Marchesini crea in Emilia il polo del packaging farmaceutico 4.0
Impianto di 15mila metr i completamente automatizzato per la produzione di macchine per blister
Nasce a Carpi, nella Bassa Modenese, il più grande polo meccanico in Italia di impianti per la termoformatura, ossia la tecnica di stampaggio di materie plastiche a caldo utilizzata per realizzare i blister farmaceutici. Un investimento da 14 milioni di euro di Marchesini Group che oggi, nel cuore della packaging valley emiliana, inaugura una fabbrica di 14mila metri quadrati all’avanguardia per lo scheletro ecosostenibile autosufficiente dal punto di vista energetico e per anima tecnologica 4.0, in cui lavoreranno a regime 200 persone.
«Uno stabilimento con cui realizzo il sogno accarezzato da anni, ma interrotto dal sisma del 2012, di accorpare le tre aziende che avevamo sul territorio carpigiano in un’unica fabbrica modello con cui tagliare nuovi traguardi competitivi, salvaguardando competenze e know-how del territorio emiliano», sottolinea Maurizio Marchesini, amministratore delegato del gruppo fondato dal padre Massimo nel 1974 a Pianoro, sull’Appennino bolognese, dove tutt’oggi c’è il quartier generale della multinazionale tascabile leader nelle macchine di confezionamento per l’industria farmaceutica e cosmetica. Una holding da 270 milioni di euro, per l’87% export, 1.200 dipendenti diretti, «e ce ne sono altrettanti nella subfornitura – precisa Marchesini – che con- tinua a essere l’asset strategico della nostra superiorità competitiva sui tedeschi, perché ci garantisce flessibilità produttiva e specializzazione tecnologica impareggiabili. È la filiera, assieme al valore del capitale umano e delle scuole tecniche che abbiamo qui, il motivo per cui continuiamo a investire in Italia e a mantenere in patria il 100% della produzione, sebbene possa non essere la scel- ta più profittevole dal punto di vista meramente economico».
Un legame con il territorio suggellato nella settimana di open day della nuova fabbrica carpigiana, che si conclude con il taglio del nastro di questa mattina. «Abbiamo ospitato oltre 750 clienti da tutto il mondo abbinando la visita allo stabilimento a percorsi enogastronomici tra acetaie, caseifici, cene nei luoghi storici con chef stellati, tour tra le grandi case automobilistiche come Ferrari, Lamborghini e Maserati e le nostre maison della moda, come Twin-set e Blue Marine. Perché è il territorio, questo ecosistema unico, che ci dà la possibilità di fare cose difficili che gli altri non sanno replicare», aggiunge Marchesini. In vista c’è un’altra ottima annata per i conti dell’azienda, con un fatturato in crescita di circa 4 punti verso i 280 milioni di euro, e un altrettanto positivo 2017, alla luce del portafoglio ordini e delle ottime prospettive di sviluppo dell’industria farmaceutica mondiale, nonostante l’incerto orizzonte geopolitico .
La packaging valley emiliana batte dunque un altro record intermedio nella staffetta per la leadership mondiale che corre testa a testa con i tedeschi, forte di “atleti” come Marchesini, Ima e GdCoesia (solo per citare i tre marchi leader), che gareggiano in ogni angolo del pianeta senza mai staccare cuore, cervello e polmoni da Bologna. «Solo que- st’anno abbiamo aperto tre nuove filiali commerciali tra Russia, Ucraina e Polonia e una nuova attività di rappresentanza in Colombia – afferma l’ad – perché dobbiamo garantire ossigeno ai nostri investimenti produttivi qui in Italia».
Dopo cinque mesi di cantieri con 300 persone all’opera e senza un giorno di ritardo sulla tabella di marcia, il thermoforming hub di Marchesini group è dunque ora operativo, pronto a sfornare impianti da 2 a 30 metri di lunghezza con una capacità produttiva di 50 milioni di euro di fatturato l’anno. Un unicum aziendale nel Paese all’interno di un ecosistema di eccellenza su scala mondiale. Il distretto emiliano del packaging con le sue 200 aziende, i 15mila addetti e i circa 4 miliardi di euro di fatturato (per l’80% realizzato oltreconfine) è considerato la punta di diamante internazionale nelle tecnologie per il confezionamento e l’imballaggio. A 20 chilometri in linea d’aria da Carpi c’è Mirandola, cuore di un altro cluster leader in Europa, il biomedicale: un centinaio di imprese, 5mila addetti, un miliardo di euro di giro d’affari. E attorno, lungo lo Stivale, brulica una rete di Pmi all’avanguardia per ricerca e innovazione capace di richiamare gli investimenti non solo dei colossi motoristici ma anche dei big pharma, principali clienti degli impianti made in Carpi.
L’AD DEL GRUPPO Maurizio Marchesini: lo stabilimento raggruppa le tre aziende e corona un sogno interrotto solo dal terremoto