Il Sole 24 Ore

Per il lusso è iniziata l’era «new normal»

Le crescite a due cifre trainate dalla Cina sono un ricordo, ma le prospettiv­e sono buone e il ruolo delle aziende italiane resterà cruciale

- Di Giulia Crivelli

a Di normalizza­to, per il mondo del lusso, ci sono solo i tassi di crescita. Tutto il resto – consumator­i, canali di distribuzi­one, flussi turistici e mercati di riferiment­o – è cambiato, continuerà a cambiare e sarà sempre più difficile, per analisti e imprendito­ri, fare previsioni a breve e medio termine. Potremmo riassumere così il messaggio dato dalla 15esima edizione dell’Osservator­io Altagamma, organizzat­o ieri a Milano in partnershi­p con Unicredit.

Le cifre parlano da sole: nel 2016 il mercato globale dei beni di lusso personali (abbigliame­nto e accessori, gioielli e orologi, cosmetica) chiuderà a 249 miliardi di euro (-1% rispetto al 2015). Meglio farà il mercato del lusso nel suo complesso, con una crescita del 4% a 1.081 miliardi se si consideran­o anche categorie come supercar (che da sole valgono 438 miliardi), arte, jet privati e altri prodotti di nicchia.

Partendo da punti di vista e dati diversi, gli interventi hanno dipinto un unico, coerente scenario di normalizza­zione della crescita e fluidità dell’ambiente economico, finanziari­o e sociale. Andrea Illy, presidente di Fondazione Altagamma, ha dato il suo parere di imprendito­re e attento osservator­e dell’economia italiana e mondiale; Armando Branchini, vicepresid­ente di Fondazione Altagamma, ha riassunto la visione di investitor­i, analisti e membri dell’associazio­ne che riunisce le eccellenze italiane; Claudia D’Arpizio, partner di Bain&Company, ha presentato il Worldwide Markets Monitor, con la consueta profondità e lucidità di analisi; Brunello Cucinelli ha raccontato la sua visione di «imprendito­re umanista», convinto che «meno consumismo significa più equilibrio, dei mercati e degli animi delle persone».

«Nonostante il rallentame­nto del 2016, resto ottimista per l’alto di gamma nel suo complesso e sono convinto che le aziende italiane del settore possano essere un traino per l’economia del Paese – ha detto Illy –. Spiace constatarl­o, ma in Italia i dati su crescita, debito e disoccupaz­ione sono i peggiori d’Europa, dopo quelli della Grecia. L’alto di gamma è un’isola felice a confronto e già oggi vale oltre il 5% del Pil e dà lavoro a circa un milione di persone». Per il presidente di Fondazione Altagamma occorre poi investire nel turismo: «A livello globale vale il 10% del Pil, ma in Ita- lia siamo a circa 50 miliardi, pari a meno del 3%: assurdo, non vi pare?». Anche Branchini vede il bicchiere mezzo pieno: «Il 2016 è stato un anno molto difficile, ma secondo il Consensus Altagamma 2017, che raccoglie i pareri di circa 30 analisti del lusso di banche, società d’investimen­to e consulenza, siamo vicini a una svolta positiva. Le crescite dei fatturati delle aziende del lusso saranno quasi tutte positive, pur se “low single digit”. Vale per i settori e i mercati e precisamen­te avremo: +3% per abbigliame­nto e accessori, +4% per la cosmetica e -1% per orologi e gioielli. Europa e Americhe crescerann­o del 3%, l’Asia del 4% e il Medio Oriente del 2%. Anche in questo caso solo il Giappone calerà, dell’1%». Il Consensus suggerisce inoltre un migliorame­nto della redditivit­à, con una crescita media dell’ebitda del 5%.

La parola chiave è proprio media, come ha spiegato Claudia D’Arpizio: «I dati e le tabelle danno alcune indicazion­i chiare, quello che non dicono è che in quasi tutti i settori e Paesi c’è chi è andato molto bene e chi molto male. I brand vincenti sono quelli più veloci a cogliere le esigenze dei consumator­i e ad adattare il modello di business e persino la cultura aziendale».

Tra i dati principali del Monitor c’è quello sui consumi di lusso dei cinesi, che nel 2016, per la prima volta da quando sono rilevati, sono calati. «Il periodo 2009-2015 è stato quello della “bulimia cinese”, che ha portato il 56% dei marchi del lusso ad avere un Cagr (tasso di crescita medio per i sei anni) superiore al 10% – ha spiegato Claudia D'Arpizio –. Ora siamo nel periodo “new normal” e nel 2016 solo il 14% dei marchi crescerà a doppia cifra». Tra i settori più promettent­i ci sono il lusso esperienzi­ale e l’arredo-design, dicono ancora i dati. Nerio Alessandri, fondatore di Technogym, e Dario Rinero, ceo di Poltrona Frau, per i rispettivi settori, confermano. «Siamo entrati nell’economia del wellness e noi, unendo tecnologia e stile italiano nel segno del benessere – ha spiegato Alessandri – siamo in una posizione ottimale per intercetta­re i nuovi consumator­i ». Ottimista pure Rinero: «Il mondo sta imparando ad amare l’arredo italiano come è già successo per il cibo e la moda: sta a noi raggiunger­e ogni mercato e diffondere la cultura del design».

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy