Alto Milanese, imprese globali con radici nel territorio
Scarpa: «Servono gli strumenti che hanno i migliori» Confindustria Alto Milanese: cruciali istituzioni, scuola e ambiente
Il tornio verticale più grande del mondo, il primo produttore europeo di tessuti denim, il numero due in Europa per i compressori. E poi valvole, macchinari, componentistica. Industria, insomma.
pNon a caso Confindustria Alto milanese ha voluto celebrare tutto questo svolgendo la propria assemblea annuale (la 70esima), proprio nel “tempio” locale della manifattura, la Franco Tosi, uno dei nomi storici della meccanica mondiale. Imprese glo- bali con radici locali è il tema scelto dall’associazione per l’incontro, con il territorio (su cui gravitano 2.700 industrie, con oltre 20mila occupati) “chiamato” a svolgere un ruolo chiave nella sfida della competitività.
«È la nostra arma segreta - spiega il presidente dell’associazione Giuseppe Scarpa - e come le imprese deve cambiare pelle, accelerare il passo per attrarre e trattenere eccellenze e talenti».
Per eccellere nel mondo si può e si deve dunque partire da qui, creando un sistema scolastico connesso con l’economia, infrastrutture e logistica, servizi efficienti, un fisco locale amico e una pubblica amministrazione rapida e snella. «In altri termini - scandisce Scarpa - ci servono gli strumenti che hanno a disposizione i migliori».
Contesto all’interno del quale le aziende a loro volta devono essere in grado di realizzare un salto di qualità, in termini dimensionali ma soprattutto culturali e organizzativi, perché «crescere oggi è saper gestire sistemi produttivi sempre più complessi, in cui non si può fare a meno delle nuove tecnologie digitali».
Il Piano Industria 4.0 rappresenta da questo punto di vista una «straordinaria opportunità» per ridimensionare da un lato i vantaggi dei paesi emergenti riportando anche in Italia le produzioni a più alto valore aggiunto.
Piano apprezzato anche dal presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, che considera tuttavia la Legge di Bilancio come un «grande primo passo che deve essere parte di un grande percorso di una agenda a medio termine per la competitività». Boccia, che annuncia da parte di Confindustria la presentazione a gennaio di un’agenda a medio termine, ribadisce la posizione dell’associazione sul referendum, espressa per ragioni prettamente economiche. «Il punto di sintesi rappresentato dal sì - spiega - rende il Paese moderno dal punto di vista economico».
Scelta fondamentale anche per il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, che ricorda come l’Italia in questi anni abbia soprattutto giocato in difesa, senza misurarsi con il cambia- mento, mentre gli altri correvano di più. «Abbiamo perso del tempo - scandisce - e adesso dobbiamo rimettere al centro la nostra capacità di fare». Il lavoro - aggiunge - arriva dalle aziende, ed ecco perché occorre ribaltare la cultura anti-impresa e tornare a premiare il merito, diversamente questo paese «si scava la fossa da solo».
Aspettando l’esito delle riforme, in termini congiunturali per l’Alto milanese il momento è moderatamente favorevole, con 540 posti di la- 7 Glocalizzazione o glocalismo è un termine introdotto dal sociologo Zygmunt Bauman per adeguare il panorama della globalizzazione alle realtà locali, così da studiarne meglio le loro relazioni con gli ambienti internazionali. Il fenomeno prevede alcuni approcci: la creazione o distribuzione di prodotti e servizi ideati per un mercato globale o internazionale, ma modificati in base alle leggi o alla cultura locale; l’uso di tecnologie di comunicazione elettronica, come internet, per fornire servizi locali su base globale o internazionale; la creazione di strutture organizzative locali, che operano su culture e bisogni locali, al fine di diventare multinazionali o globali voro creati negli ultimi due anni dalle imprese industrial locali, in un territorio di grande tradizione manifatturiera che comprende 20 comuni a nord-ovest di Milano.
Tra gli associati (quasi 500 aziende, con 5,1 miliardi di ricavi e 15mila addetti) si registra nei primi nove mesi dell’anno un recupero del 2% per gli occupati e un contemporaneo calo del 26% per la cassa integrazione.
Numeri da migliorare ancora - aggiunge nella sua relazione il presidente dell’associazione Scarpa - puntando in modo deciso sull’upgrade del capitale umano attraverso un aggiornamento continuo delle competenze e della formazione, «che non è mai una perdita di tempo». Il futuro, con il progressivo inserimento di nuove tecnologie digitali, rappresenta da questo punto di vista un’opportunità ma anche un rischio. «Per questo - spiega - il piano Industria 4.0 andrebbe coordinato con un piano di Education 4.0», in modo da allineare capacità dei giovani con le specifiche e concrete competenze richieste dalle imprese.
Il tema di fondo è dunque quello di un lavoro di squadra, necessario a tutti i livelli per consentire alle imprese di essere realmente “glocal”, vincenti nel mondo ma ancorate al territorio. «Abbiamo le carte in regola per farcela - conclude Scarpa - ma dobbiamo avere il coraggio e la volontà di rimuovere le resistenze al cambiamento, e soprattutto dobbiamo fare presto».
LE PRIORITÀ Le imprese chiedono fisco locale amico, amministrazione snella, infrastrutture e logistica Poletti: «Rimettiamo al centro la nostra capacità di fare»