Padoan: no scetticismo da Ue, ora investimenti
«Non c’è nessuno scetticismo della Commissione europea sulla manovra. C’è una procedura da seguire nella quale verranno valutate le singole misure. Ma la nostra proposta combina un aumento della crescita con la continuazione dell’aggiustamento fiscale, e tiene conto di circostanze eccezionali come il terremoto e la spesa per i migranti». Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ha difeso, dopo un intervento al Center for Financial Studies della università Goethe a Francoforte, il documento di bilancio provvisorio inviato a Bruxelles: «Noi facciamo quello che dobbiamo fare per il bene dell’Italia, poi si discute». Davanti a una platea di economisti, banchieri e imprenditori tedeschi, il ministro ha rivendicato le riforme fatte dal Governo: «La velocità delle riforme strutturali ha avuto un’accelerazione impressionante». Su questo, ha avuto il riconoscimento del presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, che ha fatto la presentazione. Il banchiere centrale tedesco ha sostenuto che il referendum costituzionale del 4 dicembre potrebbe fare da catalizzatore per ulteriori riforme.
Le riforme, ha sostenuto Padoan, continueranno anche in caso di una vittoria del no al referendum. «I mercati finanziari - ha detto -hanno l’idea che il referendum sia la fine del mondo. Ma abbiamo fatto molte riforme anche con il vecchio assetto istituzionale», e ha citato fra l’altro quella delle banche popolari «che era in attesa da vent’anni» e ha già prodotto i primi effetti con la fusione Banco Popolare-Bpm. «Molti miglioramenti importanti realiz- zati nel recente passato sono stati trascurati dai mercati», ha affermato. Padoan ha insistito però soprattutto sul doppio vantaggio che deriverà da una vittoria del sì: «Ci sarà una semplificazione del processo legislativo e del rapporto fra Stato e regioni e questo accelererà le riforme che verranno realizzate dopo il voto. Ma soprattutto si ridurrà l’incertezza politica». Secondo il ministro dell’Economia si è creata «un’atmosfera negativa, nell’attesa del voto, che blocca le decisioni di investimento e di consumo».
Nel suo discorso Padoan aveva sottolineato la priorità da assegnare in Europa al rilancio degli investimenti, pubblici e privati, con l’estensione del piano Juncker e del Fondo per gli investimenti strategici, e una loro attuazione più decisa. Il ministro ha ricordato anche che politica di bilancio e riforme strutturali devono affiancare la politica monetaria espansiva. «Dobbiamo ringraziare le banche centrali di tutto il mondo per la risposta che hanno dato alla crisi finanziaria globale – ha dichiarato - ma ora tutti gli strumenti di politica economica debbono essere utilizzati in modo coordinato». E ha rilanciato anche la proposta italiana di un sussidio di disoccupazione comune, «che nel lungo periodo può beneficiare tutti, anche la Germania».
Weidmann si è lanciato in un curioso paragone fra Padoan e Wolfgang Goethe, che fu responsabile delle finanze della Sassonia-Weimar e risanò il bilancio tagliando la spesa militare e semplificando le imposte. Ma ha anche ripetuto la linea tedesca, secondo cui i conti in ordine sono la precondizione della crescita.