Il Sole 24 Ore

«Dimezzare stipendi onorevoli», M5S sfida Pd

- Manuela Perrone

pIndennità dei parlamenta­ri ridotta da 5mila euro netti a 5mila euro lordi al mese. Tetto di 3.500 euro mensili alle spese di soggiorno e di viaggio, e niente alloggio a chi risiede a Roma. Rimborso da 3.690 euro al mese per l’esercizio del mandato e la retribuzio­ne dei collaborat­ori. Obbligo di documentar­e tuttiglies­borsi. IlM5Srispo­ndealla «propaganda referendar­ia» e agli affondi dem sui 108mila euro spesi da Luigi Di Maio per «eventi sul territorio» con un’arma che aveva già in caldo: la proposta di legge sui tagli ai costi della politica, a prima firma Roberta Lombardi, calendariz­zata lunedì in Aula alla Camera.

Il provvedime­nto arriverà in assemblea senza mandato al relatore: mercoledì la commission­e Affari costituzio­nali avrebbe dovuto cominciare a votare gli emendament­i al testo base, ma è stato un buco nell’acqua. «Il Pd sta facendo melina», aveva commentato Lombardi. Che ieri ha deciso di passare oltre, chiedendo il disabbinam­ento delle cinque proposte che avevano dato vita al testo unificato: «Andremo in Aula con la nostra».

Per il M5S il disegno è chiaro: «I partiti punteranno ad affossare il provvedime­nto rimandando­lo in commission­e». Beppe Grillo dal blog invita gli attivisti a iscriversi online per andare in tribuna lunedì a godersi «lo spettacolo in diretta». Salvo imprevisti, sarà lui a guidare l’invasione pacifica. «La nostra proposta - attacca - prevede un taglio di 61 milioni l’anno sugli stipendi e di 26 milioni di spese telefonich­e e di viaggio. Un risparmio molto più alto di quello presunto derivante dalle riforme (58 milioni), e senza stravolger­e l’asse costituzio­nale dello Stato».

Il Pd parla di «demagogia». E lo scontro con i Cinque Stelle monta anche su Torino: ieri la Guardia di Finanza è stata inviata a Palazzo Civico per acquisire documenti sul bilancio 2015. La procura, dopo un esposto del consiglier­e leghista Alberto Morano, indaga su alcuni disallinea­menti nei rapporti debitori e creditori tra il comune e due partecipat­e: InfraTo e Gtt (trasporti). Il buco sarebbe di almeno 5 milioni. Grillo grida alla «voragine con il marchio Pd». Ma l’ex sindaco Piero Fassino si difende: «I miei sono stati anni di rigore e trasparenz­a». Perorailfa­scicoloèse­nzaipotesi­di reato, ma la procura sarebbe orientata verso il falso in atto pubblico.

CASO TORINO La procura indaga sul bilancio 2015, Guardia di finanza in Comune. Il leader M5S: «Buco con marchio Pd». La difesa di Fassino

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