La Corte sovranazionale darà maggiori garanzie
Con l’approvazione da parte del Parlamento del disegno di legge di ratifica del trattato istitutivo di un Tribunale unificato dei brevetti, cui l’Italia aveva aderito sin dal 2013, si avvicina sensibilmente il momento di avvio del nuovo sistema europeo dei brevetti. Questo sistema è fondato su un innovativo impianto ordinamentale, che vede la tutela giudiziaria delle privative europee affidata non più agli apparati giudiziari dei singoli Paesi dell’Unione, bensì ad una Corte sovranazionale e multinazionale (con sede centrale ripartita in primo grado tra Parigi, Monaco, Londra e divisioni locali/regionali ubicate nei vari Paesi richiedenti).
La Corte deve essere composta da giudici specializzati provenienti dagli Stati membri, chiamati a giudicare le cause di contraffazione e validità dei titoli brevettuali secondo regole di procedura comuni e con provvedimenti efficaci su tutto il territorio europeo.
L’Italia, dunque, si inserisce a pieno titolo nel gruppo dei 13 Paesi i cui strumenti di ratifica sono i ndispensabili per l’entrata in vigore di questo ambizioso progetto di giurisdizione comune. Ma questo progetto richiede comunque analoga iniziativa da parte dei tre Stati europei che hanno il maggior volume brevettuale: Francia, Germania e Gran Bretagna.
La Brexit, peraltro, ha reso problematica la possibilità di ratifica per quest’ultimo Stato, la cui permanenza nell’Unione è a rischio dopo il referendum popolare del giugno scorso. Per questo, c’è da chiedersi se - dopo la Francia che ha già ratificato e la Germania i cui lavori parlamentari sono in corso - l’Italia, che è il quarto Paese per numero di brevetti europei validati (circa 250mila, secondo fonti Epo), possa a questo punto ri- vendicare una posizione di supremazia per ottenere oltre alla divisione locale (già istituita a Milano) anche una delle tre divisioni centrali .
Occorrerà una mirata azione diplomatica perché il nostro Paese, nello scenario del dopo Brexit, possa ottenere questo ulteriore prestigioso risultato. Del resto, va considerata l’importanza che riveste l’Italia sul piano dell’innovazione tecnologica e degli strumenti di protezione giudiziaria assicurati grazie all’esperienza delle sezioni specializzate sulla proprietà industriale, operanti in seno ai Tribunali dell’impresa .
Certo, resta sempre alto l’interesse dell’industria europea (specie nel settore chimico e farmaceutico)al mantenimento del Regno Unito all’interno del sistema brevettuale unitario. Ma il sistema potrebbe indebolirsi, in termini di attrattività per le imprese, se ne fosse ritardata l’entrata in funzione, che già si preannunciava per l’inizio del 2017
Sono del resto da tempo pronti all’uso i regolamenti istituitivi del brevetto europeo con effetto unitario e del correlato regime linguistico. Sono state individuate le sedi giudiziarie. È iniziato il reclutamento dei giudici (legali e tecnici) che andranno a comporre il corpo giudicante internazionale. È stato ultimato il codice di procedura destinato a garantire uniformità di giudizio e decisioni quanto più celeri e del più alto livello qualitativo possibile. È stata completata la piattaforma informatica. Infine, è stato definito il protocollo sui privilegi e le immunità (per personale e locali della Corte), indispensabile per consolidare l’assetto ordinamentale.
V’è dunque da auspicare che l’Italia - cofondatore dell’Unione, col Trattato di Roma - possa agire ancora da protagonista nell’implementare questo meccanismo di portata storica per l’integrazione giudiziaria europea.
IL NODO POLITICO Con la Brexit potrebbe aprirsi per Roma la possibilità di avere una divisione centrale oltre a quella locale