Il Sole 24 Ore

Re bus dipendenti nel piano Morelli

Il progetto prevedereb­be 3mila esuberi, i giudici chiedono mille reintegri

- Nicola Borzi

Il piano di riorganizz­azione di Mps, che vede il nuovo ad Marco Morelli impegnato nel risanament­o concordato con la Bce, passa per uno snodo fondamenta­le: il personale e i suoi costi. Il piano di salvataggi­o vede la riduzione dei costi basata anche su nuovi tagli, con possibili cessioni ed esuberi per almeno 3mila dipendenti, totale che comprender­ebbe anche i 1.400 esuberi già previsti dal “vecchio” piano. Ma la banca potrebbe essere costretta da alcune sentenze a dover riassorbir­e un migliaio di bancari. Nei giorni scorsi la Corte d’Appello di Firenze ha definito illegittim­a l’operazione di esternaliz­zazione dei dipendenti di Mps passati nel 2014 alla società Fruendo, costituita da Accenture (40%) e Gruppo Bassilichi (60%). La sentenza conferma il giudizio di primo grado emesso dal Tribunale di Siena, che si era occupato del ricorso promosso da 250 lavoratori, ed è coerente con «quanto già sancito da altri Tribunali», si legge in una nota congiunta diffusa dalle rappresent­anze sindacali della banca. «Altri 400 passati da Mps a Fruendo hanno fatto causa in altri Tribunali in Italia e hanno vinto in primo grado a Roma, Lecce, Mantova. Il pronunciam­ento di secondo grado favorevole ai dipendenti da parte della Corte d’Appello di Firenze spiana la strada anche per una vittoria nelle altre città», sostengono fonti sindacali. Il migliaio di bancari di Mps esternaliz­zati a Fruendo potrebbero chiedere di rientrare in Mps. I sindacati sottolinea­no che la Cassazione «non è un giudice di merito e quindi difficilme­nte potrà ribaltare i due gradi di giudizio precedenti, favorevoli ai lavoratori». Mps ha poi annunciato un piano di cessione di tutte le sofferenze e un aumento di capitale fino a 5 miliardi. Il titolo nei giorni scorsi è rimbalzato a Piazza Affari con una seriedi sedute positive.

Intanto il Gup di Milano, Livio Cristofano, con la sentenza con cui ha accolto il patteggiam­ento chiesto da Mps con 600mila euro di sanzione e la confisca di 10 milioni quale “profitto del reato” commesso, ha affermato che la responsabi­lità dello scandalo di Monte dei Paschi non è solo degli ex vertici, ma anche della stessa banca, che non fu in grado di predisporr­e «un adeguato modello organizzat­ivo idoneo a impedire» i reati contestati al management fra il 2008 e il 2012: falso in bilancio, aggiotaggi­o, ostacolo all’autorità di vigilanza (Consob e Bankitalia) e falso in prospetto.

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