Londra sorpassa Germania e Italia
a «Quest’anno si è abbattuta su di noi una tempesta perfetta originata da fattori già forti di per sé, dal terrorismo alla crisi cinese, che insieme hanno avuto un impatto negativo sul tax free shopping. Il 2016 è stato un anno orribile: inutile negarlo». Non indora la pillola Pier Francesco Nervini, Coo North & Central Europe & Global Accounts di Global Blue, società svizzera del tax free shopping, durante il suo intervento all’Osservatorio Altagamma.
I dati relativi agli acquisti dei cittadini extracomunitari in Europa, un mercato da circa 50 miliardi di euro sui 60 del tax free shopping globale, del resto non lasciano spazio ad interpretazioni positive: tra gennaio e settembre 2016, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, sono calati del 12%; a settembre hanno messo a segno un -8% rispetto al medesimo mese del 2015. Nei primi nove mesi dell’anno i ricavi degli acquisti detassati sono calati del 21% in Germania - «che era considerata un hub per i
Per Global Blue in forte calo in Europa nel 2016 lo shopping dei turisti: Uk al 20% con la sterlina debole
turisti cinesi in Europa, ma “vacilla” sotto il peso della crisi dell’orologeria e della gioielleria», dice Nervini – e sempre del 21% in Francia, dove a pesare sono stati, ovviamente, gli attentati terroristici. Meglio, seppure in discesa, l’Italia dove tra gennaio e settembre si è registrato un calo dell’11% con un -8% relativo a settembre rispetto allo stesso mese del 2015. Per la prima volta è in flessione anche il canale outlet (-6%) che ad oggi assorbe il 16% degli acquisti tax free nel Belpaese.
«Il paragone con il 2015 è difficile: lo scorso è stato un anno particolarmente positivo e sarà difficile da replicare – continua Nervini –, ma le aziende oggi devono interrogarsi sul loro futuro a partire dai fattori macro economici: i tassi di cambio, che giocano un ruolo fondamentale, ma anche le politiche di pricing che verranno influenzate sicuramente dall’ingresso di Cina, India e Russia nel mercato del tax free shopping».
La mosca bianca nel contesto europeo è il Regno Unito che ha beneficiato della svalutazione della sterlina post Brexit, ma anche di una serie di politiche volte a facilitare l’ingresso dei cittadini extra europei, cinesi in testa, nel Paese. Ad oggi il Regno Unito assorbe il 20% del mercato europeo del tax free shopping: la seconda nazione per market share dietro la Francia (23%) e davanti a Italia (16%) e Germania (14%). Sulla ripresa giocheranno un ruolo fondamentale anche le politiche dei Paesi stessi: «Chi ha lavorato per attirare il turismo ha già avuto risultati – dice Nervini –: la Spagna, per esempio, ha registrato un +1%». A fare shopping tax free in Europa sono per la maggior parte i cinesi: rappresentano il 28% dei clienti totali, eppure nei primi nove mesi del 2016 i loro acquisti sono calati del 22% frenati dalla paura del terrorismo ma anche dalle politiche i Pechino che hanno favorito gli acquisti interni. I cittadini della Repubblica Popolare vanno però tenuti d’occhio: se nel 2015 a viaggiare sono state 120 milioni di persone, nel 2020 si arriverà a 500 milioni.
Tra gennaio e settembre di quest’anno si è confermato in calo, per il terzo anno, anche lo shopping tax free dei russi (-19%); in leggera discesa anche gli acquisti degli americani (-2%) dissuasi forse dalla minaccia terroristica unita all’apprezzamento dell’euro sul dollaro. Le stime per il 2017 sono positive: «In Europa il tax free shopping dovrebbe mettere a segno una crescita tra il 2 e il 4%, l’Apac, che quest’anno ha registrato un +4%, chiuderà a +1/+3%» chiosa Nervini.