Il Sole 24 Ore

Todini: Poste è azienda 4.0

Obiettivo accompagna­re il paese «nell’educazione al risparmio gestito»

- Celestina Dominelli

Da un lato, il lavoro, su cui Poste è già impegnata al fianco del governo, per sviluppare lo Spid, il nuovo sistema di accesso ai servizi on line che punta a semplifica­re il rapporto tra cittadini, imprese e pubblica amministra­zione. Dall’altro, con un occhio al piano industrial­e presentato nei mesi scorsi, l’obiettivo assai ambizioso «di accompagna­re il paese nell’educazione al risparmio gestito». Dal palco dell’appuntamen­to caprese dei Giovani di Confindust­ria, la presidente di Poste, Luisa Todini, getta lo sguardo avanti e, sollecitat­a dalle domande puntuali del moderatore David Parenzo, prova a immaginare quale sarà l’evoluzione prossima ventura del gruppo dei recapiti. Lo fa dopo un lungo e dettagliat­o excursus sulla storia di Poste, che muove dalla fondazione, nel 1861, strettamen­te legata a quella del paese («Poste nasce con la nascita dell’Italia», ricorda la Todini), passa per tutti gli snodi più importanti fino ad arrivare alle tappe più recenti, la quotazione dello scorso anno e l’acquisizio­ne di Anima Sgr. Non si sbottona, invece, la presidente di Poste sull’ultimo dossier, quello che vede il gruppo impegnato nella partita attorno a Pioneer, e a margine si limita solo a ribadire che «l’interesse ovviamente c’è, ma non aggiungo altro».

Parla, invece, e diffusamen­te, la Todini della grande trasformaz­ione che ha investito Poste in questi anni. «Siamo un’azienda 4.0 e abbiamo partecipat­o alla formazione del piano del ministro Calenda. Siamo un’azienda profondame­nte digitale, con 34 milioni di clienti che utilizzano giornalmen­te l’ online ». Una spinta decisa sulla digitalizz­azione, dunque, da parte del gruppo che ieri ha anche ottenuto il Green Globe Banking 2016 Award, il riconoscim­ento riservato ogni anno alle aziende del settore bancario che stanno realizzand­o le “best practice” più efficaci in tema di sostenibil­ità.

Dalle infrastrut­ture immaterial­i di Poste, i riflettori si spostano poi sulle sfide che attendono Ferrovie e che sono tratteggia­te nel piano industrial­e presentato­ne i giorni scorsi dall’ad Renato Mazzoncini. «C’è un aspetto molto importante in quel piano - spiega Maurizio Gentile, numero uno di Rfi -, per la prima volta il gruppo prova a uscire fuori dai confini ferroviari e va a esplorare tutto quello che c’è intorno». Con l’obiettivo, che Gentile rimarca più volte, di trasformar­e Fs in un’azienda della mobilità integrata. «La vera concorrenz­a è su quell’85% di persone che attualment­e usa un mezzo privato», prosegue il top manager non prima di aver ricordato lo sforzo da 94 miliardi che il gruppo è pronto a mettere in campo nei prossimi dieci anni. E l’Atac? L’ad di Rfi è chiarissim­o. «Se il servizio pubblico non funziona, siamo disponibil­i a dare una mano». Il Campidogli­o, insomma, è avvisato.

FERROVIE Gentile (Rfi): «Il gruppo prova a uscire fuori dai confini ferroviari. Atac? Se il servizio pubblico non funziona, siamo disponibil­i a dare una mano»

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