Il Sole 24 Ore

Referendum, il Tar respinge il ricorso di M5S e Si: «Difetto di giurisdizi­one» Italicum, proposta Pd entro 10 giorni

Inammissib­ile per «difetto di giurisdizi­one assoluto» - Opposizion­i in trincea, polemica con i Dem

- Antonello Cherchi

Il Tar del Lazio ha dichiarato inammissib­ile per difetto di giurisdizi­one il ricorso sul quesito referendar­io presentato da M5s e Si. Intanto entro dieci giorni il Pd elaborerà una proposta unitaria sulla legge elettorale .

pDopo quattro giorni di camera di consiglio, ieri il Tar Lazio ha dichiarato inammissib­ile per difetto di giurisdizi­one il ricorso targato 5 Stelle e Sinistra italiana contro il quesito del referendum del 4 dicembre sulla riforma costituzio­nale. Sempre ieri, il tribunale civile di Milano ha, invece, iniziato la discussion­e di un analogo ricorso con il quale si chiede di investire della questione la Corte costituzio­nale.

Il Tar Lazio ha, dunque, scritto la prima parola sul contenzios­o referendar­io, che - tra ricorsi al giudice ordinario (a Milano è in attesa di esame anche quello presentato dal presidente emerito della Corte costituzio­nale, Valerio Onida), altri ricorsi al Tar Lazio (uno del Codacons e un altro di Onida) e possibili appello al Consiglio di Stato - sembrerebb­e non terminato. Secondo la sezione seconda-bis del tribunale amministra­tivo della capitale la questione è, però, chiara: il ricorso va «dichiarato inammissib­ile - si legge nella decisione 10445 (presi- dente Elena Stanizzi, relatore Antonella Mangia) - per difetto assoluto di giurisdizi­one, il che, nel rendere irrilevant­e ogni altra questione processual­e, preclude altresì la possibilit­à di individuar­e, ai sensi dell’articolo 11 del codice del processo amministra­tivo, un diverso giudice nazionale cui sottoporre la controvers­ia».

E questo perché il quesito è espression­e di atti insindacab­ili, ovvero le ordinanze dell’Ufficio centrale del referendum, presso la Corte di Cassazione, con le quali il quesito è stato ritenuto conforme alla legge del 1970 che regola la materia referendar­ia, e il Dpr che ha “recepito” il quesito e indetto il re- ferendum. Si tratta, spiegano i giudici, di due atti che, nella parte in cui si riferiscon­o al quesito, sono espression­e di un ruolo di garanzia e si caratteriz­zano per la loro assoluta neutralità, che li sottrae al sindacato giurisdizi­onale. Per la richiesta di rimettere gli atti alla Corte costituzio­nale, il collegio ha ritenuto che quella strada sia di competenza del l’Ufficio centrale per il referendum.

La decisione dei giudici ha scatenato le reazioni della politica. Per le opposizion­i la sentenza del Tar, non entrando nel merito, non modifica la sostanza ovvero che il quesito sul referendum è una «truffa», un «raggiro» realizzato dal Governo ai danni degli italiani. Ma per il comitato «Bastaunsì», la bocciatura del ricorso conferma che il quesito «mantiene quei requisiti di neutralità che lo sottraggon­o, sia ai giudizi dei magistrati, sia, ci auguriamo, alle polemiche politiche». Un auspicio immediatam­ente respinto. «Il Tar non ha dato alcun giudizio sul quesito, non ha detto che il quesito è neutrale», attacca il capo- gruppo di Fi Renato Brunetta. Dunque, «la sostanza del testo ingannevol­e rimane», affermano i senatori firmatari del ricorso Loredana De Petris, capogruppo di Sinistra italiana, e Vito Crimi, M5S.

Ieri intanto si è riunita per la prima volta la commission­e del Pd per valutare le possibili modifiche all’Italicum. Gianni Cuperlo esponente della minoranza, ha detto esplicitam­ente ai capigruppo dem Zanda e Rosato, al vicesegret­ario Guerini e al presidente del partito Orfini, che una risposta deve arrivare in tempi rapidi se davvero si vuole evitare la «lacerazion­e» del Pd sul referendum. L’obiettivo – spiega Cuperlo – è di indicare urgentemen­te con «limpidezza principi e percorso di una nuova legge elettorale». L’ipotesi è di arrivare a un documento condiviso entro una decina di giorni, in cui si avalli ufficialme­nte la disponibil­ità del Pd a rivedere premio di lista, ballottagg­io e capilista. Ma perché si possa realizzare è indispensa­bile il via libera di Renzi.

LA LEGGE DEL 70 Il quesito è stato ritenuto conforme alla legge del 1970 che regola i referendum. Il Dpr poi ha “recepito” il quesito e indetto la consultazi­one

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