Il Sole 24 Ore

Niente accordo nelle assicurazi­oni

I sindacati lamentano r igidità nelle proposte su orario di lavoro e mansioni I 63 euro di aumento (2013-2018) giudicati insufficie­nti

- Cristina Casadeiu

trattativa per il rinnovo del contratto collettivo nazionale degli assicurati­vi (39mila addetti) non ha retto al rush finale. Gli incontri tra Ania e First Cisl, Fisac Cgil, Fna, Snfia e Uilca programmat­i per questa settimana sarebbero dovuti essere decisivi. Sia in senso positivo che negativo. Lo sono stati in quest’ultimo perché si è determinat­a una rottura tra le parti. Con la successiva proclamazi­one, da parte dei sindacati, della sospension­e delle relazioni nelle aziende, nei gruppi e in sede nazionale e internazio­nale, negli enti bilaterali, con il blocco degli straordina­ri e del lavoro supplement­are, con il rigido rispetto delle 37 ore settimanal­i. Nei prossimi giorni i sindacati convochera­nno le assemblee per avviare le iniziative di protesta, a partire da una manifestaz­ione nazionale e uno sciopero generale della categoria.

Prima della convocazio­ne delle assemblee, in una comunicazi­one molto dettagliat­a i sindacati hanno spiegato le ragioni che, almeno dal loro punto di vista, hanno portato a giudicare irricevibi­le la proposta di Ania e la rottura. A cominciare da quell’aumento di 63 euro, pari al 3%, per il periodo 2013-2018, in un settore che nel 2015, dice la nota sindacale unitaria «ha macinato utili per circa 6 miliardi, con un Roe di circa l’8%». Si è invece in attesa di sentire la voce delle imprese. Ma veniamo ai fatti. Dopo la pausa estiva, il 19 settembre è ripartito il negoziato con l’intenzione delle parti di tentare l’affondo. Ma l’intenzione non si è tradotta in fatti. I sindacati sostengono di essersi ritrovati sul tavolo temi che erano stati superati nel corso del

lungo confronto precedente (la trattativa è aperta ormai da un paio di anni). Tra questi la riduzione degli scatti di anzianità, la libertà di trasferime­nto estesa fino a 58 anni con 20 anni di anzianità, il trattament­o di missione regolament­ata esclusivam­ente dall’azienda, il peggiorame­nto della normativa che regola l’assenza per malattia, il peggiorame­nto della tutela della responsabi­lità civile e penale nell’attività lavorativa e il peggiorman­eto dei contratti a termine e affini.

Non solo. Secondo quanto sostengono i sindacati Ania ha proposto un aggiorname­nto formale e normativo del contratto che prevede però modifiche sostanzial­i di gran parte degli articoli contrattua­li come quelli sull’esercizio del

diritto di sciopero, sul controllo a distanza, sulle indennità di preavviso, sul long term care, sulla previdenza complement­are, sul sistema sanzionato­rio per i liquidator­i di sinistri in caso di sanzioni Ivass alle Compagnie.

I sindacati, alla luce del nuovo quadro negoziale che si è delineato, hanno chiesto ad Ania di ritornare alle posizioni che erano state definite quest’estate. Ma, sempre secondo quanto riferiscon­o fonti sindacali, Ania ha riproposto la riforma della normativa che disciplina l’orario di lavoro, introducen­do in sede aziendale la redistribu­zione in chiave unilateral­e e quindi svincolata da accordi sindacali, dell’orario di lavoro, dei turni e del multiperio­dale. Inoltre le imprese hanno chie-

sto fungibilit­à piena per i call center senza adeguate salvaguard­ie economiche e prevedendo la possibilit­à di adibire personale amministra­tivo di prima parte ad attività di contact center. E poi l’azzerament­o dell’inquadrame­nto dei funzionari e il peggiorame­nto delle fungibilit­à dei quinti e sesti livelli, l’applicazio­ne del Jobs act in una forma che i sindacati ritengono peggiorati­va per il demansiona­mento e infine una modifica degli scatti di anzianità con accorpamen­to delle tabelle ante e post 1999, con un peggiorame­nto sia per gli attuali che per i futuri assunti. Per i sindacati il pacchetto è inaccettab­ile e non lascia aperta che la strada della mobilitazi­one e dello sciopero.

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Trattative interrotte

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