Referendum, il Tar respinge il ricorso di M5S e Si: «Difetto di giurisdizione» Italicum, proposta Pd entro 10 giorni
Inammissibile per «difetto di giurisdizione assoluto» - Opposizioni in trincea, polemica con i Dem
Il Tar del Lazio ha dichiarato inammissibile per difetto di giurisdizione il ricorso sul quesito referendario presentato da M5s e Si. Intanto entro dieci giorni il Pd elaborerà una proposta unitaria sulla legge elettorale .
pDopo quattro giorni di camera di consiglio, ieri il Tar Lazio ha dichiarato inammissibile per difetto di giurisdizione il ricorso targato 5 Stelle e Sinistra italiana contro il quesito del referendum del 4 dicembre sulla riforma costituzionale. Sempre ieri, il tribunale civile di Milano ha, invece, iniziato la discussione di un analogo ricorso con il quale si chiede di investire della questione la Corte costituzionale.
Il Tar Lazio ha, dunque, scritto la prima parola sul contenzioso referendario, che - tra ricorsi al giudice ordinario (a Milano è in attesa di esame anche quello presentato dal presidente emerito della Corte costituzionale, Valerio Onida), altri ricorsi al Tar Lazio (uno del Codacons e un altro di Onida) e possibili appello al Consiglio di Stato - sembrerebbe non terminato. Secondo la sezione seconda-bis del tribunale amministrativo della capitale la questione è, però, chiara: il ricorso va «dichiarato inammissibile - si legge nella decisione 10445 (presi- dente Elena Stanizzi, relatore Antonella Mangia) - per difetto assoluto di giurisdizione, il che, nel rendere irrilevante ogni altra questione processuale, preclude altresì la possibilità di individuare, ai sensi dell’articolo 11 del codice del processo amministrativo, un diverso giudice nazionale cui sottoporre la controversia».
E questo perché il quesito è espressione di atti insindacabili, ovvero le ordinanze dell’Ufficio centrale del referendum, presso la Corte di Cassazione, con le quali il quesito è stato ritenuto conforme alla legge del 1970 che regola la materia referendaria, e il Dpr che ha “recepito” il quesito e indetto il re- ferendum. Si tratta, spiegano i giudici, di due atti che, nella parte in cui si riferiscono al quesito, sono espressione di un ruolo di garanzia e si caratterizzano per la loro assoluta neutralità, che li sottrae al sindacato giurisdizionale. Per la richiesta di rimettere gli atti alla Corte costituzionale, il collegio ha ritenuto che quella strada sia di competenza del l’Ufficio centrale per il referendum.
La decisione dei giudici ha scatenato le reazioni della politica. Per le opposizioni la sentenza del Tar, non entrando nel merito, non modifica la sostanza ovvero che il quesito sul referendum è una «truffa», un «raggiro» realizzato dal Governo ai danni degli italiani. Ma per il comitato «Bastaunsì», la bocciatura del ricorso conferma che il quesito «mantiene quei requisiti di neutralità che lo sottraggono, sia ai giudizi dei magistrati, sia, ci auguriamo, alle polemiche politiche». Un auspicio immediatamente respinto. «Il Tar non ha dato alcun giudizio sul quesito, non ha detto che il quesito è neutrale», attacca il capo- gruppo di Fi Renato Brunetta. Dunque, «la sostanza del testo ingannevole rimane», affermano i senatori firmatari del ricorso Loredana De Petris, capogruppo di Sinistra italiana, e Vito Crimi, M5S.
Ieri intanto si è riunita per la prima volta la commissione del Pd per valutare le possibili modifiche all’Italicum. Gianni Cuperlo esponente della minoranza, ha detto esplicitamente ai capigruppo dem Zanda e Rosato, al vicesegretario Guerini e al presidente del partito Orfini, che una risposta deve arrivare in tempi rapidi se davvero si vuole evitare la «lacerazione» del Pd sul referendum. L’obiettivo – spiega Cuperlo – è di indicare urgentemente con «limpidezza principi e percorso di una nuova legge elettorale». L’ipotesi è di arrivare a un documento condiviso entro una decina di giorni, in cui si avalli ufficialmente la disponibilità del Pd a rivedere premio di lista, ballottaggio e capilista. Ma perché si possa realizzare è indispensabile il via libera di Renzi.
LA LEGGE DEL 70 Il quesito è stato ritenuto conforme alla legge del 1970 che regola i referendum. Il Dpr poi ha “recepito” il quesito e indetto la consultazione