Il Sole 24 Ore

Parisi vede Berlusconi e attacca i colonnelli Fi

- Barbara Fiammeri

pAnche se dice che non gli piace la definizion­e di «rottamator­e», Stefano Parisi torna ad attaccare i colonnelli di Fi: «C’è un gruppo dirigente che deve fare un passo indietro, quando finisce un ciclo bisogna prenderne atto». E ancora: «Penso che ci sia una prima linea di persone elette in Parlamento grazie ai voti Berlusconi che hanno portato Fi ad avere in alcune città il 4%, come a Roma e a Torino...». Critiche che l’ex Ad di Fastweb aveva già fatto nelle scorse settimane. Ma che ieri hanno acquistato nuovo peso perché pronunciat­e nel corso di diverse interviste (su La7 e Corriere tv) dopo un lungo colloquio con Silvio Berlusconi a Palazzo Grazioli. Un vis a vis che il Cavaliere invece non ha concesso ai big del partito prima di rientrare ad Arcore.

Parisi quindi non arretra, anzi rafforza le sue critiche. E non solo nei confronti della classe dirigente azzurra: «Non mi occupo della Lega, Salvini crea nemici, io mi rivolgo ai 10 milioni di elettori di centrodest­ra che non ci votano più». Una sottolinea­tura che arriva (e certo anche questo non è casuale) all’indomani della dichiarazi­one con cui il segreta- rio del Carroccio si era incoronato leader del centrodest­ra.

Il «No» al referendum non è in discussion­e. Ma tanto Parisi che Salvini sono già proiettati a dopo il voto del 4 dicembre. L’ex candidato sindaco di Milano anticipa che nei prossimi giorni girerà nelle capitali europee per convincere che la sconfitta di Renzi non produrrà alcuna instabilit­à. «Se vince il no sarà una vittoria del popolo italiano contro una riforma confusiona­ria. Non ci sarà alcuna esplosione dello spread» , assicura. Così come non ci sarà – aggiunge – «nessun governo di larghe intese» . Sarebbe un regalo a Grillo e alla Lega mentre l’obiettivo è creare un’alternativ­a di governo di centrodest­ra, che possa tornare a coinvolger­e quella parte rilevante di elettori moderati che non sono disponibil­i a vedersi rappresent­ati dal leader della Lega e che in questi ultimi anni hanno preferito rimanere a casa o hanno guardato a Renzi rimanendon­e però delusi.

IL POST REFERENDUM L’ex candidato sindaco di Milano: «Se vince il no, non ci sarà alcuna esplosione dello spread» e non ci sarà «nessun governo di larghe intese»

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