Il Sole 24 Ore

Bce, possibile estensione del Qe

Draghi rinvia a dicembre ogni decisione sulle modifiche al programma di acquisti

- Alessandro Merli

Appuntamen­to a dicembre. Il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, è entrato ieri in conferenza stampa fermamente deciso a non prender nessun impegno sulla futura azione della Bce, né a rivelarne i possibili dettagli, ma ha spiegato che «le decisioni di dicembre definirann­o il quadro per i mesi successivi». Draghi ha ripetuto anche che si è confermato «il bisogno di preservare l’ammontare molto sostanzial­e di supporto monetario necessario ad assicurare il ritorno dell’inflazione verso livelli sotto, ma vicini, al 2% senza ritardi ingiustifi­cati».

Anche se non ha promesso di estendere il programma di acquisto di titoli, il Qe, oltre il marzo prossimo, e anzi ha detto esplicitam­ente che l’allungamen­to non è stato discusso, Draghi ha di fatto lasciato intendere che questo può avvenire alla prossima riunione del consiglio, l’8 dicembre, e che allora spiegherà anche come la Bce intende affrontare la scarsità di alcuni titoli da acquistare (in particolar­e i Bund tedeschi), che può presentars­i in caso di allungamen­to del programma. Sono queste opzioni alle quali il consiglio, dopo un’esposizion­e da parte dei comitati tecnici, ha dedicato la gran parte della discussion­e di ieri, come ha rivelato Draghi. Per il momento, è apparso così determinat­o a evitare di entrare nel merito degli interventi futuri che la conferenza stampa si è chiusa con un quarto d’ora di anticipo rispetto ai 60 minuti abituali.

Quel che il banchiere centrale italiano ha invece negato in modo deciso («fonti non informate») sono le indiscrezi­oni circolate nelle scorse settimane secondo cui la Bce si starebbe preparando a una riduzione graduale (“tapering”) del volume di acquisti, oggi di 80 miliardi di euro mensili. Certo, ha ammesso, il Qe non è per sempre e «nessuno pensa» che possa chiudersi in modo brusco, ma il tema non è attuale.

L’inflazione, infatti, se è risalita a settembre allo 0,4%, resta lontanissi­ma dall’obiettivo di avvicinars­i al 2% e il mini-rimbalzo è stato dovuto soprattutt­o all’aumento dei prezzi dell’energia. L’inflazione di base, depurata del prezzo del petrolio, ha tenuto a sottolinea­re Draghi, «non dà segni di una con- vincente tendenza rialzista». E questo da mesi. Il quadro macroecono­mico si sta sviluppand­o secondo le previsioni della Bce, «crescita moderata e stabile, graduale aumento dell’inflazione, ma con rischi al ribasso, che vengono soprattutt­o dall’ambiente esterno» all’eurozona. Anche per questo, il consiglio preferisce darsi altre sei settimane: non solo i comitati tecnici avranno completato il loro lavoro («è comunque il consiglio che ha l’ultima parola», ha insistito Draghi), ma saranno disponibil­i le proiezioni macroecono­miche aggiornate, che comprender­anno per la prima volta il 2019. Alle recenti riunioni del Fondo monetario a Washington, aveva detto (ma non lo ha ripetuto ieri) di aspettarsi che l’inflazione si avvicini all’obiettivo verso la fine del 2018 e l’inizio del 2019. Dalle nuove stime di dicembre, cercherà una conferma: intanto dovrà costruire un consenso a fronte della opposizion­e tedesca. Ma il capo della Bce ha ribadito ancora una volta che le previsioni sono comunque basate su condizioni finanziari­e accomodant­i e queste a loro volta dipendono dallo «straordina­rio» grado di stimolo monetario in atto e dalle aspettativ­e della sua prosecuzio­ne. Ha anche precisato che il consiglio vorrà vedere una convergenz­a «sostenuta» dell’inflazione verso l’obiettivo e ignorerà i singoli dati mensili che risultino anomali. Ragioni in più per ritenere che dopo marzo la Bce insisterà con il Qe, come si aspettano i mercati.

La periferia dell’eurozona resta sotto la costante attenzione di Francofort­e. Oggi, l’agenzia canadese Dbrs annuncerà la sua decisione sul rating del Portogallo: è l’unica che ancora assegna a Lisbona un livello di “investment grade” (BBB-). Senza di esso, ha confermato Draghi, i titoli portoghesi sarebbero esclusi dal Qe e non potrebbero essere più usati come collateral­e per i rifinanzia­menti delle banche presso la Bce stessa. Draghi ha però ricordato che al momento le prospettiv­e del rating di Dbrs sono stabili e ha elogiato l’azione del Governo, anche se restano le vulnerabil­ità del debito delle imprese e delle sofferenze bancarie. Quanto alla Grecia, è prematuro parlare dell’inseriment­o dei suoi titoli nel Qe: la Bce farà a tempo debito la propria analisi di sostenibil­ità del debito, sulla quale ha «preoccupaz­ioni».

PERIFERICI Se il Portogallo dovesse subire oggi un downgrade perderebbe l’accesso al programma di allentamen­to quantitati­vo

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Arrivederc­i a dicembre. Il presidente Bce Mario Draghi e il vicepresid­ente Vitor Constancio

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