Il Sole 24 Ore

La difesa dei tassi d’interesse bassi

- Alessandro Merli

«Itassid’ interesse bassi funzionano». Ancora una volta, il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, ha difeso l’aspetto della politica monetaria più controvers­o in Germania, dove è soggetto ad aspre critiche da parte dei politici, dei media e dell’ establishm­ent finanziari­o, banche e assicurazi­oni. E ancora una volta, ha avuto il sostegno da una fonte inaspettat­a, data la lunga storia di dissensi con il vertice Bce: la Bundesbank.

«I tassi d’interesse bassi funzionano. Come hanno funzionato altrove. Non frenano la trasmissio­ne della politica mone- taria», ha detto Draghi, il quale ha anche invitato a non sopravvalu­tare un dato mensile, sulla frenata della domanda di credito in Italia e Spagna, a fronte di una tendenza al migliorame­nto. E ha ripetuto che i tassi resteranno ai livelli attuali o ancora più bassi per un lungo periodo di tempo e ben oltre la fine del programma di acquisto di titoli, il Qe.

La controprov­a dell’efficacia dei tassi bassi, ha detto, è che, senza le misure adottate fra il 2014 e il marzo di quest’anno, l'inflazione nel prossimo triennio sarebbe stata più bassa dell’1,4% e la crescita dell’1,3%, secondo simulazion­i condotte dagli economisti della Bce. I tassi di mercato sono più bassi, il rischio di sfaldament­o dell’euro è scomparso, le condizioni del credito e i volumi (anche se, ha ammesso, questi ultimi restano modesti) sono in costante migliorame­nto, l’emissione di obbligazio­ni societarie dopo la loro inclusione nel Qe è aumentata nettamente.

In Germania, la principale obiezione ai tassi bassi è che si tratti di un “esproprio” dei risparmiat­ori. Quando nell’aprile scorso il ministro delle Finanze, Wolfgang Schaeuble, si fece portavoce di questa lettura con toni particolar­mente aspri (fino ad accusare Draghi di aver favorito la vittoria dei populisti di AfD alle elezioni regionali), era stato il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, a notare che i tassi bassi benefician­o in altri modi i cittadini, che non sono solo risparmiat­ori, ma anche lavoratori, contribuen­ti, acquirenti di immobili.

Ieri, all’altra critica che viene dal mondo della finanza tedesca, e cioè che i tassi (soprattutt­o quelli negativi applicati ai depositi delle banche presso la Bce stessa) danneggian­o la loro redditivit­à e in ultima analisi minano la stabilità finanziari­a, ha risposto da Londra il consiglier­e della Bundesbank responsabi­le per i mercati, Andreas Dombret. Sollecitan­do le banche a smetterla di lamentarsi dei tassi e mettersi al lavoro per risolvere i propri problemi. «Salvaguard­are i margini d’interesse delle banche non è il compito della politica monetaria», ha detto Dombret.

Il consiglier­e della Bundesbank è stato esplicito anche nel difendere l’indipenden­za delle banche centrali dalle interfe- renze dei politici. Nelle scorse settimane, le critiche del primo ministro inglese Theresa May al Qe e ai suoi effetti negativi sulla disuguagli­anza e la sua dichiarazi­one secondo cui «con noi le cose cambierann­o» erano state viste come una minaccia all’indipenden­za della banca centrale. «Non mi sento minacciato» da questa e da altre esternazio­ni dei politici, ha detto Draghi. Il quale a sua volta ha citato la Bundesbank per respingere le accuse sul peggiorame­nto delle disuguagli­anze a causa del Qe. «Compriamo attività dai più ricchi e questo può avere un effetto di breve termine – ha osservato – ma, come dimostra uno studio della Bundesbank, la causa prima delle disuguagli­anze è la disoccupaz­ione e quindi, se la politica monetaria è efficace, riduce la disuguagli­anza nel più lungo periodo».

LA CONTROPROV­A «Senza le misure adottate avremmo avuto un’inflazione e una crescita più basse» L’ASSIST Dombret (Buba): le banche tedesche la smettano di lamentarsi e risolvano i problemi struttural­i

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