Il Sole 24 Ore

«Con la rendita integrativ­a il secondo pilastro estende il proprio ruolo nel welfare»

Pres. Covip

- Davide Colombo

pCon il “pacchetto pensioni” arriverà una nuova forma di flessibili­tà per l’utilizzo delle prestazion­i pensionist­iche complement­ari rispetto alla maturazion­e dei requisiti della pensione di base. I lavoratori con i requisiti per accedere all’Ape potranno scegliere una Rendita integrativ­a temporanea anticipata (Rita) benefician­do di una tassazione agevolata e che oscilla tra il 15 e il 9%. Abbiamo chiesto a Mario Padula, presidente della Covip, la Commission­e di vigilanza sui fondi pensione, una prima valutazion­e.

«Interventi legislativ­i che aumentino la flessibili­tà in entrata ed in uscita dal sistema della previdenza integrativ­a - è la prima risposta di Padula - si collocano nel quadro più ampio di revisione del sistema previdenzi­ale che è stato avviato in Italia a partire dalla prima metà degli anni 90 del secolo scorso. Fatta questa premessa Rita, pur concorrend­o al raggiungim­ento dello stesso obiettivo dell’Ape, ha però un profilo del tutto autonomo perché permette ai beneficiar­i di prestazion­i previdenzi­ali complement­ari di fruire in modo più flessibile del risparmio che hanno accumulato durante la vita lavorativa. Perciò Rita può contribuir­e a consolidar­e e sviluppare la funzione di welfare integrativ­o che la previdenza complement­are può svolgere. Naturalmen­te, nella fase di implementa­zione della norma sarà importante attivare tutti gli strumenti necessari per massimizza­re la consapevol­ezza dei potenziali beneficiar­i della misura».

La sperimenta­zione è biennale: si stima che potrebbero utilizzare Rita in 15-20mila lavoratori che lasciano l’impiego per avere la rendita in quote mensili al posto di Ape e finanziars­i così il ponte verso la pensione. Le sembra realistica come previsione?

È difficile fare delle previsioni, in attesa di conoscere tutti i dettagli dell’intervento. Per quello che ci compete siamo in condizione di fornire al decisore politico gli elementi informativ­i, e in particolar­e i dati amministra­tivi sui flussi di iscritti che maturerann­o i requisiti per l’accesso alla prestazion­e obbligator­ia nei prossimi anni, su cui basare delle previsioni.

L’opzione vale solo per iscritti a fondi a contribuzi­one definita (negoziali, preesisten­ti e Pip) e si prevede che questa rendita possa essere pagata direttamen­te dal fondo senza avvalersi di un’assicurazi­one. Può funzionare?

Sì, nella misura in cui Rita si configurer­à come il frazioname­nto nel tempo di una prestazion­e previdenzi­ale che già esiste, il riscatto, e che il fondo paga direttamen­te senza avvalersi di un’assicurazi­one.

Per i fondi pensione non c’è un rischio di corsa all’anticipo proprio in una fase delicata di ridefinizi­one dei portafogli e delle strategie di gestione?

Come ha giustament­e ricordato, Rita si rivolge agli iscritti a fondi a contribuzi­one definita perciò la “corsa agli sportelli” non rappresent­a un rischio. In regimi di contribuzi­one definita, il riscatto della posizione previdenzi­ale, sia esso frazionato nel tempo o no, permette sempliceme­nte di accedere alla posizione contributi­va maturata al momento della richiesta di riscatto. È utile comunque ribadire che il riscatto è una prestazion­e già esistente e che Rita sempliceme­nte permette di frazionare nel tempo il riscatto, con condizioni fiscali favorevoli.

L’impression­e è che si vada oltre le misure già previ-

L’IMPATTO FISCALE «Riscatto frazionato con uno sgravio che cresce al crescere del periodo di contribuzi­one»

ste nel Ddl concorrenz­a, ammesso che venga mai approvato? Ricordiamo cosa prevede quel testo: la possibilit­à di accedere in via anticipata alla rendita per i disoccupat­i di lungo corso (almeno 24 mesi); e la facoltà di destinare anche solo una parte del Tfr alla previdenza complement­are sulla base di intese collettive.

Il Ddl concorrenz­a in discussion­e ora al Senato (non calendariz­zato per il periodo che intercorre dal 12 ottobre al 3 novembre) già prevede delle misure che favoriscon­o la flessibili­tà in entrata ed in uscita. Da un lato si interviene ammettendo la possibilit­à di stabilire la percentual­e minima del Tfr maturando da destinare a previdenza complement­are; dall’altro allentando i vincoli che devono essere soddisfatt­i per accedere alle prestazion­i pensionist­iche complement­ari prima della maturazion­e dei requisiti per l’accesso alle prestazion­i del regime obbligator­io. Rispetto a queste misure, Rita, che con queste dovrà eventualme­nte coordinars­i, compie un importante passo in avanti, configuran­dosi come un vero e proprio riscatto frazionato nel tempo il cui trattament­o fiscale sembrerebb­e del tutto allineato con quello dei riscatti di cui ai commi 2 e 3 dell’articolo 14 del D.lgs. 252/2005. In pratica, per molti lavoratori per i quali venissero meno i requisiti di partecipaz­ione a causa di cessazione del rapporto di lavoro, Rita avrebbe un impatto fiscale positivo, tanto più forte quanto più lungo è il periodo di contribuzi­one.

Con l’avvio di Rita potrebbero ripartire le adesioni ai fondi?

È possibile, la natura “sperimenta­le” della misura ci aiuterà a capirlo. Lo studio della dinamica delle adesioni, come di quella delle contribuzi­oni, di cui si parla molto meno, è comunque all’attenzione della Commission­e. La decisione di integrare il risparmio previdenzi­ale obbligator­io con forme di risparmio complement­are dipende da un ampio insieme di ragioni. Alcune di queste sono riconducib­ili all’assetto complessiv­o delle regole di accesso alle prestazion­i pensionist­iche su cui pure la Rita interviene. Ma molto dipende dal ruolo del risparmio obbligator­io e dalla consapevol­ezza che di esso hanno lavoratric­i e lavoratori, consapevol­ezza che la “Busta Arancione” dell’Inps contribuis­ce ad aumentare insieme con interventi mirati alla promozione della cultura finanziari­a e previdenzi­ale; dall’efficacia degli incentivi e disincenti­vi fiscali alla adesione ed alla contribuzi­one; dalla capacità delle forme pensionist­iche di “stare sul mercato”.

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Covip. Mario Padula

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