La difesa dei tassi d’interesse bassi
«Itassid’ interesse bassi funzionano». Ancora una volta, il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, ha difeso l’aspetto della politica monetaria più controverso in Germania, dove è soggetto ad aspre critiche da parte dei politici, dei media e dell’ establishment finanziario, banche e assicurazioni. E ancora una volta, ha avuto il sostegno da una fonte inaspettata, data la lunga storia di dissensi con il vertice Bce: la Bundesbank.
«I tassi d’interesse bassi funzionano. Come hanno funzionato altrove. Non frenano la trasmissione della politica mone- taria», ha detto Draghi, il quale ha anche invitato a non sopravvalutare un dato mensile, sulla frenata della domanda di credito in Italia e Spagna, a fronte di una tendenza al miglioramento. E ha ripetuto che i tassi resteranno ai livelli attuali o ancora più bassi per un lungo periodo di tempo e ben oltre la fine del programma di acquisto di titoli, il Qe.
La controprova dell’efficacia dei tassi bassi, ha detto, è che, senza le misure adottate fra il 2014 e il marzo di quest’anno, l'inflazione nel prossimo triennio sarebbe stata più bassa dell’1,4% e la crescita dell’1,3%, secondo simulazioni condotte dagli economisti della Bce. I tassi di mercato sono più bassi, il rischio di sfaldamento dell’euro è scomparso, le condizioni del credito e i volumi (anche se, ha ammesso, questi ultimi restano modesti) sono in costante miglioramento, l’emissione di obbligazioni societarie dopo la loro inclusione nel Qe è aumentata nettamente.
In Germania, la principale obiezione ai tassi bassi è che si tratti di un “esproprio” dei risparmiatori. Quando nell’aprile scorso il ministro delle Finanze, Wolfgang Schaeuble, si fece portavoce di questa lettura con toni particolarmente aspri (fino ad accusare Draghi di aver favorito la vittoria dei populisti di AfD alle elezioni regionali), era stato il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, a notare che i tassi bassi beneficiano in altri modi i cittadini, che non sono solo risparmiatori, ma anche lavoratori, contribuenti, acquirenti di immobili.
Ieri, all’altra critica che viene dal mondo della finanza tedesca, e cioè che i tassi (soprattutto quelli negativi applicati ai depositi delle banche presso la Bce stessa) danneggiano la loro redditività e in ultima analisi minano la stabilità finanziaria, ha risposto da Londra il consigliere della Bundesbank responsabile per i mercati, Andreas Dombret. Sollecitando le banche a smetterla di lamentarsi dei tassi e mettersi al lavoro per risolvere i propri problemi. «Salvaguardare i margini d’interesse delle banche non è il compito della politica monetaria», ha detto Dombret.
Il consigliere della Bundesbank è stato esplicito anche nel difendere l’indipendenza delle banche centrali dalle interfe- renze dei politici. Nelle scorse settimane, le critiche del primo ministro inglese Theresa May al Qe e ai suoi effetti negativi sulla disuguaglianza e la sua dichiarazione secondo cui «con noi le cose cambieranno» erano state viste come una minaccia all’indipendenza della banca centrale. «Non mi sento minacciato» da questa e da altre esternazioni dei politici, ha detto Draghi. Il quale a sua volta ha citato la Bundesbank per respingere le accuse sul peggioramento delle disuguaglianze a causa del Qe. «Compriamo attività dai più ricchi e questo può avere un effetto di breve termine – ha osservato – ma, come dimostra uno studio della Bundesbank, la causa prima delle disuguaglianze è la disoccupazione e quindi, se la politica monetaria è efficace, riduce la disuguaglianza nel più lungo periodo».
LA CONTROPROVA «Senza le misure adottate avremmo avuto un’inflazione e una crescita più basse» L’ASSIST Dombret (Buba): le banche tedesche la smettano di lamentarsi e risolvano i problemi strutturali