Siria, compromesso europeo su Mosca
Nelle conclusioni del vertice si considerano «tutte le opzioni possibili» ma su pressione dell’Italia non si parla di sanzioni
Dopo l’incertezza degli ultimi giorni, l’Unione ha deciso di alzare il tono contro la Russia e il suo intervento militare in Siria. Nelle conclusioni di un vertice europeo, i Ventotto hanno aperto (leggermente) la porta a possibili misure contro Mosca a cui la comunità i nternazionale rimprovera di essere i n parte responsabile dei bombardamenti contro la città di Aleppo. La presa di posizione è stata il risultato di un negoziato, in cui l’Italia ha insistito per posizioni più morbide.
La lunga crisi siriana ha provocato centinaia di morti nella città, suscitando emozione nelle capitali occidentali. I Ventotto hanno negoziato fin oltre la mezzanotte di giovedì notte un comunicato in cui si legge che «l’Unione europea è pronta a considerare tutte le possibili opzioni, nel caso gli attuali crimini dovessero continuare». I capi di Stato e di governo si sono così riferiti a possibili misure contro gli alleati della Siria, e in particolare il governo russo.
Il linguaggio del comunicato è stato modificato rispetto al canovaccio di conclusioni che era stato preparato in pre- cedenza dalla presidenza del Consiglio europeo. Anziché menzionare la possibilità di «ulteriori misure restrittive contro persone ed entità», come scritto nella bozza su cui hanno lavorato i leader, le conclusioni finali parlano semplicemente di «opzioni», una parola più neutra, ma anche dalla definizione più ampia. A spingere per il cambiamento è stato in particolare il governo italiano.
Al netto di questo aspetto, vi è stato certamente un cambio di tono da parte dell’establishment comunitario, rispetto all’inizio della settimana. In occasione di una riunione dei ministri degli Esteri dell’Unione lunedì scorso in Lussemburgo, i Ventotto non avevano voluto esprimersi su eventuali sanzioni alla Russia, limitandosi ad annunciare misure sanzionatorie contro «cittadini siriani», responsabili dei bombardamenti ad Aleppo (si veda Il Sole/24 Ore di martedì).
Il cambio di tono è giunto dopo che tre giorni fa la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese François Hollande hanno incontrato a Berlino il presidente russo Vladimir Putin. Alla fine dell’incontro, quest’ultimo si è detto pronto ad allungare la breve tregua entrata in vigore giovedì ad Aleppo per consentire la fuga dei civili, stretti tra le due fazioni che combattono nella città, al centro di una guerra civile che sta mettendo a ferro e fuoco la Siria da ormai cinque anni.
Parlando a Bruxelles, la signora Merkel ha spiegato che avrebbe «accettato la formulazione precedente del comunicato in ugual misura». Definendo la crisi ad Aleppo «una barbaria», ha poi aggiunto: «Abbiamo gettato le basi per eventuali misure, mettendo l’accento sulla responsabilità della Siria e dei suoi alleati (...) Tutte le opzioni sono sul tavolo. L’approccio deve essere progressivo. In questo campo vale l’unanimità (...). Se necessario prenderemo le misure conseguenti (...) Vorrei una tregua permanente».
L’Italia, la Grecia e Cipro sono stati tra i paesi che hanno voluto annacquare quanto possibile il testo originale. La diplomazia italiana non crede che misure sanzionatorie siano appropriate per rispondere alle crisi i nternazionali. Con la Russia, il paese ha poi legami economici che Roma non vuole mettere a rischio. «Bisogna fare tutte le pressioni possibili perché si faccia un accordo in Siria, ma è difficile che questo abbia a che vedere con ulteriori sanzioni alla Russia», ha detto il premier italiano Matteo Renzi.
Attualmente Mosca è oggetto di sanzioni economiche e di misure contro individui ed entità per il suo coinvolgimento nella guerra civile in Ucraina. Già questa decisione fu l’occasione di un confronto aspro tra i Ventotto. Al di là della riunione di questa settimana, tra i Ventotto si stanno affrontando due tesi: quella della pacificazione (dell’appeasement in inglese) per evitare una pericolosa escalation nei confronti di Mosca, e quella di chi pensa che l’aggressività della politica estera russa vada contrastata più efficacemente.
LA LINEA PIÙ MORBIDA Italia, Grecia e Cipro si sono opposti all’esplicito riferimento a «ulteriori misure restrittive contro persone ed entità»