Niente accordo nelle assicurazioni
I sindacati lamentano r igidità nelle proposte su orario di lavoro e mansioni I 63 euro di aumento (2013-2018) giudicati insufficienti
trattativa per il rinnovo del contratto collettivo nazionale degli assicurativi (39mila addetti) non ha retto al rush finale. Gli incontri tra Ania e First Cisl, Fisac Cgil, Fna, Snfia e Uilca programmati per questa settimana sarebbero dovuti essere decisivi. Sia in senso positivo che negativo. Lo sono stati in quest’ultimo perché si è determinata una rottura tra le parti. Con la successiva proclamazione, da parte dei sindacati, della sospensione delle relazioni nelle aziende, nei gruppi e in sede nazionale e internazionale, negli enti bilaterali, con il blocco degli straordinari e del lavoro supplementare, con il rigido rispetto delle 37 ore settimanali. Nei prossimi giorni i sindacati convocheranno le assemblee per avviare le iniziative di protesta, a partire da una manifestazione nazionale e uno sciopero generale della categoria.
Prima della convocazione delle assemblee, in una comunicazione molto dettagliata i sindacati hanno spiegato le ragioni che, almeno dal loro punto di vista, hanno portato a giudicare irricevibile la proposta di Ania e la rottura. A cominciare da quell’aumento di 63 euro, pari al 3%, per il periodo 2013-2018, in un settore che nel 2015, dice la nota sindacale unitaria «ha macinato utili per circa 6 miliardi, con un Roe di circa l’8%». Si è invece in attesa di sentire la voce delle imprese. Ma veniamo ai fatti. Dopo la pausa estiva, il 19 settembre è ripartito il negoziato con l’intenzione delle parti di tentare l’affondo. Ma l’intenzione non si è tradotta in fatti. I sindacati sostengono di essersi ritrovati sul tavolo temi che erano stati superati nel corso del
lungo confronto precedente (la trattativa è aperta ormai da un paio di anni). Tra questi la riduzione degli scatti di anzianità, la libertà di trasferimento estesa fino a 58 anni con 20 anni di anzianità, il trattamento di missione regolamentata esclusivamente dall’azienda, il peggioramento della normativa che regola l’assenza per malattia, il peggioramento della tutela della responsabilità civile e penale nell’attività lavorativa e il peggiormaneto dei contratti a termine e affini.
Non solo. Secondo quanto sostengono i sindacati Ania ha proposto un aggiornamento formale e normativo del contratto che prevede però modifiche sostanziali di gran parte degli articoli contrattuali come quelli sull’esercizio del
diritto di sciopero, sul controllo a distanza, sulle indennità di preavviso, sul long term care, sulla previdenza complementare, sul sistema sanzionatorio per i liquidatori di sinistri in caso di sanzioni Ivass alle Compagnie.
I sindacati, alla luce del nuovo quadro negoziale che si è delineato, hanno chiesto ad Ania di ritornare alle posizioni che erano state definite quest’estate. Ma, sempre secondo quanto riferiscono fonti sindacali, Ania ha riproposto la riforma della normativa che disciplina l’orario di lavoro, introducendo in sede aziendale la redistribuzione in chiave unilaterale e quindi svincolata da accordi sindacali, dell’orario di lavoro, dei turni e del multiperiodale. Inoltre le imprese hanno chie-
sto fungibilità piena per i call center senza adeguate salvaguardie economiche e prevedendo la possibilità di adibire personale amministrativo di prima parte ad attività di contact center. E poi l’azzeramento dell’inquadramento dei funzionari e il peggioramento delle fungibilità dei quinti e sesti livelli, l’applicazione del Jobs act in una forma che i sindacati ritengono peggiorativa per il demansionamento e infine una modifica degli scatti di anzianità con accorpamento delle tabelle ante e post 1999, con un peggioramento sia per gli attuali che per i futuri assunti. Per i sindacati il pacchetto è inaccettabile e non lascia aperta che la strada della mobilitazione e dello sciopero.