Bce, possibile estensione del Qe
Draghi rinvia a dicembre ogni decisione sulle modifiche al programma di acquisti
Appuntamento a dicembre. Il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, è entrato ieri in conferenza stampa fermamente deciso a non prender nessun impegno sulla futura azione della Bce, né a rivelarne i possibili dettagli, ma ha spiegato che «le decisioni di dicembre definiranno il quadro per i mesi successivi». Draghi ha ripetuto anche che si è confermato «il bisogno di preservare l’ammontare molto sostanziale di supporto monetario necessario ad assicurare il ritorno dell’inflazione verso livelli sotto, ma vicini, al 2% senza ritardi ingiustificati».
Anche se non ha promesso di estendere il programma di acquisto di titoli, il Qe, oltre il marzo prossimo, e anzi ha detto esplicitamente che l’allungamento non è stato discusso, Draghi ha di fatto lasciato intendere che questo può avvenire alla prossima riunione del consiglio, l’8 dicembre, e che allora spiegherà anche come la Bce intende affrontare la scarsità di alcuni titoli da acquistare (in particolare i Bund tedeschi), che può presentarsi in caso di allungamento del programma. Sono queste opzioni alle quali il consiglio, dopo un’esposizione da parte dei comitati tecnici, ha dedicato la gran parte della discussione di ieri, come ha rivelato Draghi. Per il momento, è apparso così determinato a evitare di entrare nel merito degli interventi futuri che la conferenza stampa si è chiusa con un quarto d’ora di anticipo rispetto ai 60 minuti abituali.
Quel che il banchiere centrale italiano ha invece negato in modo deciso («fonti non informate») sono le indiscrezioni circolate nelle scorse settimane secondo cui la Bce si starebbe preparando a una riduzione graduale (“tapering”) del volume di acquisti, oggi di 80 miliardi di euro mensili. Certo, ha ammesso, il Qe non è per sempre e «nessuno pensa» che possa chiudersi in modo brusco, ma il tema non è attuale.
L’inflazione, infatti, se è risalita a settembre allo 0,4%, resta lontanissima dall’obiettivo di avvicinarsi al 2% e il mini-rimbalzo è stato dovuto soprattutto all’aumento dei prezzi dell’energia. L’inflazione di base, depurata del prezzo del petrolio, ha tenuto a sottolineare Draghi, «non dà segni di una con- vincente tendenza rialzista». E questo da mesi. Il quadro macroeconomico si sta sviluppando secondo le previsioni della Bce, «crescita moderata e stabile, graduale aumento dell’inflazione, ma con rischi al ribasso, che vengono soprattutto dall’ambiente esterno» all’eurozona. Anche per questo, il consiglio preferisce darsi altre sei settimane: non solo i comitati tecnici avranno completato il loro lavoro («è comunque il consiglio che ha l’ultima parola», ha insistito Draghi), ma saranno disponibili le proiezioni macroeconomiche aggiornate, che comprenderanno per la prima volta il 2019. Alle recenti riunioni del Fondo monetario a Washington, aveva detto (ma non lo ha ripetuto ieri) di aspettarsi che l’inflazione si avvicini all’obiettivo verso la fine del 2018 e l’inizio del 2019. Dalle nuove stime di dicembre, cercherà una conferma: intanto dovrà costruire un consenso a fronte della opposizione tedesca. Ma il capo della Bce ha ribadito ancora una volta che le previsioni sono comunque basate su condizioni finanziarie accomodanti e queste a loro volta dipendono dallo «straordinario» grado di stimolo monetario in atto e dalle aspettative della sua prosecuzione. Ha anche precisato che il consiglio vorrà vedere una convergenza «sostenuta» dell’inflazione verso l’obiettivo e ignorerà i singoli dati mensili che risultino anomali. Ragioni in più per ritenere che dopo marzo la Bce insisterà con il Qe, come si aspettano i mercati.
La periferia dell’eurozona resta sotto la costante attenzione di Francoforte. Oggi, l’agenzia canadese Dbrs annuncerà la sua decisione sul rating del Portogallo: è l’unica che ancora assegna a Lisbona un livello di “investment grade” (BBB-). Senza di esso, ha confermato Draghi, i titoli portoghesi sarebbero esclusi dal Qe e non potrebbero essere più usati come collaterale per i rifinanziamenti delle banche presso la Bce stessa. Draghi ha però ricordato che al momento le prospettive del rating di Dbrs sono stabili e ha elogiato l’azione del Governo, anche se restano le vulnerabilità del debito delle imprese e delle sofferenze bancarie. Quanto alla Grecia, è prematuro parlare dell’inserimento dei suoi titoli nel Qe: la Bce farà a tempo debito la propria analisi di sostenibilità del debito, sulla quale ha «preoccupazioni».
PERIFERICI Se il Portogallo dovesse subire oggi un downgrade perderebbe l’accesso al programma di allentamento quantitativo