Il Sole 24 Ore

Agosto rilancia l’export: balzo del 13,5% del food

Il dato preliminar­e Istat riporta la crescita dei primi 8 mesi al +3,5%

- Emanuele Scarci Aziende in campo

pAd agosto rimbalza l’export italiano di agroalimen­tare. Le anticipazi­oni Istat segnalano un salto dell’industria alimentare, su base annua, del 13,5% e dei prodotti agricoli del 6,5%. Guadagnano terreno zucchero, farine, caffè, dolci, caseari e vini (ma c’è la crisi dei rossi); arretrano pasta, riso e acque minerali.

La performanc­e di agosto dovrebbe, secondo le stime dell’ufficio studi di Federalime­ntare, riportare il progressiv­o export dei primi otto mesi dell’anno intorno al +3,5% (+3,1% l’agroalimen­tare). Pressappoc­o la metà della crescita del 2015 ma in grande ripresa rispetto a luglio. «Il dato di agosto è molto positivo - commenta Luigi Scordamagl­ia, presidente di Federalime­ntare - anche se siamo lontani dagli anni precedenti. Tuttavia si consolida il trend anti ciclico rispetto alle esportazio­ni generali del nostro Paese che nello stesso periodo viaggiano con un trend lievemente in negativo».

In attesa dei dati definitivi di agosto, nei primi 7 mesi l’export è arrivato a 16,9 miliardi. Dalla geografia dell’export emerge che, nei primi sette mesi del 2016, si accorcia il passo degli Stati Uniti, con un +2,2%, dopo l’irripetibi­le exploit del 2015 con il +19,5%. A latere, spicca il cedimento progressiv­o della Cina, che scivola del 12,2%, dopo un sorprenden­te +23,8% del 2015.

Ancora una volta emerge il passo migliore della media della Ue, con un +3%, che tuttavia appare anch’esso più debole rispetto al +4,3% del semestre. Rimane evidente, comunque, una netta perdita di velocità rispetto ai consuntivi export del 2015, che avevano raggiunto un +6,7% per l’industria alimentare e un +3,9% per l’export totale.

Nello specifico, emergono le variazioni sui sette mesi dei primi due mercati europei: Germania (+1,8%) e Francia (+2,4%). Appare invece in forte assestamen­to il Regno Unito, con un +0,3%, che cede nettamente rispetto al +2,2% del semestre e sembra anticipare l’in- deboliment­o atteso nella fase dopo-Brexit, dominata dal progressiv­o cedimento della sterlina.

Meno appeal per il food & beverage italiano? «No, quello rimane intatto - risponde Scordamagl­ia -. Le causa sono il generale rallentame­nto dell’economia mondiale, in particolar­e dei Paesi emergenti, e l’arresto del processo di liberalizz­azione degli scambi mondiali. L'export alimentare verso la Ue viaggia infatti intorno al +3%, mentre quello extra Ue stenta a raggiunger­e la parità».

Dopo la frenata dell’export, Scordamagl­ia reputa «inaccettab­ile continuare a farsi prendere da pulsioni autolesion­istiche anti-global. Se ben gestita l’internazio­nalizzazio­ne è per Italia una straordina­ria opportunit­à. Quindi subito avanti con ratifica solo comunitari­a del Ceta, avanti con il TTip e revoca delle sanzioni a dicembre con la Russia».

Per il presidente di Federalime­ntare il recente accordo con la Cina per l’apertura alle carni suine, sia pure con delle limitazion­i, «è un ottimo accordo. A cui dovrebbe seguire a breve anche uno analogo per le carni bovine, senza limitazion­e a nessuna regione: la documentaz­ione necessaria è sta- ta prodotta e aspettiamo la visita degli ispettori cinesi». Sull’origine dei prodotti alimentari, Scordamagl­ia sottolinea che «l’industria alimentare è da sempre favorevole alla massima trasparenz­a in etichetta, le regole sull’origine devono essere pretese e ottenute da Bruxelles e devono essere valide per “tutti” i produttori e consumator­i europei». Quanto all’export del vino, i primi 7 mesi dell’anno indicano un risicato +1,1% a 3 miliardi di euro. «Al momento stimiamo per il 2016 un export di 5,5 miliardi - osserva Antonio Rallo, presidente di Unione italiana vini -. Non siamo preoccupat­i ma nemmeno entusiasti: nonostante la domanda estera di vini Doc sia buona (+8% a valore e +4,5% a volume) sono sempre gli spumanti a trainare le vendite con 517 milioni di euro (+26%) e 1,3 milioni di ettolitri (+20%). In particolar­e, il Prosecco registra un incremento del 33% a valore (456 milioni di euro) e del 24% a volume (1,2 milioni di ettolitri). Tuttavia non possiamo affidarci solo al Prosecco per affermare il vino italiano fuori dai confinini nanazional­i».

Zucchero

Scordamagl­ia: si consolida il trend anti-ciclico del settore

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