Ikoi guida la rivoluzione «verde» nell’oro
pÈ «made in Italy» la rivoluzione verde che promette fare breccia nel mondo dei metalli preziosi: un nuovo macchinario, protetto da un brevetto internazionale, che separa l’oro dagli altri metalli con cui viene estratto senza impiegare pericolosi e inquinanti prodotti chimici. L’idea di utilizzare i principi della fisica, nello specifico la distillazione sotto vuoto, invece della chimica nella preaffinazione dell’oro - un cambio di paradigma rispetto a processi rimasti immutati per oltre un secolo - è targata Ikoi, uno dei tanti gioielli nascosti dell’imprenditoria italiana. Dalla provincia di Vicenza , per la precisione San Zeno di Cassola, Ikoi è cresciuta fino a imporsi come uno dei maggiori produttori di macchine per la lavorazione dei metalli preziosi. Tra i suoi clienti ci sono le zecche di mezzo mondo e la London Bullion Market Association (Lbma) nel 2011 ha dovuto addirittura aggiornare gli standard dei lingotti Good Delivery per adeguarli a una delle sue tante innovazioni tecnologiche: il Flameless Tunnel, che consente di fondere lingotti in ambiente protetto, senza fiamme libere.
Il papà di tutte queste invenzioni, con un curriculum che conta oltre una decina di brevetti,è Giovanni Faoro, uno degli eredi del fondatore di Ikoi, azienda tuttora a controllo familiare, ma con bilanci da fare invidia a molte grandi imprese: l’Ebitda cresce del 10,3% (a 750mila euro), il fatturato del 15% a 7,3 milioni. «Di questi ben l’8% viene investito in ricerca», sottolinea l’amministratore dele- gato Alesandro Stocco.
È però Faoro, che di Ikoi è anche presidente oltre che capo della ricerca, a descrivere con passione la sua ultima invenzione, l’Als o AcidLess Separation. «Come il Flameless Tunnel - racconta - è nata perché ho visto l’inferno: fabbriche dove si lavora a 70 gradi di temperatura, tra fiamme e fumo, col rischio di respirare vapori tossici». Per separa l’oro da altri metalli contenuti nel doré, come argento, piombo o zinco, il metodo più utilizzato è tuttora quello introdotto nel 1883, spiega Faoro: «I metalli vengono messi in crogioli e separati con sostanze chimiche.Lapiùefficace,maanche la più devastante è il cloro, che in forma gassosa è lo stesso che usavano i nazisti nelle camere a gas».
Il metodo Als non impiega nes- sun acido: in parole povere, si limita a mettere il doré sottovuoto. «I vari metalli - precisa Faoro - hanno punti di evaporazione diversi e si separano uno dopo l’altro man mano che si crea il vuoto». Rapido, ecologico e anche economico. «I costi operativi possono scendere fino al 60% rispetto ai metodi tradizionali», aggiunge Stocco.
Tre impianti Als sperimentali sonogiàinfunzione,dueinRussiae uno in Kazakhstan, e oltre una ventina di clienti hanno manifestato interesse per il nuovo prodotto. «Visto che la tecnologia è molto innovativa - spiega l’ad - abbiamo scelto di innovare anche sul fronte commerciale, offrendo la possibilità di noleggio a lungo termine ».