Quando l’Italia riesce a far sentire la sua voce
Non accade tutti i giorni che l'Italia riesca a dettare la linea in Europa: si riscontra piuttosto il contrario. Di certo non accade di fronte ai suoi tre pesi massimi, Germania, Francia e Gran Bretagna, se compatti a far blocco su posizioni opposte. Se poi di mezzo ci sono politica estera ed energetica, i rapporti tra Unione e un paese terzo come la Russia di Vladimir Putin, la guerra di Siria, i suoi massacri disumani e la volontà di varare nuove sanzioni, che lo scontro tra 3 falchi e una colomba possa finire a vantaggio di quest'ultima diventa una possibilità davvero irrealistica.
Invece è successo al vertice Ue appena conclusosi a Bruxelles. Reduci da un incontro <molto difficile> con Putin a Berlino, Angela Merkel e Francois Hollande sono arrivati con bellicosi progetti sanzionatori, appoggiati da Theresa May. Non la decisione ma la minaccia di nuove e puntiali misure punitive contro Mosca per i massacri indiscriminati di Aleppo sembrava quindi cosa fatta. In attesa di ufficializzarla nel comunicato finale del vertice Ue. Niente da fare.
Convinto dell'inefficacia delle sanzioni come deterrente, dell'utilità invece del dialogo continuo con Putin sia pure nel disaccordo esplicito con la sua politica aggressiva, Matteo Renzi si è messo di traverso. Trovando scoperti alleati in Spagna, Austria, Grecia, Cipro e Ungheria. In assenza dell'unanimità tra i 28, i tre Grandi hanno dovuto ripiegare su una frase più anodina: <L'Ue tiene aperte tutte le opzioni disponibili se continueranno le attuali atrocità>. Quindi le sanzioni restano ma non sono più la prima opzione europea, come auspicato da Italia & Co. Raccontano di tedeschi “sbalorditi” dall'iniziativa italiana e dal suo seguito. Altri minimizzano: dopo tutto la linea più soft e aperturista di Renzi fa anche gli interessi di Francia e Germania, costretti dai fatti ma con riluttanza a fare la voce grossa con Putin.
Sia come sia, è la prima volta che l'Italia riesce a costringere i Tre Grandi a cambiare lo spartito diplomatico europeo, per di più nei rapporti con un vicino scomodo, troppo ingombrante ma ineludibile nella vita dell'Unione di oggi e di domani. Comunque finirà, non è poco.