Il Sole 24 Ore

Porte girevoli per i «cervelli» italiani

- di Giorgio Barba Navaretti barba@unimi.it L’autore è presidente dell’Associazio­ne Marco Fanno

Icervelli devono entrare e uscire. Un Paese avanzato con una classe dirigente forte e preparata alle sfide del mondo deve favorire la mobilità dei propri migliori talenti, facendo in modo che si preparino nelle migliori università internazio­nali e che a un certo punto tornino a lavorare nel loro Paese. Come riporta il recente rapporto della Fondazione Migrantes, dall’inizio della crisi c’è stato un deflusso netto di 150mila persone dal nostro Paese, in gran parte giovani qualificat­i. Farli ritornare è una priorità assoluta.

Le 500 cattedre Natta, che il governo sta varando i n questi giorni, hanno l’obiettivo di far rientrare un buon numero di professori meritevoli nelle università italiane, a condizioni che si avvicinino a quelle del mercato internazio­nale. Condizioni da cui il nostro sistema universita- rio, a parte qualche eccezione, è ancora molto lontano. È una misura importante e corretta, con paletti chiari e oggettivi per evitare rientri clientelar­i.

Il processo, però, non può essere uni-direzional­e. Un efficace rientro dei cervelli si deve fondare su un meccanismo di porte girevoli, ossia con numeri elevati di persone che sia escano, sia rientrino nel Paese. Una classe dirigente senza una buona esperienza internazio­nale oggi ha le gambe corte. E chi ha questa esperienza non rientra in un Paese dove non ci sia un network di persone che abbiano condiviso un percorso simile. Infine, soprattutt­o chi fa ricerca, non rientra in un Paese che non sia anche capace di attrarre stranieri qualificat­i nei migliori posti di lavoro.

L’Associazio­ne Marco Fanno, raccoglie tutti coloro che nel corso degli ultimi cinquant’anni hanno ricevuto una borsa di studio per fare un dottorato o un master in economia all’estero prima dal Mediocredi­to Centrale e ora dalla Fondazione UniCredit & Universiti­es. Queste borse (381 dal 1963), insieme a quelle della Banca d’Italia e a poche altre, sono un canale di finanziame­nto degli studi internazio­nali di molti di coloro che poi sono tornati e hanno costituito la classe dirigente del nostro Paese, nelle istituzion­i, nell’accademia e negli affari: gli ultimi due governator­i della Banca d’Italia, Mario Draghi (che dell’associazio­ne è presidente onorario) e Ignazio Visco; manager importanti come Gabriele Galateri e Mario Greco e accademici, a cominciare da Michele Salvati, fino a Lucrezia Reichlin, Alessandro Penati, Marco Pagano, Tito Boeri.

Oggi le borse Marco Fanno continuano a essere erogate dalla Fondazione UniCredit & Universiti­es. Nello spirito delle porte girevoli, la Fondazione oltre a finanziare dottorati e master (13 all’anno), fi- nanzia borse di ricerca e top up di stipendio per le università italiane che riescono a chiamare ricercator­i dall’estero (almeno 5 all’anno). Oggi l’Associazio­ne Marco Fanno insieme alla Fondazione UniCredit & Universiti­es celebra il suo Alumni meeting con un intervento del sottosegre­tario alla Presidenza del Consiglio Tommaso Nannicini, anche lui figlio delle porte girevoli e in qualche modo inventore delle cattedre Natta.

Le Natta, come i finanziame­nti UniCredit & Universiti­es, sono iniziative che dovrebbero essere rafforzate e ampliate. Detto questo, il problema di fondo del nostro Paese non si risolverà solo con eccezioni alla via ordinaria. Un sistema universita­rio ingessato, con procedure di concorso lente e incerte e stipendi uguali per tutti, non riesce neppure a presentars­i sul mercato del lavoro internazio­nale per fare reclutamen­to. Le porte girevoli dovrebbero essere la regola e non l’eccezione, per quanto nobile e indispensa­bile.

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