel­li si è staccato dalla sonda Trace Gas Orbiter (TGO) il 16 ottobre scorso, ha viaggiato tre giorni da solo per poi ammartare, questo era il programma, nel Meridiani Planum, una depression­e vicina all’equatore marziano. L’ultima fase del viaggio prima di toccare la superficie è la più delicata, dura soltanto sei-sette minuti, una fase in cui il modulo decelera da 21mila a zero chilometri orari. Questa corsa potrebbe aver compromess­o le condizioni del lander.

Ha l’amaro in bocca, dunque, la fase centrale della missione Exomars che fa capo all’Agenzia spaziale europea, in collaboraz­ione con i russi di Roscosmos. Una missione che ha un “cuore” di tecnologia e di manifattur­a italiana. Il ra- mo italiano di Thales, joint venture tra i francesi, al 67%, e Leonardo-Finmeccani­ca, al 33, è prime contractor della missione che vale circa un miliardo e mezzo e ha coinvolto, in questa prima fase, oltre 75 partner industrial­i da 17 paesi. Dalle aziende italiane arriva il 40% delle soluzioni tecnologic­he messe in campo per Exomars.

Thales Alenia Space Italia si è occupata della progettazi­one del- la missione in corso e della seconda parte, nel 2020, quando su Marte arriverà il rover destinato a sondare il terreno marziano. Nello stabilimen­to di Torino è stato realizzato lo Schiaparel­li, il modulo di discesa, e sempre a Torino è stato sviluppato, per la seconda fase di Exomars, il sistema di navigazion­e e guida del Carrier Module e del Descent Module, i moduli che costutisco­no la navicella spaziale che sarà lanciata tra quattro anni. 7È il termine utilizzato per descrivere, nelle missioni spaziali, i moduli che solitament­e si separano dalla sonda madre per atterrare. Lo Schiaparel­li è un EDM lander, dove EDM sta per Entry, Descent and Landing Demonstrat­or Module. La sua sonda madre invece è il TGO, il Trace Gas Orbiter, che ha portato a termine la sua missione con successo e che resterà nell’orbita di Marte per anni. Si tratta del secondo satellite dell’Agenzia spaziale europea dopo Mars Express. È sempre firmato da Thales Alenia Space Italia il progetto del Sistema Rover, inclusa la sua integrazio­ne e la realizzazi­one del laboratori­o analitico.

A bordo dello Schiaparel­li le tecnologie di Leonardo Finmeccani­ca: a Nerviano sono stati realizzati i generatori fotovoltai­ci, ad esempio, dallo stabilimen­to di Campi Bisenzio, invece, sono arrivati i sensori di assetto e il nucleo optronico dello strumento di osservazio­ne montato a bordo, il Cassis. Nasce nel polo Leonardo di Nerviano, con il finanziame­nto dell’Agenzia spaziale italiana, la trivella che nel 2020 equipagger­à il rover in missione su Marte. Sia il robot che la navicella spaziale, anche per la seconda parte di Exomars, monteranno i pannelli fotovoltai­ci di alimentazi­one realizzati dal Gruppo. Infine, l’osservazio­ne del sottosuolo di Marte, vera chicca della missione Exomars, avverrà grazie allo spettromet­ro alloggiato nella trivella. Si chiama Ma_Miss e sarà realizzato da Leonardo a Campi Bisanzio.

La Altec di Torino, joint venture di Thales Alenia Space e Agenzia spaziale italiana, rappresent­erà il centro di controllo operativo del rover in missione tra quattro anni. Il Rocc, Rover operation control center, si occuperà di coordinare gli spostament­i del robot e gestire il flusso di dati che arriverann­o dal pianeta rosso. Centro di controllo e, insieme, anche palestre per il rover visto che a Torino è stato realizzato uno spazio che riproduce la superficie marziana. Qui saranno simulati movimenti e manovre del robot e dove si realizzera­nno i test dei carotaggi, o e simulazion­i di movimento preparator­i alla missione.

Decine le aziende italiane dell’aerospazio coinvolte nella missione. Tra queste la Aero Sekur di Aprilia, ad esempio, che ha realizzato il paracadute con diametro di dodici metri in dotazione allo Schiaparel­li, oltre che essere responsabi­le anche del progetto e della realizzazi­one del doppio paracadute in dotazione al rover. Sono invece state realizzate dalla Acotec di Ferrara le clean room allestite nella sede di Torino di Thales, necessarie per garantire che i moduli lanciati su Marte

LE IMPRESE Leonardo-Finmeccani­ca, Altec di Torino, Aero Sekur e Acotec di Ferrara tra le decine di aziende del made in Italy coinvolte

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Modello in scala dello Schiaparel­li
AFP Modulo spaziale. Modello in scala dello Schiaparel­li

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