Renzi: la manovra non cambierà
Continua il braccio di ferro con l’Europa: «Non chiediamo flessibilità ma le clausole per sisma e migranti»
La manovra «non cambierà» anche a fronte di rilievi dell’Ue. Lo ha ribadito il premier Renzi a Bruxelles al termine del Consiglio Ue. E spiega: «Non abbiamo chiesto la flessibilità».
E ra da tanto tempo che Matteo Renzi voleva spiegare come intende il suo rapporto con Bruxelles troppo spesso banalizzato, ridicolizzato, comunque non compreso nella sua vera essenza. Ieri, complice anche qualche domanda in più in conferenza stampa (però sempre accorpate per consentire il suo intero “comizietto”) c’è finalmente riuscito. Lo ha fatto riportando nei binari di un confronto assolutamente normale il negoziato sulla legge di bilancio che «non si cambia» ma «se poi l’Ue avrà osservazioni da fare, ascolteremo». Lo ha fatto apprezzando le aperture sui migranti che aiuteranno a considerare le spese italiane per l’accoglienza tra quelle “circostanze eccezionali” in deroga al Patto di stabilità così come le spese per la ricostruzione del terremoto. E lo ha fatto riuscendo a convincere gli altri partner europei a soprassedere per il momento a nuove sanzioni per la Siria contro la Russia per tenere aperto il dialogo con Mosca, «il più grande vicino della Ue».
Ma una cosa premeva soprattutto a Renzi: cancellare dall’immaginario collettivo quell’icona da Gian Burrasca che tutti gli hanno affibbiato in Italia e all’estero e che offusca le vere motivazioni del suo operato. «Qui non c’è un Gian Burrasca, - ha chiarito Renzi - c’è chi difende gli interessi nazionali». Anche perché l’Italia, «non viene in Europa a farsi dire cosa deve dire e cosa deve fare». Non si tratta di una «esibizione muscolare», ma di «rispetto verso i cittadini italiani» ed è «ciò che serve all’Europa». E poi: «Non sono in viaggio premio - ha rincarato la dose il presidente del Consiglio - rappresento l’Italia: siamo il terzo contributore nel bilancio comunitario, mettiamo 20 miliardi sul tavolo e ne riprendiamo 12; è normale che se non sono d’accordo su alcune cosa faccio sentire la mia voce».
Su un punto Renzi non sembra affatto disposto a trattare: la manovra 2017 è stata un segnale ai cittadini, «non alle tecnocra- zie di Bruxelles», contiene interventi strategici da 2 miliardi per la sanità, a favore dei pensionati, delle famiglie, contro gli atteggiamenti “vampireschi” di Equitalia. Sulla manovra non c’è stato alcun faccia a faccia con il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, ma se lunedì arriverà una lettera «risponderemo e se la Ue avrà osservazioni ascolteremo». Ma quello che Renzi fa fatica a comprendere è l’enfasi che «solo in Italia si da a trattative assolutamente normali». Senza contare che l’Italia «ha il deficit più basso degli ultimi dieci anni», poco sopra il 2%, rispetto al 3% della Francia e al 5% della Spagna.
«Non abbiamo chiesto la flessibilità – ha osservato Renzi -perché, per un’interpretazione secondo me sbagliata di alcune istituzioni europee (in realtà una decisione dell’Ecofin di cui fa parte anche l’Italia n.d.r.) la flessibilità viene concessa solo una volta. Abbiamo semplicemente richiesto la clausola per le circostanze eccezionali per terremoto e per l’immigrazione. Ove vi fossero dubbi toccherebbe all'Unione Europea indicare cosa non convince».
Un aiuto a queste richieste viene dalle stesse conclusioni del vertice che riconosce «il considerevole contributo, anche di natura finanziaria, apportato negli ultimi anni dagli Stati membri in prima linea» sulle rotte migratorie. Un riconoscimento che Renzi potrà ora utilizzare per sostenere le sue richieste. E se l’Italia continua a fare la sua parte nella crisi migratoria, altri Paesi non applicano le decisioni del Consiglio Ue sulle “relocation”. È contro quei Paesi che si dovrebbero fare procedure di infrazione. Se ne riparlerà, comunque, fra poco più di un anno, quando si negozierà il bilancio comunitario 2020-2026. «Agli amici dell'Est Europa - manda a dire Renzi - diciamo che è finito il tempo degli assegni in bianco».
Quanto alla posizione verso la Russia sulla crisi siriana l’Italia è riuscita a far cambiare un’impostazione già scritta del comunicato finale a favore delle sanzioni contro Mosca. Decisione secondo Renzi sbagliata, che non avrebbe funzionato da deterrente ma solo «un buon alibi da usare nella discussione politica interna». La decisione ha peraltro rispettato quanto già concordato dai ministri degli Esteri americano, tedesco e francese.
LA DIFESA La manovra, dice il premier, è un segnale ai cittadini non alle tecnocrazie Ue, contiene misure per sanità, pensionati e famiglie