Le sfide che spingono il consolidamento
Sembrava destino che i merger, dopo una grande stagione, dovessero vivere la loro versione del «tapering», di un ritorno alla normalità. Che dovessero rendere omaggio, soprattutto negli Stati Uniti, alle tensioni elettorali oltre che alle sfide economiche e alle incertezze di politica monetaria. E in questo c’è del vero: Dealogic ha calcolato che i volumi si sono ridotti di quasi un quarto rispetto al record del 2015.
Ma le grandi imprese e le multinazionali danno prova di non voler perdere colpi, di continuare a esplorare maxi-consolidamenti sia difensivi che innovativi a caccia di un nuovo vantaggio competitivo proprio perché il clima rimane difficile. Segno del fenomeno sono le operazioni a sorpresa oggi in arrivo in settori diversi come il tabacco e le comunicazioni. La proposta formale di fusione di Bat a Reynolds nelle sigarette. E gli «abboccamenti» tra la AT&T e Time Warner che potrebbero risultare in un accordo fin dalle prossime ore. Una combinazione «orizzontale», che punta sulle economie di scala e la copertura di vasti mercati. E una «verticale», che mira a integrare reti di telecomunicazione e produttori di contenuto originale. Abbastanza, date le dimensioni da decine di miliardi di entrambi i deal, per affermare che se le fusioni appaiono quest’anno destinate a rimanere al di sotto degli exploit del 2015 non c’è dubbio che il fermento resti più che mai intenso. Una prospettiva che trova eco anche tra le banche d'investimento di Wall Street: dopo un terzo timestre di performance trainate dalla riscossa nell’attività di trading, fonti bancarie segnalano che la scommessa è adesso su una continuazione e accelerazione proprio di attività legate a fusioni e acquisizioni. Di operazioni che cerchino insomma di scavalcare i dilemmi della politica come quelli dell’economia.
IL TREND Le grandi imprese continuano a esplorare maxi-fusioni a caccia di un nuovo vantaggio competitivo