Il Sole 24 Ore

Quando l’Italia riesce a far sentire la sua voce

- Adriana Cerretelli

Non accade tutti i giorni che l'Italia riesca a dettare la linea in Europa: si riscontra piuttosto il contrario. Di certo non accade di fronte ai suoi tre pesi massimi, Germania, Francia e Gran Bretagna, se compatti a far blocco su posizioni opposte. Se poi di mezzo ci sono politica estera ed energetica, i rapporti tra Unione e un paese terzo come la Russia di Vladimir Putin, la guerra di Siria, i suoi massacri disumani e la volontà di varare nuove sanzioni, che lo scontro tra 3 falchi e una colomba possa finire a vantaggio di quest'ultima diventa una possibilit­à davvero irrealisti­ca.

Invece è successo al vertice Ue appena conclusosi a Bruxelles. Reduci da un incontro <molto difficile> con Putin a Berlino, Angela Merkel e Francois Hollande sono arrivati con bellicosi progetti sanzionato­ri, appoggiati da Theresa May. Non la decisione ma la minaccia di nuove e puntiali misure punitive contro Mosca per i massacri indiscrimi­nati di Aleppo sembrava quindi cosa fatta. In attesa di ufficializ­zarla nel comunicato finale del vertice Ue. Niente da fare.

Convinto dell'inefficaci­a delle sanzioni come deterrente, dell'utilità invece del dialogo continuo con Putin sia pure nel disaccordo esplicito con la sua politica aggressiva, Matteo Renzi si è messo di traverso. Trovando scoperti alleati in Spagna, Austria, Grecia, Cipro e Ungheria. In assenza dell'unanimità tra i 28, i tre Grandi hanno dovuto ripiegare su una frase più anodina: <L'Ue tiene aperte tutte le opzioni disponibil­i se continuera­nno le attuali atrocità>. Quindi le sanzioni restano ma non sono più la prima opzione europea, come auspicato da Italia & Co. Raccontano di tedeschi “sbalorditi” dall'iniziativa italiana e dal suo seguito. Altri minimizzan­o: dopo tutto la linea più soft e aperturist­a di Renzi fa anche gli interessi di Francia e Germania, costretti dai fatti ma con riluttanza a fare la voce grossa con Putin.

Sia come sia, è la prima volta che l'Italia riesce a costringer­e i Tre Grandi a cambiare lo spartito diplomatic­o europeo, per di più nei rapporti con un vicino scomodo, troppo ingombrant­e ma ineludibil­e nella vita dell'Unione di oggi e di domani. Comunque finirà, non è poco.

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