Mediaset, da Vivendi stop all’interim su Premium
Lettera dei francesi: «Cessato l’interim management» - La pay-tv torna nelle mani del Biscione
Mediaset: «Parigi riconosce implicitamente che il contratto è valido»
A fare il conto dei danni a Mediaset, per la diatriba apertasi con Vivendi su Premium, ci pensa la Borsa. Dopo l’ultima comunicazione da Parigi - che sposta anche da quella parte il terreno del confronto sul piano del contenzioso - Mediaset ha perso in Piazza Affari un altro 3,39%, scendendo ieri a 2,62 euro. Da quando i francesi hanno fatto sapere di non essere più interessati a rilevare il 100% della pay-tv del Biscione - con la proposta inoltrata il 25 luglio, completamente diversa dal contratto firmato ad aprile - Mediaset ha ceduto quasi il 19%, bruciando circa 750 milioni di capitalizzazione, che, ristrettasi a poco più di 3 miliardi, è tornata ai livelli precedenti l’avvio delle trattative con Vivendi. Comunque, un miliardo tondo in meno rispetto ai 4 miliardi del valore di Borsa nel giorno in cui era stata annunciata l’alleanza che avrebbe dovuto gettare le basi per costruire la “Netflix” europea. Senza contare che la prospettiva di una lite a colpi dai carte bollate, dai tempi indefinibili, getta un’ipoteca pesante sul destino di Premium, che di fatto, in questo limbo carico di tensione, è rimasta “paralizzata”, come nota più di un analista.
Forse per prevenire le accuse che la “paralisi” di Premium sia imputabile a inadempienza contrattuale, ipotesi sulla quale Mediaset e Fininvest hanno già reclamato danni (l’udienza a riguardo è fissata per il 21 marzo), Vivendi ha spedito una lettera nella quale restituisce mano libera alla controparte nella gestione della pay-tv. La missiva, datata 18 ottobre, è arrivata ieri a Mediaset per raccomandata (senza essere stata anticipata per e-mail) ed è firmata da Frédéric Crépin, legale interno del gruppo transalpino. In sostanza si comunica ufficialmente la cessazione dell’interim management, cioè del periodo di gestione provvisoria della pay-tv in attesa del passaggio di proprietà, processo che - previo ok di Bruxelles - avrebbe dovuto completarsi, salvo proroga, il 30 settembre scorso. Il processo concordato in questa fase di interregno prevedeva che ogni decisione relativa a Premium avrebbe dovuto essere avallata anche da Parigi. Cosa che ha portato a rinunciare ai due canali Disney che interessavano a Mediaset e a rinnovare invece il contratto con Eurosport, che interessava meno perchè avrà le Olimpiadi, ma solo tra quattro anni.
In una nota di ieri Mediaset osserva che la lettera ricevuta offre la testimonianza del «riconoscimento implicito della validità del contratto in essere», dato che Vivendi «comunica unicamente la cessazione di una delle parti che lo compongono (l’articolo 5.1)». Per Mediaset si tratta di «un tardivo tentativo di evitare ulteriori danni a quelli enormi già provocati dalla paralisi organizzativa di Premium. Danni che non si possono certo cancellare in quanto l’inaccettabile comportamento di Vivendi ha bloccato l’impostazione di un’intera stagione di abbonamenti e calcistica».
Il tono del botta e risposta tra i due gruppi non lascia spazio per compromessi prima dell’udienza dell’8 novembre, fissata davanti al giudice Vincenzo Perozziello del Tribunale di Milano, per discutere la richiesta avanzata da Mediaset di sequestro giudiziario del 3,5% del capitale di Vivendi, che era il corrispettivo concordato per il 100% di Mediaset Premium e il 3,5% di Mediaset Spa. Il giorno successivo è in calendario un cda di Vivendi che avrebbe potuto essere utile per valutare una proposta di ricomposizione su Premium, finora non formalizzata anche se sia Tarak Ben Ammar sia Mediobanca si sono spesi per un tentativo di mediazione.