Il Sole 24 Ore

La giustizia tributaria passa il test Consulta

- Giorgio Costa

pIl sistema organizzat­ivo della giustizia tributaria torna ancora una volta all’esame della Corte costituzio­nale chiamata, dalla Commission­e tributaria provincial­e di Reggio Emilia, a verificare se ordinament­o e organizzaz­ione stessa del sistema, molto “interconne­sso” con una delle parti in causa (vale a dire l’agenzia delle Entrate e il ministero dell’Economia e delle finanze), sia compatibil­e con i parametri di indipenden­za «anche apparente» dei giudici. In particolar­e, secondo la Ctp di Reggio, il giudice tributario deve servirsi (articoli 2 e 35, decreto legislativ­o 545/1992) dell’assistenza e della collaboraz­ione di personale inquadrato nella direzione della Giustizia tributaria del Mef, gli stessi soggetti che emanano gli atti sottoposti a controllo giurisdizi­onale. Con possibile violazione degli articoli 101, 111 e 117, comma 1, della Costituzio­ne.

E ieri la Corte costituzio­nale, con ordinanza numero 227, ha dichiarato la questione inammissib­ile in quanto la Ctp di Reggio Emilia di fatto invoca «plurimi interventi additivi» diretti da un lato a «delineare un nuovo assetto organizzat­ivo» e dall’altro «ad aggiungere una nuova causa di astensione del giudice tributario» fondata sulla non reale indipenden­za del magistrato «per ragioni ordinament­ali». Così come in fatto di inquadrame­nto del personale delle segreterie non si indica quale sarebbe la strada da percorrere al posto di quella attuale. Di fatto, l’inammissib­ilità deriva dalla richiesta alla Corte di «plurimi interventi creativi caratteriz­zati da un grado di manipolati­vità tanto elevato da investire non singole disposizio­ni ma un intero sistema di norme».

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