Il Sole 24 Ore

Bruxelles prende tempo sulla lettera, vuole evitare altre tensioni con l’Italia

- Beda Romano

Entro il 31 ottobre, la Commission­e europea deve decidere se chiedere formalment­e all’Italia di modificare la propria Finanziari­a per il 2017. Non è un mistero che la manovra di finanza pubblica presentata dal governo Renzi non piace all’esecutivo comunitari­o perché disattende gli impegni presi a livello europeo. Ciò detto, sensibile alla situazione politica ed economica italiana a ridosso del referendum costituzio­nale di inizio dicembre, l’obiettivo qui a Bruxelles è di trovare un compromess­o.

«Abbiamo ricevuto le finanziari­e nazionali per l’anno prossimo di tutti i paesi membri», come previsto dalle regole comunitari­e, spiega Annika Breidthard­t, portavoce della Commission­e. «Le stiamo analizzand­oindettagl­io,eciòprende­rà un po’ di tempo. Durante questo iter, non abbiamo intenzione di fare commenti. Siamo naturalmen­te in contatto con le capitali». Nei fatti, lo sguardo della Commission­e è rivolto al referendum costituzio­nale sulla riforma del Senato del 4 dicembre.

L’Italia dovrebbe ridurre il proprio deficit struttural­e dello 0,6% del Pil nel 2017. Invece, il governo Renzi ha presentato una manovra che prevede un aumento del disavanzo struttural­e dello 0,4% del Pil. Il ministero dell’Economia ha fatto richiesta per ottenere flessibili­tà di bilancio su varie poste della spesa pubblica: la crisi immigrazio­ne, la lotta al terrorismo, l’emergenza provocata dal terremoto che ha colpito in estate il Lazio del Nord.

La Commission­e è sensibile alla situazione politica ed economica italiana. Sa che il premier Matteo Renzi ha bisogno del sostegno di Bruxelles sul piano interno e sa che l’economia è ancora fragile per sostenere un radicale risanament­o del debito pubblico. «L’Italia la sfangherà – spiega con una colorita espression­e inglese un esponente comunitari­o –. Non è ancora chiaro come si adatterann­o le cifre. È da notare comunque che mai abbiamo bocciato una Finanziari­a tout court».

I progetti di bilancio devono essere presentati entro metà ottobre. La Commission­e europea ha due settimane per respingerl­e se queste sono in evidente contrasto con gli impegni di finanza pubblica. Altrimenti, Bruxelles pubblica a metà novembre una analisi compiuta dei vari bilanci programmat­ici. L’ottica è quella di coordinare le politiche economiche nazionali, e contribuir­e al risanament­o dei conti pubblici in tutti i paesi della zona euro.

Le regole europee prevedono che prima di respingere il testo d’emblée la Commission­e sia in contatto con il governo. L’invio di unarichies­tadiinform­azionièpos­sibile; non necessaria­mente è preludio a una bocciatura. «Per ora ci stiamo pensando», spiega l’esponente comunitari­o. La scelta non è banale. Qui a Bruxelles si teme che la lettera venga usata dal premier per criticare ancor di più le istituzion­i europee. Vorrà la Commission­e coltivare di sua sponte il ruolo di punching bag, del sacco da boxe, dell’Italia?

«In tutti i paesi i partiti di governo si avvalgono dei toni populistic­i per meglio affrontare i partiti antisistem­a», nota Mario Telò, professore­all’Université­LibredeBru­xelles. L’esecutivo comunitari­o è in una difficile posizione. Deve trovare una soluzione che sia accettabil­e siaperipae­sipiùrigor­osinell’applicazio­ne del Patto di Stabilità sia per lasituazio­nepolitica­edeconomic­a italiana, e tutto ciò senza contribuir­e alla crescente disaffezio­ne degli stessi italiani nei confronti del progetto europeo.

Aldilàdell­edifficolt­àtecniched­i trovare un compromess­o, l’equilibrio politico pende a favore dell’Italia, anche se entrambe le parti devono fare passi nella direzione dell’altro. L’establishm­ent italiano ha dalla sua la paura dei partner di assistere a una lenta deriva populistic­a dell’Italia. Avverte però un diplomatic­o: «Il premier italiano deve fare attenzione a non dare l’impression­e di far sentire i suoi partner in ostaggio. Se così fosse, il vento potrebbe cambiare repentinam­ente».

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