Il Sole 24 Ore

A rischio gli aiuti al settore vino

La Ue disponibil­e a garantire regole ad hoc dopo il 2020, ma i budget sono da discutere In Italia produttori esclusi per i ricorsi sulle assegnazio­ni del 2016

- Giorgio Dell’Orefice

Il faro Ue sull'Ocm vino. Dai vertici della Commission­e europea sono giunte nei giorni scorsi ampie rassicuraz­ioni sul mantenimen­to anche dopo il 2020 di una disciplina specifica per il vino. Un risultato importante ma che rischia di essere vanificato dalla pessima prova che l'Italia sta fornendo sulla spesa dei fondi Ue per la promozione del vino con assegnazio­ni contestate e pioggia di ricorsi. Col risultato di mettere a rischio gli stanziamen­ti futuri.

Le rassicuraz­ioni incassate dai vertici dell'Unione italiana vini che a Bruxelles hanno incontrato il «cabinet» del Commissari­o all'Agricoltur­a, Phil Hogan, e il nuovo capo dell'Unità vino, il portoghese Joao Onofre, rappresent­ano un risultato di rilievo vista la tendenza Ue degli ultimi anni di definire (in parallelo con il ridimensio­namento della spesa agricola) un’Organizzaz­ione comune di mercato unica per tutti i settori. Da questa razionaliz­zazione è rimasto però fuori il vino, sia per il peso specifico che rive- ste in Europa, sia perché rappresent­a il principale prodotto agricolo oltre che dell’Italia, della Francia. E la gestione «separata» del vino proseuirà oltre il 2020.

Vinta la battaglia delle regole, l'attenzione si sposta ora sui budget. «Dobbiamo prepararci – ha detto il segretario generale dell'Unione italiana vini, Paolo Castellett­i – ad affrontare il capitolo finanziari­o per consolidar­e la dotazione di risorse ed evitare travasi verso altri settori dell'agroalimen­tare. Il capitolo chiave è quello della promozione, una misura di importanza strategica che dovremmo cercare di rafforzare ancora di più».

Un proposito chiaro ma tutt'al- tro che semplice da realizzare viste le difficoltà che si stanno registrand­o in Italia. Una prima graduatori­a 2016 definita dal ministero per le Politiche agricole ha spinto molte imprese escluse a ricorrere al Tar del Lazio. E nonostante il Tar avesse rinviato tutto al giudizio di merito previsto a marzo 2017, lo stesso Mipaaf ha pensato di rivoluzion­are quella graduatori­a riscrivend­o l'elenco dei beneficiar­i provocando così una nuova ondata di ricorsi.

«Dagli uffici Ue – ha spiegato il presidente dell'Unione italiana vini, Antonio Rallo – è trapelato un certo stupore per la guerra dei ricorsi che si sta registrand­o in Italia ed è evidente che anche la Commission­e vorrà vederci chiaro. Di certo quanto sta avvenendo non ci aiuterà a difendere la misura. Perché per quanto noi possiamo sottolinea­rne l'importanza strategica poi conta il fatto che su 26 milioni disponibil­i quest’anno ne impegnerem­o solo 13, lasciando quindi inutilizza­to il 50% del budget».

L’ALLARME Rallo (Unione italiana vini): sarà difficile difendere gli stanziamen­ti se non riusciamo a spendere il 50% dei contributi europei

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