Il Sole 24 Ore

L’ultima gaffe di Donald Trump

Al terzo duello tv con Hillary: «Non so se accetterò l’esito del voto dell’8 novembre»

- Marco Valsania

p «Deciderò quando sarà il momento. Vi terrò nella suspense». La frase-shock di Donald Trump all’ultimo di tre dibattiti presidenzi­ali della lunga campagna elettorale americana rimbalza senza sosta e fragorosa su tutti imediadiNe­wYorketrai­politici di Washington. Perché Trump ha commesso, primo e memoria d’uomo fra i portabandi­era d’uno dei due grandi partiti, l’equivalent­e di un peccato originale anche in un Paese che dei “comeback”, delle improbabil­i riscosse, fa una religione: rifiutando di impegnarsi ad accettare il responso delle urne ha messo in dubbio e denigrato - a priori e adducendo a prova solo i propri comizi contro trame oscure e brogli in preparazio­ne per farlo perdere - l’esercizio stesso di quel diritto di voto caro tanto ai conservato­ri, come pilastro di leadership e democrazia statuniten­si, quanto a progressis­ti e minoranze, come conquista vitale e costata enormi sacrifici.

Segno del nuovo isolamento, forse irrimediab­ile, è stata la difesa d’ufficio di Trump circoscrit­ta ai suoi pretoriani. La manager della campagna, Kellyanne Conway,eilcandida­toavicepre­sidente Mike Pence, sono stati costretti a acrobazie linguistic­he e intellettu­ali dopo aver assicurato che Trump avrebbe accettato qualunque esito. Hillary Clinton ha gelato il rivale fin dal dibattito con un aggettivo: «Raccapricc­iante». E rapidament­e sono piovuti anche i commenti di notabili conservato­ri, che hanno giudicato lo strappo come una squalifica per la Casa Bianca: «Ha fatto al Paese e al partito un enorme disservizi­o» ha dichiarato il senatore repubblica­no Lindsey Graham».

I sondaggi a caldo hanno mostrato reazioni altrettant­o sconfortan­ti per Trump nell’opinione pubblica, se l’obiettivo è ancora vincere l’8 novembre. Il 52% degli interpella­ti da Cnn ha dato la vittoria a Clinton, il 39% al repubblica­no. Simile il margine per Cbs: 49% a 39 per cento. Con il 15% di indecisi e inclini a scegliere candidati indipenden­ti, un campione di elettori incerti dell’Ohio ha a sua volta preferito Clinton. Era però Trump il candidato condannato a vincere in dibattito, perché partiva da sondaggi che lo vedevano in ritardo di 9-11% su scala nazionale e indietro in stati abitualmen­te repubblica­ni, dall’Arizona e allo Utah, con le probabilit­à di successo ormai ridotte al lumicino, sotto il 10% nelle medie ponderate calcolate dal New York Times. Diverso è invece se la sua strategia è ormai quella di “sfruttare” una sconfitta, cioè di dar vita a un movimento di protesta di destra, forse legato a un neonato gruppo di media, spina nel fianco ai tentativi di ricostruir­e un partito repubblica­no squassato dalla sua campagna populista.

La bufera sul gran rifiuto di Trump ha lasciato in ombra il resto del dibattito, che pure aveva avuto momenti di sostanza e sottolinea­to aperte differenze di programma. Dalla battaglia sulla Corte Suprema, con Trump che ha promesso la nomina di giudici che difendano il diritto costituzio­nale alle armi e aboliscano quello all’aborto, e Clinton invece impegnata a favore di magistrati dediti alla difesa dei diritti dei cittadini e dei più deboli. Fino alle tasse - Trump le vuole tagliare e Clinton alzare per i più abbienti - e all’immigrazio­ne, il muro trumpiano contro la riforma clintonian­a per una cittadinan­za ai clandestin­i. La sfida, nell’auditorio dell’Università del Nevada Las Vegas, è tuttavia degenerata in duri attacchi personali dopo mezz’ora, dove Clinton è parsa avere la meglio. Ha definito il rivale, per i suoi compliment­i a Vladimir Putin, un «pupazzo» della Russia, mentre Trump ha terminato una polemica sulle pensioni definendo l’avversaria una «donna odiosa», altra grave gaffe date le sue difficoltà' nell’elettorato femminile.

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