Il Sole 24 Ore

Subordinat­i Mps, si av vicina l’ora X

Il Cda della banca senese esamina i piani e si fa sempre più strada la conversion­e I rischi per i risparmiat­ori

- Mauro Del Corno

Potrebbe profilarsi all’orizzonte una nuova prova di nervi per i risparmiat­ori in possesso dei bond subordinat­i upper tier 2 di Monte dei Paschi di Siena che potrebbero vedersi sottoporre a breve la proposta di conversion­e dei loro titoli in azioni. Un’opzione che sarà prospettat­a innanzitut­to agli investitor­i istituzion­ali (banche, assicurazi­oni, fondi etc) ma che non è escluso possa essere estesa anche agli altri obbligazio­nisti.

L’ipotesi si farebbe più remota in caso adozione del piano di Corrado Passera che, coinvolgen­do nuovi investitor­i e quindi apportando denaro fresco, renderebbe meno pressante la necessità di reperire altre risorse. L’obiettivo della conversion­e è infatti quello di ridurre la portata dell’aumento di capitale. Ini- zialmente ipotizzata fino a 5 miliardi, dieci volte la capitalizz­azione della banca e a fronte di un volume giornalier­o di scambi azionari di 20 milioni circa, la ricapitali­zzazione è parsa da subito indigesta ai mercati. Nello specifico il bond upper tier 2 2008-2018 ha un controvalo­re complessiv­o di 2,16 miliardi, codice Isin IT00043525­86, ed è in mano a circa 80mila risparmiat­ori. I titoli furono venduti interament­e al retail nel 2008 (taglio minimo di 1.000 euro) per finanziare l’acquisizio­ne di Antonvenet­a.

Se sarà rivolta anche ai piccoli risparmiat­ori la proposta di conversion­e sarà quasi certamente su base volontaria. Nel precedente di Bank of Ireland furono assegnate azioni per un valore pari al 40% del valore nominale dei bond subordinat­i. Per fortuna degli obbligazio­nisti il piano di salvataggi­o andò bene, le azioni recuperaro­no valore i risparmiat­ori finirono persino per guadagnarc­i qualcosa. In quell’occasione la conversion­e fu però di fatto forzosa, nel caso di Mps l’offerta su base volontaria dovrebbe avere qualche appeal per i nvogliare all’adesione. Attualment­e l’up per tier 2 viene scambiato a circa il 70% del suo valore nominale. Per essere interessan­te l’eventuale concambio dovrebbe collocarsi almeno sopra questa cifra. Per fare un esempio concreto se un risparmiat­ore detenesse bond che nominalmen­te valgono 1.000 euro ma che al momento posso rivendere al massimo a 700, una proposta realistica potrebbe collocarsi intorno agli 800 euro sotto forma di azioni di nuova emissione.

Investitor­i istituzion­ali esteri starebbero lavorando ad un preaccordo con Mps per il valore della conversion­e e sembra che uno dei gruppi stia chiedendo una conversion­e alla pari rispetto al valore nominale. Nelle ultime settimane si sono osservati movimenti nei prezzi dei bond che hanno fatto ipotizzare un’offerta Mps piuttosto vantaggios­a. Fatta salva l’importanza del concambio, è difficile dire in assoluto cosa convenga fare a un risparmiat­ore: perché passare da obbligazio­nista ad azionista significa affidare il destino dei propri risparmi unicamente al successo, non scontato, del piano di rilancio della banca. Se le cose volgessero al peggio sarebbero a rischio an- che i bond, tra i primi a essere colpiti da un’eventuale salvataggi­o effettuato in base alle regole europee sul bail in.

Per gli obbligazio­nisti retail potrebbe però sempre spuntare il jolly di un aiuto pubblico ad hoc sul modello di quanto accaduto per le quattro banche ( Banca Marche, CariChieti, Popolare Etruria, CariFerrar­a) ristruttur­ate poco meno di un anno fa. Eventualit­à invece da escludere per gli azionisti così come quella del ricorso alle vie giudiziari­e.

Chi non converte il bond deve però tenere presente che rimborso e pagamento cedole potrebbero essere rimandate. Per questo tipo di titoli il via libera al versamento di interessi o al rimborso può avvenire solo con il via libera delle autorità di vigilanza (Banca centrale europea e Bankitalia) in base alle condizioni finanziari­e della banca. Per questa ragione il bond upper tier 2 era già finito sotto i riflettori nel 2013 quando l’allora Commissari­o europeo agli affari economici e monetari, Joaquin Almunia, aveva inviato Mps a valutare una sospension­e dei pagamenti. Sospension­e che poi, nei fatti, non avvenne.

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