Migranti, la Germania sblocca i ricollocamenti
Berlino si impegna ad accoglierne 500 al mese
Nel giorno della riunione dei ministri dell’Interno del G6 ieri a Roma la Germania sblocca i ricollocamenti dei migranti: Berlino si impegna ad accoglierne 300 al mese con l’obiettivo di arrivare a 500.
Nel giorno della riunione dei ministri dell’Interno del G6 ieri a Roma arriva per l’Italia una buona notizia sul fronte immigrazione. La Germania sblocca i ricollocamenti: a novembre l’Italia invierà a Berlino 226 migranti e l’obiettivo è di stabilizzarsi su quota 500 al mese.
La disponibilità era già stata annunciata a settembre dal ministro dell’Interno tedesco, Thomas de Maizière, al Meeting di Rimini, d’intesa con Angelino Alfano. Ieri il titolare del Viminale ha presieduto la riunione dei ministri alla Scuola superiore di Polizia insieme al commissario Ue all’immigrazione, Dimitris Avramopoulos. Alfano ha annunciato: «Noi, insieme a Francia e Germania, abbiamo deciso di diventare il motore che attiva i rimpatri dei migranti irregolari, che finora sono stati un punto molto debole dell’Europa».
Se l’asse tra Italia, Francia e Germania è così forte lo dimostra, intanto, lo sblocco dei ricollocamenti da parte di Berlino. Un segnale politico non da poco: l’auspicio dell’Italia è che l’iniziativa tedesca abbia un effetto domino nel resto del’Europa. Visto che l’intesa a Bruxelles sulla relocation stabiliva una fuoriuscita dall’Italia di 39.600 immigrati. I numeri effettivi parlano invece di un bilancio misero: un migliaio di rifugiati destinati finora negli stati dell’Unione. In Germania, tra l’altro, che pure ha accolto un milione di rifugiati nel 2015, gli stranieri inviati dall’Italia grazie al ricollocamento sono stati sinora soltanto 20. La mossa annunciata ieri da Alfano insieme a De Maiziere e al collega francese Bernard Cazeneuve dovrà tradursi in concreto. E ci vorrà tempo.
Certo, l’aumento dei rimpatri dei migranti cosiddetti economici è un segnale di dissuasione e di disincentivo contro i flussi in arrivo. Resta da vedere, tuttavia, se avrà effetto. A Bruxelles, del resto, si gira da tempo attorno al concetto del coinvolgimento dell’Africa e degli stati di origine delle migrazioni: non solo nei programmi di rimpatrio ma anche nello sviluppo di progetti in loco per incoraggiare la rinuncia a partire per i viaggi della disperazione.
Poi, però, restano le divisioni tra gli Stati Ue. Alfano non lo nasconde: «Dall’ultimo Consiglio europeo sono arrivati elementi di luce sul tema della migrazione, ma restiamo prudenti. La speranza è che prevalga il buonsenso. Sarebbe assurdo immaginare che dopo tutto quello che l’Italia ha fatto non venga ricambiata con il ricollocamento di migliaia di migranti».
La riunione dei ministri del G6 - insieme da Alfano c’erano il sottosegretario Domenico Manzione, i prefetti Luciana Lamorgese, Franco Gabrielli, Mario Morcone, Paola Basilone e l’ambasciatore Elisabetta Belloni - ha approfondito anche il tema del terrorismo. «Dobbiamo cancellare la vecchia idea di sicurezza fatta di muri da costruire, di barriere da erigere, di informazioni da custodire gelosamente - sottolinea Alfano - vanno versate più informazioni nelle banche dati europee, cosa non sempre avvenuta».
Ed è emerso un altro profilo: «Come ormai siaimpossibile - sostiene il ministro dell’Interno - prescindere da un patto di collaborazione con il mondo islamico. Non basta separare chi prega da chi spara, va chiesto a chi prega che si faccia parte attiva nella strategia di prevenzione per fungere da vaccino contro violenza e radicalizzazione». Un capitolo già aperto proprio dal Viminale. Ma l’intesa con il mondo islamico in Italia non c’è ancora.
I RIMPATRI Alfano: con Parigi e Berlino abbiamo deciso di diventare il motore che attiva i rimpatri dei migranti irregolari, finora il punto debole dell’Europa