Acciaio, continua la corsa della Cina
Nei pr imi nove mesi dell’anno la produzione mondiale è calata dello 0,5%: l’Unione europea rallenta, ma l’output asiatico resta sostenuto L’Italia, dopo un avvio d’anno in crescita ( grazie alla ripresa Ilva), a settembre ha perso il 5,3%
La conclamata sovracapacità impiantistica della siderurgia mondiale non frena la produzione, che a settembre, secondo le ultime rilevazioni di Wordlsteel, risulta in crescita rispetto all’output del corrispondente periodo dell’anno scorso (+2%), per un confronto che, sui nove mesi, resta in equilibrio (-0,5%). A questo risultato contribuiscono soprattutto le siderurgie nazionali asiatiche, con la Cina in testa (da sola produce la metà dell’output globale), paese, però, che porta in dote il maggiore tasso di sovracapacità in assoluto (stimata in circa 350 milioni di tonnellate, quasi il doppio della produzione anunale dell’Unione europea). E a pagare il maggiore prezzo di questa situazione è proprio l’Europa (nonostante l’ultimo report di Eurofer segnali i primi effetti dei dazi, con la crescita dell’import scesa da +24% a +2%), che tira il freno, chiudendo il terzo trimestre con un calo del 4,8% rispetto allo stesso periodo del 2015. Anche l’Italia registra una battuta d’arresto: a settembre la produzione accusa un calo tendenziale (vale a dire rispetto a settembre del 2015) del 5,2%: si tratta comunque di una battuta d’arresto che arriva dopo 5 mesi di crescita consecutiva, il dato sui nove mesi resta positivo del 3,3 per cento. In calo anche altre aree nel mondo, come Nord America e paesi arabi, mentre l’area dell’ex Urss resta stabile.
Nei primi nove mesi dell’anno l’Asia ha prodotto 825,9 milioni di acciaio, in aumento dello 0,6% sui primi tre trimestri del 2015. La produzione cinese di settembre è stata di 68,2 milioni di tonnellate, in aumento del 3,9% rispetto a settembre dell’anno scorso (da gennaio le acciaierie del Dragone hanno prodotto in tutto 603,780 milioni di tonnellate, vale a dire all’incirca gli stessi volumi dell’anno scorso). Sempre in Asia, il Giappone ha prodotto 8,4 milioni di acciaio (-1,5% tendenziale), mentre l’output della Corea del Sud è stato di 5,7 milioni di tonnellate (+1,1%). Resta sostenuta, in Asia, anche la produzione dell’India:+8,5% a settembre, +5,9% nel confronto trimestrale, per complessive 71 milioni di tonnellate.
La produzione dell’Ue nei primi 9 mesi dell’anno è stata di 121,3 milioni di tonnellate, il 4,8% in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. La Germania ha prodotto a settembre 3,2 milioni di tonnellate di acciaio, in calo del 3,9% sul corrispondente periodo del 2015 (-1,7% da inizio anno), la Francia ha prodotto 1,3 milioni di tonnellate (+2,2%, -8,9% da inizio anno), la Spagna ha perso l’8,7% nell’ultimo mese, il 6,8% da inizio anno, la frenata produttiva in nove mesi dell’Inghilterra è stata del 34,2 per cento. Fuori dall’Unione europea, è positiva la situazione della Turchia: +8,1% la produzione nell’ultimo mese, +4,1% da inizio anno (per un totale di 24,437 milioni di tonnellate).
L’Italia ha prodotto a settembre 1,989 milioni di tonnellate di acciaio, in calo del 5,3% rispetto all’anno scorso. Da inizio anno la produzione resta però in aumento del 3,3%, a quota 17,307 milioni. Secondo i dati Federacciai, aggiornati ad agosto, l’output di prodotti piani ha recuperato più di 11 punti percentuali rispetto all’anno scorso, anche grazie al riavvio degli impianti dell’Ilva, mentre la situazione dei lunghi resta invariata (il rialzo è dello 0,8 per cento).
Per quanto riguarda il resto del mondo, l’area nordamericana nell’ultimo mese rilevato ha prodotto 8,943 milioni di tonnellate, in calo del 4,7 per cento: nei primi nove mesi dell’anno l’output è stato di 83,9 milioni, con un rallentamento dell’1,4% (i soli Stati Uniti hanno perso il 3,8% a settembre e l’1,3% da inizio anno). In Sudamerica, il Brasile ha prodotto a settembre 2,6 milioni di tonnellate, il 3,1% in più rispetto al 2015. L’area del Csi ha prodotto 76,4 milioni di tonnellate nei primi nove mesi dell’anno, sullo stesso livello del 2015: la Russia, in particolare perde il 2,1% (5,7 milioni di tonnellate) mentre l’Ucraina lascia sul terreno l’8% (il recupero da inizio anno resta però ancora sostenuto, con 18,2 milioni di tonnellate prodotte, il 7% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso). Nelle altre aree del mondo si registra un rallentamento delle siderurgie mediorientali (Qatar e Arabia Saudita hanno frenato dell’11,2% e del 20,8% da inizio anno), con l’eccezione dell’Iran, che cresce del 18,8% a settembre (1,588 milioni di tonnellate prodotte), portandosi oltre i 13 milioni di tonnellate di acciaio (+8,) prodotte dall’ inizio dell’anno.
Torna a rimbalzare, infine, il tasso di utilizzo impianti: dopo la crescita da gennaio e il calo nei mesi estivi, a settembre è salito, passando dal 68,5 al 70%, ritornando vicino ai massimi degli ultimi mesi.