Tangenti, per Incalza il gip archivia l’accusa di associazione a delinquere
Rimangono dossier minori
pInchiesta archiviata per infondatezza delle notizie di reato. Con il decreto del gip di Firenze Antonio Pezzutti - e già su richiesta della stessa procura che aveva indagato - si chiude così il principale dossier dell’inchiesta che nel marzo 2015 aveva portato a 4 ordinanze di custodia cautelare per associazione a delinquere, corruzione, turbativa d’asta e indebita influenza ai pubblici ufficiali, a cui si aggiunsero altri 7 indagati. Le misure restrittive furono applicate al dirigente apicale del ministero delle Infrastrutture Ettore Incalza, all’imprenditore Stefano Perotti, al lobbista Francesco Cavallo, al funzionario ministeriale Sandro Pacella. Sulla scia di questa inchiesta si dimise anche il ministro Maurizio Lupi, non indagato ma finito nelle intercettazioni per aver accettato regali da Perotti (che poi gli avvocati hanno sottolineato essere frutto di un’amicizia di lunga data).
L’archiviazione fa soprattutto decadere la tesi dell’associazione a delinquere, ovvero di un accordo tra i soggetti per spartirsi gli appalti: secondo la tesi iniziale degli inquirenti, Incalza metteva alla direzione dei lavori l’impresa di Perotti per favorire alcune aziende, mentre Cavallo faceva da intermediario.
Cade anche l’impianto accusatorio di alcuni episodi in cui gli inquirenti ravvisavano la corruzione, tra cui quello relati- vo ai lavori per l’alta velocità di Firenze; al consorzio Cavet per l’alta velocità Firenze-Bologna; al collaudo portuale di Trieste.
Le indagini proseguono ora per altri episodi, dove si sono aggiunti altri indagati, e che ora verranno dirottati nelle singole procure di competenza territoriale, essendo decaduta l’ipotesi di associazione a delinquere. Tra questi ci sono, ad esempio, l’inchiesta per la realizzazione della Civitavecchia-Orte-Mestre e la Cispadana. Ma evidentemente senza l’associazione a delinquere le inchieste prendono una piega (e una gravità) diversa.
Il decreto di archiviazione sottolinea che «gli elementi emersi dalle indagini preliminari sull’imputazione di associazione a delinquere non sono sufficienti a fondare l’accusa in giudizio». E peraltro le «argomentazioni avanzate dal pubblico ministero» (Luca Turco e Giuseppina Mione) vengono condivise.
Cancellata anche un’accusa di inadempimento contrattuale nei lavori Tav di Firenze: è lo stesso pm a rilevare che una di queste società, la Dilan.Fi - nelle intercettazioni definita «stipendificio» -, avrebbe subito a sua volta danni dai ritardi di Nodavia nella costruzione del tunnel Tav di Firenze: «Non è possibile accertare se le carenze della direzione lavori siano determinate da condotte illecite o siano anche solo in parte conseguenza di accadimenti non attribuibili alla stessa Dilan.Fi».