Contro la crisi un’agenda di priorità da condividere
Mi sento un po’ a disagio, credo di essere una mosca bianca, in questi giorni i mass media hanno intensificato l’interesse sul referendum del prossimo 4 dicembre. Non voglio dire che non sono coinvolto, tutt’altro, ma sono molto più preoccupato dalle ultime dichiarazioni di Draghi, sulla possibile riduzione del Qe. E ancora di più sulla fine del suo mandato che scadrà nel 2018, a ben vedere i problemi non mancano. Purtroppo il nostro Paese non è come il “Malato Immaginario” di Molière, è un malato vero. Ma noi detestiamo curarci salvo però accettare le prescrizioni che ci impongono gli altri, per me è ancora una ferita aperta la gestione del bailin per le famose quattro banche “risolte”, avere i fondi (Fondo interbancario di tutela dei depositi) e non averli potuti utilizzare per qualche cavillo, e vedere la nostra classe politica che si accapiglia sul Senato come ai tempi dell’unità d’Italia mi fa male, per non parlare di quando ci prendono in giro su ipotetiche dimissioni da deputato. Forse “non ci resta che piangere”.
Marco Nagni
Falconara Marittima (An) Anche se il contesto non è dei più rassicuranti, bisogna avere la forza di resistere allo scoramento, e costruire un’agenda di priorità da condividere prima e perseguire poi.
La riforma costituzionale non è un optional: si può discutere se quella su cui voteremo presto sia la migliore soluzione possibile; ma è innegabile che essa pone ( anzi, ripropone) il tema dell’efficienza del processo decisionale che è un presupposto fondamentale per assumere scelte necessarie, coerenti e, quando serve, impopolari. Le quali, a loro volta, andrebbero supportate non da slogan di tifoserie ur-
lanti, ma da dati, analisi e ragionamenti ai quali, ormai, spesso e purtroppo, nemmeno il sistema dell’informazione è capace di dare spazio.
Capisco i dubbi del lettore sul bailin, che del resto sono condivisi da molti esperti: mi chiedo se la politica, a livello nazionale ed europeo, avesse davvero colto la portata di quello che si stava per discutere e per approvare. Ho qualche dubbio, anche alla luce di quello che intanto facevano sulla stessa materia altri Paesi, come gli Usa o la Germania.
Perciò servono istituzioni che funzionino; ma qualunque regola di buon funzionamento nulla può contro un’opinione pubblica male informata (non necessariamente per colpa sua) e una classe politica distratta o incompetente.
Per questo le polemiche sulla “casta” mi lasciano scettico: il tema non è che esistano i reggitori, ma quello che essi siano competenti e professionalizzati (l’onestà è un prerequisito). E questo, naturalmente, non vale solo per la politica.
Poca attenzione ai disabili
Va denunciata con forza la mancanza di volontà politica nell’affrontare e cercare di risolvere il problema degli insegnanti di sostegno per gli alunni disabili. I posti di sostegno sono assegnati ancora per la maggior parte in organico di fatto, e questo – chi conosce la scuola lo sa bene – significa negare la continuità di una presenza importante per l’alunno disabile come è quella dell’insegnante di sostegno. In più, quest’anno, grazie al balletto di assegnazioni rinnovate e smentite, graduatorie rifatte, errori, la continuità non è garantita nemmeno all’interno dell’anno scolastico. Ancora una volta pagano i più deboli, coloro che non si possono difendere. Con questa denuncia si esprime la solidarietà a questi alunni e alle famiglie e si chiede l’intervento delle forze politiche e sociali e degli enti locali per superare questa situazione.